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Giro: “Con Macri l’Argentina prova a superare il peronismo” (Il Sole 24 ore)

Oggi s’insedia in Argentina il nuovo presidente, Mauricio Macri, il candidato del “cambio”. La sua forza politica è singolare per l’Argentina contemporanea: né radicale né peronista, appare più legata alla tradizione liberale e riformista europea. Quella di Macri è stata una vittoria che segna un cambiamento di ciclo politico, che avrà impatto su tutto il subcontinente.

Come nel 1983, nel 1999 e nel 2003, il voto determina inoltre un’alternanza importante, a dimostrazione che la democrazia in Argentina funziona..

Macri rappresenta un modo diverso di fare politica, che le categorie tradizionali “destra-sinistra” o “peronisti-radicali” non contribuiscono a spiegare. Più utile concentrare l’attenzione sul nuovo umore sociale del paese e sul desiderio di protagonismo delle classi medie. Con Macri giunge al potere una nuova classe dirigente, meno “latinoamericano-centrica” e più attenta ai processi globali, sia politici che economici. La posta in gioco è alta, non avendo il neo presidente una maggioranza in Senato e con 16 delle 24 provincie del paese in mano ai peronisti, essenzialmente di tendenza kirchnerista.

A fronte di aspettative importanti sul piano economico-monetario e dell’insicurezza generata dal narcotraffico, Mauricio Macri avrà sulle prime ridotti margini di manovra sul piano finanziario. Il suo programma di riforme richiede un rapido cambio di direzione sia per il controllo dell’inflazione, che sui salari, la spesa pubblica e la politica monetaria in particolare. Su tali questioni si attendono forti trasformazioni che rendano l’Argentina più attrattiva per investitori e mercato.

Pur facendo uscire l’Argentina dal clamore ideologico di questi ultimi anni, Macri non muterà linea su recenti importanti conquiste, che vanno dal tema dei diritti umani alle conquiste sociali. Ha fatto già sue alcune politiche kirchneriste, soprattutto in ambito socio-educativo, indicando che molti progressi ottenuti nel decennio precedente sul tema “crescita con inclusione sociale”, sono un patrimonio da preservare. Il nuovo governo, composto da vari tecnici, si forma così all’insegna del cambiamento ma anche della continuità sul piano sociale. Il fragile equilibrio parlamentare, che assegna all’opposizione il controllo di una delle due camere, lo spinge ad avviare uno stile nuovo perla politica argentina: la concertazione con le altre forze politiche.

Sul piano internazionale Macri invece innoverà molto, riprendendo molti rapporti raffreddati in questi ultimi anni, come con l’Europa, gli Stati Uniti e oltre. Da liberale pragmatico, il Presidente deve ridare centralità al posizionamento estero del suo paese. Un segnale chiaro in questo senso è la nomina a Ministra degli Esteri di Susana Malcorra, fino ad ora capo di gabinetto di Ban Ki-Moon, una vera professionista delle relazioni internazionali. Una delle priorità è rimettere in movimento il processo d’integrazione regionale, iniziando dalla ripresa dei negoziati dell’Accordo UEMercosur, al centro dei suoi incontri in Brasile dove si è recato subito dopo la vittoria. Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese -grazie ai legami storici e culturali- è sempre stato pronto a sostenere l’Argentina nelle sue sfide interne ed esterne. Con Macri -lui stesso di origine calabrese- ci sono forti margini per un rinnovato ed ulteriore rafforzamento dei rapporti economici e del dialogo politico che non si è mai interrotto.