Quello del premier Renzi è un viaggio importante; è il primo leader europeo a sbarcare a Buenos Aires dopo l’insediamento alla Casa Rosada di Mauricio Macri. Renzi torna in America Latina tre mesi dopo l’ultima missione latinoamericana in Cile, Perù, Colombia e Cuba . Un interesse rinnovato in una fase che Mario Giro, viceministro degli Esteri, definisce «di svolta».
Viceministro Giro, l’Argentina è nel pieno di una recessione economica. Il Fondo monetario internazionale conferma dati di crescita poco incoraggianti, per il 2016. Che giudizio ne da?
L’Argentina ha una lunga storia di resilienza alle crisi. Di certo viene da una stagione difficile, ma le prime mosse di politica monetaria sono state tempestive e importanti. Il controllo dei cambi é stato un deterrente per le attività imprenditoriali.
Quali potrebbero essere i benefici di questo viaggio?
Le relazioni tra Italia e Argentina sono sempre state eccellenti, questo cambio politico avvia una nuova modalità: è una svolta che prevede maggiori libertà economica ma non si tornerà ai programmi ultraliberisti che hanno lasciato cattivi ricordi. In altre parole i programmi sociali che hanno caratterizzato i governi di Cristina Fernandez e Nestor Kirchner verranno rimodulati ma non abbandonati.
In quali settori l’Italia potrebbe offrire opportunità di collaborazione agli argentini?
Energia, trasporti, infrastrutture, turismo, tecnologie avanzate, turismo, avionico-spaziale. C’è molta complementarietà con l’Italia. Quella dell’Argentina è una svolta pro-imprese.
I nodi sindacali, l’opposizione politica dei peronisti e le aperture commerciali ancora timide potrebbero disincentivare le imprese italiane?
Macri è preparato, è già stato Capo del governo della città di Buenos Aires, sa mediare. Non si farà di certo condizionare dalle resistenze peroniste anche perché ha già coinvolto, nel suo governo, esponenti di spicco del peronismo.