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Tirana – Droni made in Italy in volo sull’area archeologica di Hadrianopolis

E’ boom per l’uso dei droni nell’osservazione e nella gestione del territorio. Nel nostro Paese geometri, architetti, ingegneri – così come geologi e archeologi – fanno a gara nell’utilizzare queste nuove macchine volanti per le proprie attività. Lo sanno bene all’Università di Macerata. Studiare il territorio e i siti archeologici attraverso droni radiocomandati è, infatti, quanto realizzato dalla missione archeologica italo-albanese dell’ateneo marchigiano, diretta dal professore Roberto Perna, nel sito di Hadrianopolis (Sofratikë), nel sud dell’Albania. Nel corso della campagna di scavo 2014, sono stati effettuati voli e riprese dall’alto sui siti di Hadrianopolis, Antigonea, Jercuzat, Frashtan e sul Castello di Argirocastro. Grazie al progetto “Adriatico” finanziato dalla Regione Marche e con la collaborazione tecnica degli esperti della Dronesense srl, l’utilizzo di questi velivoli tecnologici ha consentito di creare sia modelli 3d dei siti sia ortofoto che saranno utilizzate per lo studio e la gestione della Carta archeologica della Valle del Drino e per la realizzazione del Piano di Protezione Civile dei Beni Culturali della Valle.

Creare una rete di operatori e istituzioni culturali fra Albania ed Italia che condividano esperienze e buone prassi

Questi dati permetteranno, inoltre, l’elaborazione della nuova cartografia delle aree, di aggiornate planimetrie archeologiche e del piano. “Il nostro obiettivo – spiega Perna – era quello di diffondere le potenzialità offerte da queste tecnologie a tutti gli esperti e professionisti della ricerca scientifica, della gestione e della valorizzazione dei beni culturali, della pianificazione e dei lavori pubblici. L’obiettivo è quello di creare una rete di operatori e istituzioni culturali fra Albania ed Italia che condividano esperienze e buone prassi”. “Questo progetto rende evidenti i risultati che si possono raggiungere grazie all’incontro tra nuove tecnologie e saperi umanistici – commenta, invece, il rettore dell’Università di Macerata Luigi Lacchè – e l’importanza fondamentale dell’internazionalizzazione per ogni processo di innovazione: è quello che noi chiamiamo l’Umanesimo che innova”.