Nella notte fra il 5 e il 6 febbraio, il sud della Turchia e il nord della Siria sono stati colpiti da un terremoto che ha causato migliaia di vittime, decine di migliaia di feriti e ingenti danni alle abitazioni e alle infrastrutture civili.
Per rispondere al rapido peggioramento della situazione, le Autorità turche e quelle siriane hanno richiesto l’attivazione del Meccanismo di Protezione Civile dell’Unione Europea (EUCPM), strumento che consente il coordinamento degli interventi di sostegno della Commissione europea e degli Stati membri e che prevede inoltre, da parte UE, il parziale rimborso dei costi sostenuti dagli Stati membri verso il Paese colpito.
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per l’intervento italiano all’estero, legato agli eventi sismici. Lo stato di emergenza, della durata di sei mesi, prevede interventi urgenti di soccorso e assistenza alla popolazione, per la cui attuazione ci si avvale del Fondo per le emergenze nazionali. L’intervento dell’Italia si inserisce nel più ampio quadro di mobilitazione del Meccanismo europeo di Protezione Civile.
Il Dipartimento della Protezione Civile ha coordinato nel primo pomeriggio del 6 febbraio la partenza di una prima squadra di ricognizione – composta da personale del Dipartimento e dei Vigili del Fuoco – verso Adana per supportare l’impiego di una squadra di ricerca e soccorso in ambiente urbano. Quest’ultima è atterrata alla base militare di Incirlik il 7 con esperti della Protezione Civile, personale specializzato nella ricerca e soccorso dei Vigili del Fuoco e sanitari. Nello stesso pomeriggio è partito un nuovo volo dell’Aeronautica militare per portare in Turchia altro personale e ulteriore equipaggiamento. Il campo base del team italiano è stato allestito nella provincia di Hatay e servirà come base operativa e logistica. Il 12 febbraio scorso è giunta in Turchia una seconda squadra dei Vigili del Fuoco, che si è avvicendata alla prima in un’ottica di turnazione.
È stato inoltre concordato con la Commissione Europea l’invio di altre unità e beni essenziali, compreso il necessario per attrezzare un ospedale da campo (messo a disposizione dalla Regione Piemonte). Questa ulteriore missione è stata trasportata verso la Turchia dalla nave San Marco di Marina Militare, messa a disposizione dal Ministero della Difesa grazie al coordinamento del Covi – Comando Operativo Vertice Interforze e già arrivata al porto di Alessandretta. A bordo della nave era presente anche anche materiale sanitario donato dalle Regioni Abruzzo e Puglia. In aggiunta, tende e brandine in grado di ospitare circa 1000 persone sono state offerte alle autorità siriane.
In risposta alle conseguenze del terremoto dello scorso 6 febbraio, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale continua a inviare aiuti nelle aree terremotate, anche in Siria. Sotto il coordinamento della Farnesina, è partito l’11 febbraio dall’aeroporto di Pisa un volo diretto a Beirut e contenente ambulanze, medici, farmaci e materiale sanitario offerto dal Gruppo San Donato per sostenere la risposta umanitaria in Siria.
La Cooperazione Italiana allo Sviluppo, su proposta del Ministro Tajani e del Vice Ministro Cirielli, ha risposto agli appelli di emergenza della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICROSS), disponendo due contributi di emergenza del valore di 1,75 milioni di euro a favore della Federazione Internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICROSS). Di questi, 1 milione di euro sarà destinato a sostenere le attività della Mezzaluna Rossa Turca, mentre 750.000 euro andranno a supporto della Mezzaluna Rossa Siriana per attività di assistenza nei settori di prima emergenza e accoglienza, igienico-sanitario e della protezione. Tali finanziamenti si aggiungono al milione di euro già destinato alla Mezzaluna Rossa Siriana per interventi di primo soccorso.
Con tali fondi, la FICROSS prevede di realizzare attività nei settori dello shelter (inclusa la distribuzione di contanti), salute e c.d. WASH (“Water, Sanitation and Hygiene”) nonché della protezione, a beneficio delle popolazioni locali.
L’Italia figura anche tra i primi 10 contributori al Fondo ONU per le emergenze (UNCERF), che ha stanziato 50 milioni di dollari per le popolazioni terremotate.