La ricerca, pubblicata sulla rivista Antiquity nel 2024, ha riportato alla luce le tracce del più antico e ampio complesso agricolo mai scoperto in Africa al di fuori della Valle del Nilo, confermando il ruolo chiave del Nord Africa nella preistoria mediterranea.
- Il Premio Antiquity, istituito nel 1994, premia ogni anno il miglior articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Antiquity.
- L’edizione 2025 è stata assegnata a uno studio dedicato al sito di Oued Beht (Marocco), che ha rivelato l’esistenza di una società agricola finora sconosciuta, attiva tra il 3400 e il 2900 a.C.
- Oued Beht rappresenta il più antico e vasto complesso agricolo mai individuato in Africa al di fuori della Valle del Nilo.
- Il sito presenta sorprendenti analogie con insediamenti contemporanei della Penisola Iberica.
- La scoperta evidenzia il ruolo cruciale del Maghreb nella formazione delle dinamiche culturali del Mediterraneo occidentale tra IV e III millennio a.C.
Le ricerche archeologiche dell’Oued Beht Archaeological Project, condotte in Marocco e co-finanziate dal MAECI, hanno portato alla scoperta di una società agricola fino ad oggi sconosciuta, risalente a un periodo ancora poco esplorato della preistoria del Nord Africa. Questa scoperta getta nuova luce sul ruolo cruciale svolto dal Maghreb (Africa nord-occidentale) nell’emergere delle società complesse del bacino mediterraneo. Con il suo ambiente mediterraneo, la vicinanza al deserto del Sahara e il controllo del più breve tratto di mare tra Africa ed Europa, il Maghreb ha da sempre occupato una posizione strategica, favorendo scambi culturali e interazioni tra continenti. Sebbene il ruolo della regione sia ben riconosciuto per epoche come il Paleolitico, l’Età del Ferro e il periodo islamico, l’archeologia del Maghreb resta sorprendentemente poco conosciuta per il lungo arco temporale compreso tra il 4000 e il 1000 a.C., una fase di grandi trasformazioni in tutto il Mediterraneo.
Per colmare questa lacuna, Youssef Bokbot (INSAP), Cyprian Broodbank (Università di Cambridge) e Giulio Lucarini (CNR-ISPC e ISMEO) hanno avviato un progetto di ricerca multidisciplinare nel sito di Oued Beht, in Marocco. I risultati, pubblicati sulla rivista Antiquity nel 2024, hanno ricevuto il prestigioso Premio Antiquity 2025.
«Per oltre un secolo» osservano gli autori, «l’ultimo grande enigma della preistoria del Mediterraneo è stato il ruolo delle società che abitavano le sponde africane a ovest dell’Egitto. Le nostre scoperte dimostrano che questa lacuna non è dovuta a un’assenza di attività umane significative durante la tarda preistoria, ma piuttosto alla scarsità di ricerche sistematiche. Oggi, Oued Beht conferma il ruolo centrale del Maghreb nell’emergere delle società complesse del Mediterraneo e dell’Africa».
Le ricerche hanno rivelato che Oued Beht rappresenta il più vasto complesso agricolo finora noto in Africa per questo periodo, al di fuori della valle del Nilo. Tutti gli indizi raccolti indicano la presenza di un grande insediamento agricolo — paragonabile, per dimensioni, alla Troia dell’Età del Bronzo Antico. Sono stati rinvenuti resti eccezionali di piante e animali domesticati, ceramiche e strumenti litici, tutti databili al Neolitico finale. Gli scavi hanno inoltre restituito numerose fosse di stoccaggio, testimonianza di pratiche agricole organizzate e strutturate.
Evidenze simili, risalenti allo stesso periodo, sono state identificate anche sulla sponda opposta dello Stretto di Gibilterra, nella Penisola Iberica meridionale, dove reperti in avorio e uovo di struzzo suggerivano da tempo legami con l’Africa. Questo rafforza l’ipotesi che il Maghreb abbia avuto un ruolo determinante negli sviluppi culturali del Mediterraneo occidentale durante il IV millennio a.C.
Oued Beht e il Maghreb nord-occidentale emergono quindi come elementi fondamentali del mondo mediterraneo. Le recenti scoperte contribuiscono a ridefinire in maniera sostanziale la nostra comprensione della tarda preistoria del Mediterraneo e dell’Africa.
Come sottolineano gli autori dell’articolo pubblicato su Antiquity: «È essenziale inserire Oued Beht in un contesto più ampio di evoluzione condivisa e interconnessioni tra le popolazioni delle due sponde del corridoio Mediterraneo-Atlantico nel corso del tardo IV e III millennio a.C. E, pur considerando la possibilità di scambi in entrambe le direzioni, occorre riconoscere in questa comunità una realtà profondamente radicata in Africa, che contribuì in maniera decisiva alla formazione di quel mondo sociale».
L’Oued Beht Archaeological Project opera nell’ambito di una convenzione scientifica tra l’Institut National des Sciences de l’Archéologie et du Patrimoine, Rabat, l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISPC), il McDonald Institute for Archaeological Research dell’Università di Cambridge e l’ISMEO – Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente.
Leggi l’articolo originale open-access vincitore del premio Antiquity:
https://doi.org/10.15184/aqy.2024.101
Ascolta la video intervista di Antiquity a Cyprian Broodbank e Giulio Lucarini: