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Intervento del Sottosegretario Dassù – Dichiarazione dell’Italia al Consiglio Ministeriale OSCE

(fa fede solo il discorso effettivamente pronunciato)


Grazie Signor Presidente.


Desidero ringraziare la Presidenza irlandese e il Ministro Gilmore per il lavoro svolto. Vorrei in particolare esprimere apprezzamento per l’azione di mediazione condotta dalla Presidenza. Colgo questa occasione anche per rivolgere un saluto al Segretario Generale, Ambasciatore Zannier.


L’Italia e’ uno dei principali contributori al bilancio dell’Osce ed e’ uno dei suoi maggiori sostenitori, come conferma il numero e la qualita’ delle risorse umane dedicate a questa organizzazione. Se lo Stato che rappresento oggi qui ha mantenuto negli anni un impegno simile e’ perche’ crede nella natura unica dell’Osce, fondata su un concetto “comprehensive” di sicurezza.


La consapevolezza del valore storico dell’Osce non toglie che qualunque organizzazione debba confermare nel tempo la sua validita’, realizzando la propria agenda e in parte adattandola a nuove sfide. L’Osce e’ tipicamente all’incrocio fra l’unfinished business della creazione di una vera e propria comunita’ di sicurezza e nuove sfide – qualitative e geografiche. Completare la vecchia agenda e affrontare la nuova agenda sono i due compiti che abbiamo di fronte, come comunita’ che ha deciso di darsi principi comuni. Lasciatemi salutare l’ingresso della Mongolia in questa nostra comunita’, sempre piu’ estesa verso Est e verso Sud.


Partendo dalla unfinished agenda, e concentrandomi anzitutto sulla prima dimensione dell’Osce, ritengo che i nostri obiettivi essenziali siano tre: rilanciare il controllo delle armi convenzionali in Europa; rafforzare le misure di fiducia; affrontare con maggiore coraggio e dinamismo sia i conflitti protratti che quelli congelati. Se non faremo, come comunita’ legata da impegni comuni, sforzi coerenti e consistenti su questi punti, diventa’ difficile continuare a difendere il valore aggiunto, unico dell’Osce. Resta molta strada da percorrere per giungere alla piena realizzazione dei principi derivanti dall’Atto Finale di Helsinki. Il ricorso all’uso della forza è tuttora diffuso e vari conflitti attendono da tempo una soluzione. Consideriamo un segnale incoraggiante i progressi registrati nel negoziato sulla questione della Transnistria.


Dal punto di vista dell’Italia, esiste una connessione evidente fra sicurezza, diritti umani e democrazia. Proprio mentre si avvicina l’anniversario di Helsinki e’ bene non perdere di vista questo punto: e’ l’esistenza di questa connessione ad avere permesso la riunificazione dell’Europa. Oggi, questa stessa impostazione deve aiutarci ad affrontare nuove sfide transnazionali, a cominciare dal traffico di esseri umani. Nella Seconda Dimensione, e’ importante la scelta della Presidenza di proporre una bozza sul tema della good governance e della lotta al riciclaggio dei proventi illeciti delle organizzazioni criminali.


Alcune decisioni importanti (quella sul quadro strategico delle attività di polizia e quella sulla lotta al traffico illecito di stupefacenti e dei loro precursori chimici) sono state approvate. L’avanzamento di questi temi anche con riguardo alla lotta al terrorismo e alla sicurezza informatica continua a essere prioritario. Nel quadro della lotta alle minacce transnazionali, guardiamo con favore a una maggiore operatività dell’OSCE, anche grazie a un rafforzamento del Conflict Prevention Center.


La nuova agenda non dipende solo dalla qualita’ delle sfide di sicurezza. Dipende anche dalla loro dilatazione geografica. L’Italia ritiene che l’Osce possa dare un contributo importante al successo delle transizioni democratiche nel Mediterraneo in particolare attraverso il monitoraggio elettorale. E alla futura stabilita’ dell’Afghanistan.


L’unicita’ del metodo Osce consiste, storicamente, nella capacita’ di generare fiducia e sicurezza attraverso la cooperazione sulla base di principi comuni. Sulla carta, l’Osce ha tentato di garantire la stabilita’. In realta’, ha favorito una stabilita’ cosi’ dinamica da produrre trasformazioni profonde nello spazio europeo. Ma senza conflitti laceranti. Il mondo mediterraneo ha bisogno di una cornice di riferimento simile.


Aggiungerei un concetto finale, che mi sembra particolarmente importante nell’attuale fase di passaggio del sistema internazionale. Uno dei valori aggiunti dell’ Osce e’ stato quello di riuscire a combinare rispetto della sovranita’ degli stati e promozione dei diritti dei popoli. E’ una expertise di cui continuiamo ad avere bisogno, anzi, la sua importanza sembra essere di nuova aumentata.


La promozione e difesa dei diritti fondamentali è un asse portante della partecipazione dell’Italia alle organizzazioni internazionali. In questo contesto, abbiamo registrato con preoccupazione arretramenti nella tutela di parte dei diritti che i Paesi OSCE si sono impegnati a rispettare. Consideriamo importanti le due bozze proposte dalla Presidenza sulla libertà dei media e sulla xenofobia: temi questi, insieme a quello della libertà religiosa, che costituiscono priorità dell’Italia.


Ad Astana abbiamo lanciato, come Osce, il progetto di una comunità di sicurezza euro-atlantica ed euro-asiatica indivisibile, libera e democratica, fondata su uno spazio politico, economico e culturale più omogeneo, capace di guardare al futuro e di mettersi alle spalle la logica delle divisioni in blocchi e in sfere di influenza. A Dublino, dobbiamo compiere un passo ulteriore con l’approvazione della Decisione “Helsinki+40”, con le sue indicazioni per rendere progressivamente realta’ il progetto che ci unisce e che rientra nei nostri interessi e valori comuni.


Grazie Signor Presidente.

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