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X Conferenza Ministeriale (Nairobi, 14 – 19 dicembre 2015)

La X Conferenza ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio si è svolta a Nairobi dal 14 al 19 dicembre 2015.

L’Italia ha partecipato con una delegazione interministeriale composta dal Direttore Generale della Direzione Generale Politica Commerciale Internazionale, Avv. Teti, da dirigenti e funzionari dello stesso Ministero, del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Istituzionale, e guidata dall’allora Vice Ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, il quale ha svolto anche la funzione di Vice Presidente.

La Conferenza si è conclusa con un parziale quanto insperato successo, considerate le difficoltà sostanziali oltreché logistico-organizzative che hanno caratterizzato il negoziato. Si tratta di una conclusione certamente positiva, anzitutto perché l’Organizzazione ginevrina non ne esce indebolita e delegittimata, ma anzi la sua centralità nel sistema del commercio internazionale è riaffermata nel testo della Dichiarazione, adottata a conclusione della Conferenza il 19 dicembre.

In secondo luogo, la Conferenza di Nairobi rappresenta un successo anche per la flessibilità mostrata dalle delegazioni ministeriali dei principali Paesi (India, Cuba, Brasile, Stati Uniti, e in misura minore l’UE) le quali, dopo lunghe negoziazioni, hanno approvato un mini-pacchetto di deliverables.

In terzo luogo, la Conferenza registra – e celebra ampiamente – il completamento delle procedure di adesione di due nuovi membri, la Liberia e l’Afghanistan, due Paesi Meno Sviluppati.

La centralità dello sviluppo, gli specifici bisogni dei Paesi in Via di Sviluppo e dei Paesi Meno Sviluppati, l’impegno di tutta la membership a rinnovare ogni sforzo per colmare le distanze esistenti tra questi e i Paesi Avanzati, il ruolo dell’OMC nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, tutti temi di diretta o mediata eredità di Doha, trovano nella Dichiarazione di Nairobi una riaffermazione piena.

Il tema della trasparenza e dell’inclusione merita un cenno particolare. A Ginevra, e ancor più a Nairobi, i negoziati sulla Dichiarazione e quelli sui deliverables sono stati condotti in gruppi molto ristretti e solo ad un certo grado di avanzamento presentati all’intera membership per essere accettati o rifiutati. Questo metodo di lavoro e lo scarso coordinamento nella diffusione delle informazioni hanno creato incertezza e scontento tra i paesi non inclusi in questi gruppi ristretti.

Il pacchetto di Nairobi, sul quale il consenso è stato possibile, comprende una serie di decisioni su agricoltura, tema fondamentale in questa trattativa, e sviluppo. Il mini-pacchetto raggiunto in agricoltura ha scongiurato il rischio di mettere in crisi la stessa esistenza dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Nel volet agricolo, nell’ambito dell’Agenda di Sviluppo di Doha, sono comprese le decisioni ministeriali sulla concorrenza all’esportazione, sul meccanismo di salvaguardia speciale per i Paesi in Via di Sviluppo e la decisione sullo stoccaggio pubblico per ragioni di sicurezza alimentare. Per quanto concerne il volet sviluppo dei Paesi Meno Sviluppati, sono state prese le decisioni ministeriali sul Cotone, sulle Regole di Origine Preferenziali per questi paesi e sull’attuazione del Trattamento Preferenziale in favore dei loro fornitori di servizi.
Tre decisioni ministeriali, già concordate a Ginevra, sul programma di lavoro per le Piccole Economie, sul Commercio Elettronico e su alcuni temi inerenti l’Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPS) completano il pacchetto.

Il pacchetto di Nairobi rappresenta il miglior compromesso possibile in questa fase storica, stanti le notevoli linee rosse dei membri, le contrapposizioni tra Paesi Avanzati e Paesi in Via di Sviluppo, la difficoltà di differenziare gli emergenti all’interno di quest’ultimo gruppo, la volontà di offrire delle misure vantaggiose per i Paesi Meno Sviluppati.

Nel corso della conferenza inoltre è stato firmato l’ampliamento dell’accordo Information Technology Agreement (ITA), il cosiddetto ITA2, un accordo plurilaterale che si prefigge di eliminare i dazi doganali su beni ad alto contenuto tecnologico, quali impianti e sistemi Hi-Fi, cellulari, autoradio digitali, telecamere TV e box TV digitali. I benefici dell’accordo si ripercuoteranno su tutta la membership attraverso la clausola della “nazione più favorita” (MFN).

I Paesi membri che hanno aderito all’ ITA2 sono 25 (53 se si considerano anche i singoli Stati membri UE, gli Stati Uniti, la Cina). L’accordo prevede l’azzeramento dei dazi su 201 linee tariffarie, di cui la maggior parte all’entrata in vigore e le altre con staging di 3, 5 e 7 anni.

L’accordo prevede anche un impegno, da parte dei firmatari, a ridurre le Barriere Non Tariffarie (BNT) sui prodotti dell’Information Technology e a rivedere l’elenco dei prodotti coperti dall’estensione dell’ITA.