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Brasile, l’agribusiness evolve e apre a nuove sinergie

Brasile, l’agribusiness evolve e apre a nuove sinergie
Brasile, l’agribusiness evolve e apre a nuove sinergie

Con 152,5 milioni di ettari di terre coltivabili, il Brasile si posiziona come terzo produttore agricolo mondiale, dopo Stati Uniti e Cina, e si conferma tra i principali esportatori di caffè, soia e canna da zucchero. Il Paese rappresenta un attore di primo piano nel settore e, al contempo, un ecosistema in evoluzione, dove la scala della produzione si combina con una crescente domanda in materia di tecnologie, sostenibilità e innovazioni. In questo contesto si delineano concrete opportunità per le imprese italiane, la cui complementarità con l’economia brasiliana presenta un notevole potenziale.

Le dimensioni della produzione brasiliana sono un elemento centrale. La coltivazione di cereali, soia e mais alimenta una domanda interna e internazionale in crescita. Le previsioni per i prossimi dieci anni indicano un aumento del 27% nella produzione cerealicola, con un’espansione delle superfici coltivate che dovrebbero raggiungere i 92,2 milioni di ettari. Questa dinamica, che in alcune aree consente fino a tre raccolti l’anno, genera un fabbisogno infrastrutturale specifico. Si registra infatti una forte e crescente domanda di silos e mulini, soprattutto nello Stato del Mato Grosso. In questo ambito, l’efficienza nello stoccaggio e nella prima lavorazione diventa un importante fattore di competitività e genera ampi spazi di mercato per la meccanica.

Pur mantenendo una posizione di primo piano nella produzione di caffè, l’orientamento del settore è sempre più rivolto al miglioramento della qualità e all’aumento del valore aggiunto. A tal fine, le imprese brasiliane stanno investendo in modo significativo nell’agricoltura di precisione. Si registra quindi una crescente richiesta di tecnologie legate all’intelligenza artificiale, con le aziende locali alla ricerca di partner per l’implementazione di algoritmi predittivi, sensoristica IoT e droni per il monitoraggio delle colture. L’obiettivo è ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre gli sprechi e aumentare la produttività e la sostenibilità.

Il settore zootecnico, in cui il Brasile è il secondo produttore mondiale di carne bovina, si confronta con la necessità di rispondere alla crescente attenzione internazionale sul fronte della sostenibilità, come evidenziato dal regolamento dell’Unione Europea (UE) sulla deforestazione. Questo contesto favorisce l’adozione di tecnologie per il monitoraggio, la gestione efficiente dei pascoli e la tracciabilità della filiera. Inoltre, grazie alla sua vasta estensione territoriale e vegetazione, il Brasile si sta affermando come potenziale esportatore di crediti di carbonio. Le stime indicano che il mercato brasiliano del settore potrebbe raggiungere un valore di 72 miliardi di dollari entro il 2030, offrendo l’opportunità di investire in progetti certificati e di partecipare a programmi di sostenibilità.

Anche il settore della viticoltura mostra segnali di crescita. L’espansione della produzione di uva e vino sta generando un crescente interesse per le attrezzature enologiche. Un potenziale che potrebbe essere consolidato dalla prossima entrata in vigore dell’Accordo UE-Mercosur (il Mercato Comune del Sud-America). Secondo le stime della Commissione Europea, l’accordo prevede l’eliminazione di alcune tariffe che, per il vino, potrebbero raggiungere il 35%, nonché la protezione da imitazioni di 57 prodotti italiani a indicazione geografica.

 

Mercosur

Concluso nel dicembre del 2024 dopo oltre vent’anni di negoziati, l’accordo UE-Mercosur, una volta ratificato dagli Stati membri di entrambi i blocchi regionali, avrà un impatto significativo sull’interscambio agroalimentare, rimuovendo le barriere che attualmente limitano l’alto potenziale delle esportazioni italiane.

Secondo le stime della Commissione Europea, le tariffe applicate dal Mercosur sui prodotti agroalimentari dell’UE possono raggiungere il 55%, limitando di fatto l’accesso al mercato. L’intesa prevede invece l’eliminazione progressiva di queste tariffe, con un azzeramento completo per prodotti chiave come il vino, che attualmente sconta dazi fino al 35%, e l’olio d’oliva, con tariffe fino al 31,5%.

Oltre all’aspetto tariffario, l’accordo introdurrà un meccanismo di protezione per circa 350 prodotti alimentari e bevande dell’Unione Europea dalle imitazioni nei Paesi del Mercosur. Per l’Italia, questo si tradurrà nella tutela di 57 indicazioni geografiche, tra cui eccellenze come il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, la Mozzarella di Bufala Campana e vini come il Barolo e il Chianti.

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