La regione del Sahel è di fatto la frontiera meridionale dell’Europa ed assume per l’Italia valore strategico sotto il profilo della sicurezza, della gestione del fenomeno migratorio e del contrasto ai traffici illeciti favoriti dal fragile tessuto, economico e istituzionale.
Nell’area saheliana, caratterizzata da precarietà socio-economica, vulnerabilità ambientale, frammentazione e difficoltà di funzionamento delle istituzioni nei territori periferici, si sono aggiunti ulteriori fattori di instabilità derivanti dai cambiamenti climatici, dalla crescita demografica, dalla pandemia e dall’estremismo jihadista.
Di concerto con l’UE, l’Italia assicura un crescente impegno a favore della stabilizzazione della regione, promuovendo un bilanciamento tra il contributo sul piano della sicurezza, del rafforzamento delle istituzioni e della Cooperazione allo Sviluppo. L’Italia partecipa all’Alleanza e alla Coalizione per il Sahel, sostiene il G5 Sahel, promuove il ruolo di Organizzazioni Regionali come l’ECOWAS e l’Unione Africana, e mantiene un dialogo con i partner extra-europei.
L’azione dell’Italia continua attraverso le attività della MISIN (missione militare di addestramento alle forze del Niger) e con la partecipazione alle missioni civili e militari dell’UE (EUTM Mali, EUCAP Sahel Mali ed EUCAP Sahel Niger), alla missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Mali (MINUSMA) e alla TF Takuba.
In Africa occidentale sono evidenti le interconnessioni tra sostenibilità, pace, lotta al terrorismo, alla criminalità e ai traffici illeciti, sviluppo, progresso, flussi di migranti e rifugiati e cambiamenti climatici.
L’Italia è impegnata a indirizzare le risorse della cooperazione e gli investimenti privati verso i settori prioritari della formazione, dell’educazione, nonché verso la creazione di una rete di imprese locali. Inoltre è essenziale il dialogo sui diritti umani e la governance. Si tratta di tematiche cruciali per creare le condizioni necessarie allo sviluppo, la cui importanza è affermata nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e nell’Agenda 2063 dell’Unione Africana.