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Di Maio: «La Unión Europea debe pensar en una reconstrucción, no en un reinicio» (El Correo)

Come sta vivendo questi momenti?

“Con  preoccupazione ma anche con grande senso di responsabilità. L’Italia e l’Europa stanno attraversando la più grande emergenza dal secondo dopoguerra. Il lavoro è molto intenso perché stiamo continuando a reperire aiuti all’estero attraverso la nostra rete diplomatica e al tempo stesso stiamo studiando come meglio far ripartire il nostro Paese, non appena ci saranno le condizioni dal punto di vista sanitario. E’ un momento difficile, ma sono certo che presto ci rialzeremo”.

È deluso dalla risposta dell’UE finora alla pandemia?

“Oggi ci troviamo davanti a una pandemia globale e l’Ue deve riuscire a dare una risposta univoca, forte ed adeguata. Dobbiamo tutti avere bene in mente che questa volta non ci sono scorciatoie, nessuno può farcela da solo, questa sfida si vince e si perde insieme e l’Europa ha davanti a sè una scelta molto chiara: reagire con compattezza e in tempi rapidi, oppure farsi trovare un’altra volta impreparata”.

Fra alcuni paesi dell’UE sembra essersi sviluppata una crisi di fiducia in mezzo alla pandemia. Potrebbe portare ad una rottura interna?

“Nell’UE ci sono sempre state e sempre ci saranno posizioni più o meno diverse tra gli Stati membri su determinate questioni. Ma ora è il momento dell’unità, non della sfiducia. L’Italia è un Paese che ha sempre onorato i suoi impegni e i suoi debiti. L’anno scorso abbiamo avuto la il rapporto deficit/PIL più basso dal 2007 (1,6%). È vero che abbiamo un importante debito pubblico, che però nasce oltre 20 anni fa. Sia il primo, sia il secondo Governo Conte sono stati virtuosi, evitando l’ulteriore crescita del debito ereditato. Inoltre, riteniamo che sia interesse di tutti i Paesi UE garantire il funzionamento del mercato interno, di cui l’Italia, terza economia dell’UE, è e sarà sempre un pilastro fondamentale”

Sta perdendo l’UE la possibilità di usufruire di questa crisi per rafforzare un progetto comune?

“Per affrontare la sfida che ha di fronte l’UE è chiamata a compiere un deciso cambio di passo. Per chi crede in un’Europa unita, forte e solidale, un’Europa che guardi al futuro, è il momento di compiere passi risoluti, utilizzando tutti i mezzi per garantire la ripresa economica. E’ il momento di ragionare come una squadra”.

Come valuta la posizione dell’Olanda? E quella della Germania?

“Ogni Paese ha le proprie posizioni, ma questo è il momento di far prevalere l’interesse comune su quelli di pochi. Qui non si sta parlando di quali aiuti servono a italia o Spagna, qui dobbiamo chiederci quale futuro vogliamo dare ai nostri figli, ai nostri nipoti e a tutto il popolo europeo. Dobbiamo uscire da questa crisi nel miglior modo possibile, dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Ne va del futuro dell’Europa stessa, che economicamente si troverà a competere con i colossi mondiali. Dobbiamo lavorare per rafforzare l’Ue, non per dividerla”.

Il nuovo Mes potrebbe essere utile all’Italia?

“Questo sul Mes è un falso dibattito. La questione non è il Mes, ma dove vuole guardare l’Europa, se da qui ai prossimi 2 mesi o da qui ai prossimi 10 anni. Sure e la linea di credito Bei sono dei passi avanti, ma se contiamo complessivamente i fondi arriviamo a circa 300mld, ne servono invece 1.500, lo ha detto anche Centeno. Di fronte alla potenza di fuoco di Usa e Cina, l’Ue deve mostrarsi all’altezza. Non bisogna pensare una ripartenza, ma una ricostruzione. Sono due cose diverse”.

Sono indispensabili gli eurobond/coronabond per uscire della crisi economica provocata dalla pandemia?

“Il punto non è come chiameremo gli strumenti per contrastare la crisi. Dobbiamo trovare lo strumento migliore e reagire insieme all’aggravarsi della crisi economica. Abbiamo bisogno di tutta la forza dell’UE e delle garanzie di Stato europee per rendere sicuro il futuro dell’Europa.”

C’è un asse fra l’Italia e la Spagna in questo momento?

“Italia e Spagna hanno una visione molto simile dell’emergenza in atto e condividono l’idea che siano necessarie risposte innovative, all’altezza di questa sfida senza precedenti. Lo dimostra la lettera congiunta che entrambi i Paesi hanno sottoscritto prima dell’ultimo Consiglio europeo. Il confronto e varie forme di coordinamento sono intensi e costanti, a tutti i livelli, in queste fasi.”

Pensa che ci sarà una crescita dell’euroscetticismo in Italia e in Spagna?

“L’euroscetticismo nasce dalla percezione di un’Unione europea lontana dai cittadini, che non ha a cuore i loro interessi. Se da Bruxelles arriverà una risposta alla crisi che sia tempestiva ed adeguata, che permetta agli Stati membri di attutire gli effetti disastrosi di questa crisi e che dia loro gli strumenti per ripartire al più presto, allora non vi sarà motivo perché cresca lo scetticismo nei confronti dell’UE.”

Aumenterà l’influenza della Cina e della Russia in Italia dopo gli aiuti sanitari inviati nelle ultime settimane?

“L’Italia ha ricevuto aiuti da ogni parte del mondo, non esistono colori politici di fronte alla solidarietà. Qui non parliamo di assetti geopolitici o di alleanze, alle quali l’Italia resta ovviamente leale, parliamo di umanità. Quanto si tratta di fornire aiuti ogni paese offre quello che può. Il fatto che abbiamo ricevuto solidarietà da parte di moltissimi Stati, è un segno certamente positivo.”

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