Roma – Decisamente non è un periodo tranquillo per Antonio Tajani, che da ministro degli Esteri e del Commercio estero si trova a gestire due guerre e ora la crisi dei dazi. Il leader azzurro resta però fermo e ci tiene a mandare messaggi tranquillizzanti: «Niente panico. I dazi sono stati un errore, ma gli italiani devono sapere che il governo lavora da tempo su questo tema, non siamo impreparati o colti di sorpresa, l’esecutivo si muove da mesi su varie direttrici: con l’Europa per concordare risposte che non inneschino ritorsioni a catena ma portino a una trattativa con gli Usa; con un piano d’azione per aprire nuovi mercati; con possibilità di specifici accordi bilaterali».
Continuate a dire che non si può rispondere a dazi con uguali e indiscriminati dazi. Ma l’obiettivo realistico di una eventuale trattativa quale è?
«A breve termine un obiettivo possibile sarebbe dimezzare i dazi annunciati: dal 20% al 10%, come quelli che sono stati imposti alle merci della Gran Bretagna. C’è da lavorarci, ma il commissario al Commercio Sefcovic è la persona più adatta per farlo. Io l’ho incontrato oggi (ieri, ndr), poi sono stato al consiglio Nato e lì ho richiamato l’articolo 2 del Trattato, che dice come i Paesi dell’alleanza debbano “eliminare ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali” e incoraggiare “la cooperazione economica tra ciascuna di loro o tra tutte”».
Peraltro dagli Stati Uniti chiedono di alzare addirittura al 5% il contributo per la Nato, dal 2% che era stato previsto…
«E io ho replicato che mi sembra un po’ difficile, se dovranno affrontare il tema di questi dazi sulle nostre merci…».
Quindi lei è ottimista su una possibile trattativa?
«Dobbiamo cercarla, domani (oggi, ndr) Sefcovic sentirà la delegazione Usa per portare le nostre proposte e risposte, poi lunedì ci incontreremo come ministri del Commercio estero Ue e decideremo. Penso che venirsi incontro sia necessario per tutti. Il mio sogno è che si possa arrivare a un mercato atlantico a dazi zero, che sarebbe un vero slancio per tutte le economie occidentali».
Adesso però, come dice von der Leyen, sta arrivando la bufera. Come si difenderà l’Europa?
«Dobbiamo lavorare, oltre che sui dazi, per ridurre i nostri costi di produzione, a cominciare da quello per l’energia, andando totalmente verso un mercato unico, e farlo anche per i capitali, oltre che andare avanti sull’armonizzazione fiscale. Poi è essenziale sburocratizzare, sono tutti costi che, una volta tagliati, aiuteranno a colmare le perdite che potrebbero arrivare dai dazi».
Ma l’Italia come difenderà la propria produzione?
«A livello europeo abbiamo già indicato la lista dei beni Usa sui quali non mettere dazi per evitare controdazi, quindi secondo noi non vanno punite ad esempio le aziende Usa di motocicli, di superalcolici, di cosmetica, beauty, gioielleria, perché noi esportiamo in questi settori più di quanto importiamo. Questo per quanto riguarda i dazi già attivati, su alluminio, auto. Poi ogni Paese seguirà una propria politica commerciale».
Noi quale?
«Con il nostro piano d’azione miriamo a espandere i mercati ad oggi poco esplorati. Abbiamo un inviato speciale per la “via del cotone”, io sarò la prossima settimana in India e Giappone per business forum, a Osaka per incontri politici e di business e per l’inaugurazione dell’Expo. E non ritengo folle l’idea di aprire nuove produzioni in Usa per avere reciprocità e migliori condizioni, il che naturalmente non significa chiudere qui o delocalizzare».
La Cina non può sostituire in qualche modo gli Usa, se Trump non farà marcia indietro?
«Noi siamo l’Occidente, e ripeto, è da qui che dobbiamo partire. È il nostro mondo. Piuttosto dobbiamo vigilare perché non si inneschi una spirale pericolosissima. Se come prevedibile salirà l’inflazione negli Usa, la Fed potrebbe alzare i tassi. Non deve farlo però la Bce, perché far salire il costo del denaro sarebbe molto grave, bloccherebbe l’economia».
Ma voi siete pronti in caso a venire incontro ad aziende in crisi?
«Se servirà lo faremo, noi vogliamo che aumenti produttività, sviluppo, tecnologia, che si aprano imprese e non che si chiudano. Vogliamo una politica industriale per la crescita, questo è il nostro obiettivo».
Su questo tema la maggioranza sarà unita? Perché sui dazi La Lega sembra quasi favorevole, FdI è stata molto cauta, voi…
«…noi, come tutti, lavoriamo sul campo. Certamente la linea è chiara, e sarà di tutti. Non fare falli di reazione inutili ma nemmeno accettare tutto. Non sottovalutiamo le mosse di Trump e non subiremo senza pensare a possibili reazioni. Ma, appunto, bisogna evitare una guerra che faccia male a tutti. E su questo la maggioranza deve essere e sarà unita».