Lo scorso 9 novembre, l’Istituto Italiano di Cultura di Dakar ha annunciato l’apertura della nuova sede di Plateau con la mostra “Souvenir d’Italie”, presentata in occasione della XV edizione della Biennale d’arte di Dakar – sezione OFF e della XIII edizione di Partcours. La mostra sarà aperta al pubblico presso la nuova sede dell’IIC fino al prossimo 8 febbraio e si inserisce tra le iniziative che mirano a rafforzare i legami culturali tra Italia e Senegal, offrendo una piattaforma per il confronto tra artisti e comunità.
La mostra è curata da Eugenio Viola, Direttore Artistico del MAMBO – Museo d’Arte Moderna di Bogotá e tra i curatori italiani più influenti a livello internazionale, in risposta al tema lanciato dalla Biennale di Dakar, “The Wake” (Il Risveglio).
Il titolo “Souvenir d’Italie” è preso in prestito dall’omonimo film di Antonio Pietrangeli del 1957, una commedia turistica che sfruttava gli stereotipi popolari per promuovere l’Italia da cartolina. La mostra intende sovvertire questa visione semplificata per proporre una riflessione critica su ciò che l’Italia rappresenta oggi, e su come la cultura italiana sia influenzata e arricchita da storie e visioni provenienti dall’Africa e dalle sue diaspore.
L’esposizione riunisce le opere di Binta Diaw, Adji Dieye e Délio Jasse, tre artisti italiani, o residenti in Italia, di origine africana che esplorano tematiche legate alla memoria, all’identità, alla migrazione e alla diaspora, mettendo in luce le complessità di un mondo sempre più connesso e multiculturale, ma anche caratterizzato da nuove forme di intolleranza.
La mostra promuove un messaggio di apertura al dialogo e alla convivenza tra culture, evidenziando il ruolo dell’arte come strumento per costruire ponti piuttosto che barriere.
“‘Souvenir d’Italie’ – spiega il curatore Eugenio Viola – è un invito a riconoscere e celebrare la complessità delle esperienze migratorie e identitarie, passate e presenti. Ci invita a ripensare l’italianità in un contesto globale, offrendo uno spazio per la riconciliazione e il dialogo tra le diversità, stimolando una riflessione critica sui concetti di identità e appartenenza, oggi più che mai fluidi e rinegoziabili.”