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Pistelli: «Ma anche Kiev ha fatto errori» (Giorno/Resto/Nazione)

«Non possiamo dare il precipitare della crisi come un esito ormai ineluttabile. Una soluzione diplomatica è non solo doverosa, ma anche possibile. E noi stiamo lavorando per questo». Il viceministro degli esteri Lapo Pistelli, e con lui l`intero governo Renzi, non si è rassegnato a una nuova guerra nel cuore dell`Europa. «La nostra – dice – è una posizione equilibrata che non si fa schiacciare dagli opposti estremismi. Riteniamo del tutto inaccettabile la violazione dell`integrità territoriale dell`Ucraina ma speriamo di aver letto bene tra le righe le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Lavrov, che sembrano indicare la volontà di mantenere un`Ucraina sovrana e integra. Sull`altro fronte richiamiamo Kiev ad atteggiamenti che non siano visti come provocatori dalle larghe minoranze russe presenti nel Paese».


Si può definire una posizione di cauta mediazione?


«È una posizione ispirata al buonsenso, che tiene assieme la solidarietà occidentale ma anche la necessità di guardare alle conseguenze immediate delle nostre decisioni».


Significa che abbiamo qualche timore per l’approvvigionamento del gas russo?


«No, il gas non c`entra. Significa che Mosca si è rivelata su altre partite diplomatiche chiave, basti pensare alla Siria, un partner importante. Il dialogo con Mosca, nell`interesse di tutti, non può essere interrotto. E comunque, è parlandosi che si risolvono le crisi».


È per questo che l`Italia, a differenza della Francia, evita di annunciare la non partecipazione al G8 a presidenza russa?


«Crediamo sia una misura di intelligenza politica non accelerare le misure che potranno eventualmente essere prese nei prossimi, giorni. E ovviamente questo non è un totale disallineamento con i partner, perché oggi il premier ha lungamente discusso con la cancelliera tedesca Angela Merkel, e hanno convenuto sulla stessa linea».


Resta per l`Ucraina l`offerta di adesione all`Ue?


«L`Ue deve fare delle scelte chiare. Non è più tempo di parole vuote. Non dobbiamo fare promesse solo verbali, altrimenti eccitiamo un paese che già di per sé è diviso politicamente e linguisticamente e questo rischia di produrre esiti cruenti. Servono risorse vere. Questo detto, l`integrazione europea è una scommessa che ha depotenziato i nazionalismi in ragione di una sovranità superiore, non va usata per eccitarli, e questo devono saperlo a Kiev. Il messaggio a Mosca invece è: una associazione di Kiev all`Ue non è contro di voi, non è una aggressione alla Russia, quindi non c`è alcuna necessità che esercitiate la forza».


Come si può aprire a Kiev dando garanzie a Mosca?


«Sarebbe bastato applicare alla lettera l`accordo trovato con la mediazione dei tre ministri degli esteri europei».


Ma la piazza è andata oltre e l`ha subito disconosciuto.


«La piazza andrebbe governata».


Un rimprovero ai leader ucraini?


«Un rimprovero ai politici che hanno forzato la mano e anche al parlamento ucraino, che come primo atto ha approvato una legge che abolisce il russo come lingua ufficiale in un paese oggettivamente bilingue. Sia chiaro che questo non giustifica in alcun modo il successivo comportamento russo, ma se si voleva scongiurare una situazione come quella che abbiamo adesso, certi errori si potevano evitare».