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Intervento del Sottosegretario Dassù – Apertura del Foro Economico Italia-Perù


  • Questa visita in Perù completa un ciclo di missioni in America Latina che nell’arco dei dodici mesi ha interessato l’Argentina, il Brasile, la Colombia, il Messico e il Cile. Nell’ambito della delega che mi è stata affidata, ho ritenuto infatti di dare una particolare enfasi ai rapporti con il cosiddetto “cono Sud”, nella convinzione che il rafforzamento di questi rapporti sia un chiaro interesse dell’Italia. 

  • La congiuntura economica internazionale, come tutti sappiamo, è ancora complicata. La disoccupazione nei Paesi occidentali rimane alta, i mercati finanziari e i prezzi delle materie prime sono volatili e il volume degli scambi commerciali stenta a risollevarsi. L’Europa, in particolare, si trova a fronteggiare la più grave crisi economica della sua storia recente e guarda ai tassi di sviluppo dell’America Latina con interesse. Per noi, superare la crisi vuol dire soprattutto concordare un nuovo sistema di governance economica e politica che consenta all’Europa di lasciarsi alle spalle la crisi del debito e riprendere a crescere. Per l’America Latina – che ha appreso la lezione del “decennio perduto” degli anni Ottanta – la sfida è invece quella di consolidare i risultati ottenuti finora e non perdere l’occasione storica di ridurre drasticamente la povertà e le disuguaglianze sociali. 

  • L’Italia ha sentito fortemente la crisi. Il governo Monti ha compiuto un notevole sforzo per realizzare in breve tempo una serie di riforme indispensabili per restituire competitività al Paese e recuperare la fiducia dei mercati. Allo stesso tempo, ha svolto un’intesa azione diplomatica in ambito europeo, facendosi portatore di una visione dell’Unione Europea che sappia coniugare il rigore di bilancio con politiche comuni per la crescita, concentrando in particolare l’attenzione sul completamento del mercato unico.

  • Le riforme, in ambito nazionale ed europeo, hanno già prodotto risultati, ma gli effetti più importanti saranno quelli di lungo periodo. Come noto, il governo che rappresento ha una vita assai breve davanti a se’. Ma sono convinta che l’agenda di riforme avviata da Mario Monti restera’ l’ agenda dell’ Italia. La previsione e’ che la ripresa comincera’ solidamente alla meta’ del 2013. Nel frattempo, il rallentamento della domanda interna dovrà necessariamente essere compensato con una maggiore presenza sui mercati esteri, con un preciso focus su quelli emergenti a più alto potenziale di crescita. 

  • Ecco perché l’America Latina. L’Europa è già oggi la principale fonte di investimenti diretti in questa regione, la cui capacità di attrazione è cresciuta rapidamente: ampia disponibilità di risorse naturali, grandi progetti infrastrutturali, una classe media in rapida espansione, che porta con sé una crescente capacità di consumo. Una parte significativa di questi flussi si concentra nel settore manifatturiero e nell’alta tecnologia – a differenza di molti investimenti provenienti da Pacifico – contribuendo in questo modo alla creazione di posti di lavoro qualificati e a contrastare la “primarizzazione” strisciante di alcune economie dell’area. 

  • Gli investimenti italiani in America Latina, che alle soglie del 2000 erano solo il 3% del totale degli IDE europei, oggi coprono il 16% del totale. I settori delle infrastrutture, dell’energia e delle PMI sono senz’altro quelli che offrono le opportunità più interessanti, anche perché è lì che si trovano i colli di bottiglia che frenano lo sviluppo delle economie sudamericane ed è lì che le nostre imprese possono fornire uno specifico valore aggiunto, grazie all’esperienza e alla tecnologia di cui dispongono. 

  • La regione, secondo i dati dell’ultimo rapporto ANCE, qui autorevolmente rappresentata, ha assorbito il 48% del totale delle commesse infrastrutturali delle imprese italiane nel 2011. In campo energetico, i nostri investimenti – in un continente che possiede un enorme potenziale per lo sfruttamento delle rinnovabili – fanno da volano all’introduzione delle tecnologie più avanzate. Quanto alle PMI, l’esperienza delle imprese italiane, radicate sul territorio e principale fonte di occupazione del Paese, può essere di grandissima utilità per il Sud America, che e’ penalizzata da un basso livello di produttività delle sue imprese piccole e medie. Vorrei sottolineare, con l’occasione, che la regione Lombardia, partner strategico della Fondazione UE-Lac, ha da tempo avviato iniziative in questo settore; verranno illustrate in occasione della riunione che si terrà a Milano l’11 gennaio prossimo, dedicata proprio alle PMI come motore comune della crescita in Europa e in Sud America, cui parteciperanno anche i rappresentanti delle più importanti banche di sviluppo dell’area. 

  • Un ulteriore motivo di attrazione per il sistema produttivo italiano è il processo di integrazione regionale in corso. Dal 1990 i flussi commerciali interni alla regione sono decuplicati. Con il progredire di questo processo cambieranno in modo significativo i movimenti di merci, capitali e persone, aprendo opportunità senza precedenti per gli investitori esteri. 

  • E’ chiaro che le nostre imprese, nel cercare le condizioni ideali per l’investimento e l’integrazione produttiva, guardano soprattutto alle economie che presentano situazioni di complementarietà rispetto alla nostra, che offrono un sufficiente grado di apertura e un quadro economico, normativo e regolamentare incoraggiante. I Paesi dell’Alleanza del Pacifico, nata proprio qui a Lima, presentano queste condizioni, oltre ad essere sempre più integrati tra loro ed offrire, come ulteriore valore aggiunto, una spiccata propensione anche verso i mercati asiatici. 

  • Ecco perché siamo qui. Questa visita segue missioni congiunte in Messico, Cile e Colombia, nelle quali la presenza di folte delegazioni imprenditoriali ha testimoniato il grande interesse della nostra comunità d’affari verso la creazione di una partnership economica stabile. 

  • Non è compito mio spiegare le potenzialita’ del Perù – altri lo faranno ben più autorevolmente nel corso di questo seminario – ma è chiaro che il vostro Paese rientra perfettamente nel quadro che ho descritto, un quadro che spiega perché l’Italia vuole essere maggiormente presente in quest’area, diplomaticamente e con il suo sistema produttivo: forti tassi di crescita, una stabilità monetaria e finanziaria sostenibile, conti pubblici in ordine, un mercato interessante e in generale una propensione liberista che potrà consentire il progressivo superamento delle problematiche ancora riscontrate dalle nostre imprese. 

  • Guardiamo con grande interesse al Quadro Macroeconomico Multi-annuale 2012–2014, che conferma l’intenzione di sviluppare le condizioni necessarie per dare maggior impulso agli investimenti privati, e al Piano strategico di Esportazioni, che punta molto sull’export di prodotti a maggiore valore aggiunto ed è basato sulla riqualificazione industriale e sull’impiego di moderne tecnologie. Esso può dunque certamente beneficiare della competenza delle aziende italiane nella produzione di impianti e macchinari avanzati per usi industriali. 

  • L’entrata in vigore del Trattato di Libero Commercio Perù-UE costituirà uno strumento di ulteriore stimolo per i nostri rapporti commerciali. Lo scorso anno l’Italia è stata il 10°Paese acquirente e il 14° fornitore, con un volume di scambi blaterale di 1,37 miliardi di euro. E’ una buona base, ma possiamo fare di meglio, per non parlare degli investimenti. Siamo già presenti in Perù con i grandi gruppi, molti dei quali presenti oggi, ma puntiamo a una presenza molto più capillare. 

  • Nel ringraziare i collegi peruviani per l’organizzazione di questo incontro, e salutando in particolare il Ministro del commercio estero, formulo a tutti voi gli auguri di buon lavoro.

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