L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile
La nuova Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, cui l’Italia ha contribuito a definire nel quadro dei negoziati ONU, rappresenta un piano ambizioso per eliminare la povertà e promuovere la prosperità economica, lo sviluppo sociale e la protezione dell’ambiente su scala globale.
Il preambolo della Dichiarazione “Trasformare il Nostro Mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” afferma: “Siamo decisi a liberare l’umanità dalla tirannia della povertà e vogliamo guarire e rendere sicuro il nostro pianeta per le generazioni presenti e future. Siamo determinati a fare i passi coraggiosi e trasformativi che sono urgenti e necessari per mettere il mondo su un percorso più sostenibile e duraturo. Mentre iniziamo questo cammino comune, promettiamo che nessuno sarà escluso”.
Nell’evidenziare l’obiettivo dell’eliminazione della povertà entro il 2030, la nuova Agenda si focalizza sull’integrazione economica, sociale, ambientale e di governance dello sviluppo, e invita tutti i Paesi ad attivarsi in un percorso di sviluppo comune senza lasciare indietro nessuno. Le cinque “P”- Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership – rappresentano i principi sui quali poggia l’Agenda.
L’Agenda definisce 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile e 169 targets che occorre perseguire nei prossimi 15 anni. Gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile mirano ad affrontare gli ostacoli sistemici allo sviluppo, come le disuguaglianze, i sistemi di produzione e consumo non sostenibili, le infrastrutture inadeguate, la mancanza di lavoro dignitoso, i cambiamenti climatici e la perdita degli ecosistemi e della biodiversità. Ciascuno dei 17 obiettivi è a sua volta strutturato in targets e indicatori misurabili in modo tale da garantirne il monitoraggio in itinere. La Commissione Statistica dell’ONU e un gruppo di esperti istituito ad hoc (“Inter-Agency Expert Group on Sustainable Development Goal Indicators”) sta lavorando alla definizione di un set di circa 240 indicatori globali sociali, economici, ambientali e di governance, riferiti ai 169 targets per misurare i progressi.
L’Agenda 2030 vuole essere trasformativa e universale. Trasformativa, perché si vuole cambiare il modo in cui si relazionano società, sistema produttivo e ambiente. Universale, perché l’Agenda si applica non solo ai Paesi in via di Sviluppo, ma a tutti i Paesi, riconoscendo che la sostenibilità dei processi di sviluppo trascende gli ambiti di applicazione nazionale e necessita di una coerenza di politiche e comportamenti a livello globale. I progressi nell’implementazione dell’Agenda andranno verificati e monitorati ai diversi livelli. Da qui l’accento posto sul meccanismo di seguiti e revisione dell’attuazione dell’Agenda, basato su una partecipazione multi-attore (Governi, ma anche le altre componenti della società: Parlamenti, ONG, istituzioni accademiche, settore privato) e multi-livello (nazionale, regionale e globale). Dei seguiti dell’Agenda si occuperà una nuova istituzione dell’ONU, il Foro Politico di Alto livello, costituita di recente a tale scopo. A livello nazionale, il Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo avrà un ruolo fondamentale nel monitoraggio e nella verifica dell’applicazione dell’Agenda per la parte relativa alla cooperazione allo sviluppo.
Da parte italiana l’applicazione seguirà due filoni: il primo di applicazione interna, il secondo di adeguamento della strategia di cooperazione allo sviluppo alla nuova Agenda.
Parallelamente l’Italia parteciperà alla riflessione sulla riforma delle modalità operative del Sistema ONU per lo sviluppo al fine di adeguarlo alla visione integrata che deriva dall’Agenda 2030 e migliorarne nel complesso l’efficacia.
Il Piano di Azione di Addis Abeba
Al termine di un complesso processo negoziale, in occasione della terza Conferenza sul Finanziamento dello Sviluppo tenutasi ad Addis Abeba nel luglio 2015, la comunità internazionale ha concordato un nuovo quadro di riferimento relativo all’attuazione e al finanziamento dello sviluppo sostenibile. Punti chiave del Piano di Azione di Addis Abeba:
- promuovere la mobilitazione e l’uso efficace delle risorse domestiche, anche attraverso il rafforzamento dei sistemi fiscali e di tassazione;
- coinvolgere maggiormente l’economia privata per uno sviluppo sostenibile globale;
- facilitare il trasferimento di scienza, innovazione e tecnologie verso i Paesi in via di sviluppo;
- promuovere il commercio internazionale, motore di una crescita economica inclusiva;
- promuovere nuovi modelli di finanziamento pubblico-privati;
- facilitare l’invio delle rimesse dei migranti nei Paesi di origine, in particolare riducendo i costi di trasferimento del denaro;
- assicurare la sostenibilità del debito e favorire la ristrutturazione del debito nei Paesi meno Avanzati, nei Paesi fragili e nei piccoli Stati insulari;
- rafforzare la cooperazione internazionale, in particolare nei Paesi meno Avanzati, negli Stati fragili e nei Paesi più bisognosi.
Per eradicare la povertà e raggiungere un nuovo equilibrio basato sullo sviluppo sostenibile, occorre allargare l’orizzonte e uscire dalla logica del mero aiuto finanziario. In tale ottica, la Conferenza sul Finanziamento dello Sviluppo di Addis Abeba ha affrontato il nodo degli “strumenti di applicazione” che dovranno sostenere la nuova Agenda 2030 – la coerenza delle politiche per lo sviluppo, le strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile, il trasferimento di tecnologia e innovazione, e delle risorse necessarie per raggiungere i suoi obiettivi, completando il percorso avviato a Monterrey nel 2002 e a Doha nel 2008.