L’esempio più palpabile di come la diplomazia economica del Governo Monti nei confronti del Far East stia cambiando radicalmente rispetto al passato sta, forse, tutto nel colloquio informale svoltosi ieri alla Farnesina tra il ministro degli Esteri, Giulio Terzi e il viceministro degli Esteri del Myanmar, Myo Mynt, a Roma per partecipare, oggi, al Forum tra Paesi Asean e imprese italiane.
Mynt chiede l’aiuto dell’Italia per allentare le sanzioni europee nei confronti del regime birmano lasciando intravedere interessanti opportunità per le nostre aziende e per quelle europee che vorranno stabilirsi nelle tre Free trade zones che si stanno creando nel Paese e che potranno utilizzare le nuove normative sulla protezione degli investimenti stranieri.
Immagino, ministro Terzi, che con Mynt non abbiate affrontato il tema dei diritti umani e la sorte della Nobel per la Pace e leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi ma soprattutto di cooperazione economica anche se esportiamo in quel Paese beni per solo 14 milioni l’anno ed importiamo per 5,6 milioni…
È vero, non abbiamo affrontato nel dettaglio il tema dei diritti umani ma Mynt ci ha fornito precise assicurazioni sull’apertura al multipartitismo alla vigilia delle elezioni del 1° aprile e la disponibilità ad accogliere osservatori dai Paesi dell’area. E’ anche vero che i livelli degli scambi commerciali con Myanmar sono molto ridotti ma questo ci deve incoraggiare a verificare se esistono le condizioni per investimenti diretti italiani come quelli realizzati in Vietnam, ad esempio dalla Piaggio. Sono condizioni che verificherò in una prossima missione in Myanmar subito dopo le elezioni.
Alla fine della settimana il premier Mario Monti partirà per un lungo viaggio in Estremo Oriente che lo porterà in Corea del Sud, Giappone e Cina. Si tratta dei tre Paesi che formeranno sempre più, nonostante le reciproche diffidenze politiche, un sistema integrato, nucleo propulsivo della nuova economia mondiale. Stiamo recuperando i ritardi del passato?
Del passato non mi preoccuperei. Meglio guardare avanti e soprattutto alla visita di Monti in quei tre Paesi che ha un forte significato politico ma che punta anche a rafforzare legami economici tra quell’area, l’Italia e il resto dell’Unione europea all’indomani della crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona. Esiste poi un forte collegamento tra l’azione di diplomazia economica della Farnesina e il viaggio di Monti. Dopo la mia missione del primo marzo a Singapore dove hanno la base due grandi fondi sovrani, Gic e Temasek, che intendono investire ancora di più in Italia, domani (oggi n.d.r.) l’Asean Awareness Forum alla Farnesina metterà allo stesso tavolo imprese italiane e autorità del Far East, mercato di 600 milioni di persone che negli ultimi dieci anni è cresciuto a un ritmo medio del 6 per cento. Seguiranno, nei prossimi mesi, presentazioni in città italiane sulle opportunità di investimento in Vietnam e altre missioni nell’area a cominciare dal Myanmar.
Perché questi Paesi dovrebbero scegliere l’Italia e non Germania o Francia per stringere rapporti più solidi con l’Unione Europea?
Ci sono vari ordini di motivi. Innanzi tutto condividiamo con quei Paesi una visione multilaterale e le stesse posizioni in tema di sviluppo, pace e sicurezza. Ma soprattutto veniamo oggi percepiti come veri protagonisti del risanamento dell’Eurozona. Possiamo, inoltre, offrire tutti i vantaggi di un Paese che in pochi mesi ha fatto i suoi compiti a casa e si rende attrattivo per investimenti stranieri che possono beneficiare di liberalizzazioni, semplificazioni amministrative, agevolazioni fiscali e ora della riforma del mercato del lavoro.