“L’Italia sostiene la visione ed i principi guida dell’Agenda2030, intesi a promuovere società pacifiche, eque e inclusive, libere da paura e violenza, e riafferma con forza che non ci può essere sviluppo sostenibile senza pace né pace senza sviluppo sostenibile”.
Questo è l’incipit del rapporto che l’Italia ha presentato alle Nazioni Unite nel 2022 sullo stato di attuazione a livello nazionale e locale del programma di azione sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Organizzazione.
L’ambiziosa strategia delle Nazioni Unite è volta, tramite i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e i suoi 5 Pilastri (Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partenariati), ad affrontare un’ampia gamma di sfide di rilevanza globale, con l’ambizioso obiettivo di porvi fine entro il 2030.
Tra le sfide si annoverano: la povertà, la fame, il diritto alla salute e all’istruzione, l’accesso all’acqua e all’energia, il lavoro, la crescita economica inclusiva e sostenibile, il cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente, l’urbanizzazione, l’uguaglianza sociale e di genere, la giustizia e la pace.
L’Agenda 2030 ha condizionato enormemente le politiche di sviluppo dei Paesi che vi aderiscono, superando gli approcci particolari, affermando la necessità di una visione integrata e trasformativa, sottolineando l’irrinunciabilità di un’attenta opera di monitoraggio e valutazione degli interventi e delle politiche basata su una più ampia raccolta di dati e riaffermando che l’azione ad ogni livello deve prioritariamente partire dagli ultimi e più vulnerabili.
Il cambio paradigmatico rappresentato dall’Agenda 2030 ha portato ad una più rapida evoluzione del dibattito multilaterale sullo sviluppo, che sta producendo senza soluzione di continuità nuovi orientamenti: dall’approfondimento del dialogo fra tutti gli attori – governativi e non – al rafforzamento dei nessi causali fra sviluppo sostenibile, diritti umani e pace e sicurezza, alla trasversalità del raggiungimento dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne, al rafforzamento del nesso fra interventi di emergenza e politiche di sviluppo, alla centralità delle politiche a favore dei giovani, alla rilevanza dell’accesso alla giustizia per costruire società più democratiche, trasparenti ed eque, alla crescente simbiosi fra protezione dell’ambiente e sviluppo, all’importanza della collaborazione internazionale nel settore fiscale e della tassazione, alla necessità di coinvolgere il settore privato nella promozione della sostenibilità e nelle attività di cooperazione, alla definizione di un quadro più completo, condiviso e responsabile di gestione dei flussi di rifugiati e delle migrazioni e di azione sulle cause profonde che li originano.
Lo scenario post Covid-19 conferma la visione strategica della Cooperazione italiana: favorire lo sviluppo sostenibile creando opportunità e valorizzando l’expertise dell’Italia in settori strategici per i Paesi partner e per il nostro Paese. La politica estera italiana si prefigge pertanto la conformità a questi criteri economici, sociali e ambientali e la loro difesa in sede negoziale, quale carattere identificativo del proprio orientamento sul piano europeo e globale. In tale ambito, l’azione della Cooperazione italiana segue un approccio di sistema, multi-attore, multidisciplinare, ispirato ai principi del partenariato e della solidarietà, della responsabilità, della sussidiarietà, della trasparenza, del rispetto e della promozione del Diritto Internazionale Umanitario. A tale proposito, la Cooperazione italiana si è dotata di un Documento Triennale di Programmazione e di Indirizzo, che indica gli obiettivi di azione, le priorità geografiche, tematiche e settoriali e definisce gli ambiti di applicazione della Cooperazione allo Sviluppo per il triennio.
È una visione di medio e lungo periodo che ha come orizzonte di riferimento l’Agenda 2030, i suoi obiettivi e i suoi pilastri, con un approccio fondato sul rispetto dei diritti umani e uno sguardo più attento alla dimensione umana, alla tutela delle libertà fondamentali, al rafforzamento dello Stato di diritto, alla giustizia sociale.
Ogni foro, organismo multilaterale o conferenza internazionale si pone oggi l’esigenza di valutare la conformità della propria azione e del reale contributo della membership al conseguimento degli SDG e di Agenda 2030.
In tale ambito, non solo i Governi dei Paesi membri delle Nazioni Unite ma anche la loro società civile e il relativo settore privato sono indispensabili destinatari di Agenda 2030 e in quanto tali sono parte della politica nazionale per la sostenibilità.