Nella corsa alla leadership mondiale si inserisce un nuovo elemento: la ricerca nella scienza medica che si traduce nel possesso di dati di conoscenza e non già di tecnologie. Il tema è l’argomento di copertina del nuovo numero della rivista “Longitude”, diretta da Pialuisa Bianco, dal 4 febbraio in edicola. Attraverso un’approfondita analisi si cerca di stabilire quali sono le cause e gli effetti (“la pillola amara’’) della competizione in essere tra Occidente e la Cina non già sul piano delle tecnologie, ma della conoscenza in un settore assolutamente importante della “governance globale”. Ed in questa corsa il “fatto nuovo” che si determina è che mentre l’industria farmaceutica dell’Occidente cerca di allargarsi al mercato cinese, traendone non pochi vantaggi in termini di business, offre , al contempo, alla Cina l’opportunità di appropriarsi di “knowhow” scientifico che è “patrimonio” dell’Occidente. L’effetto che ne deriva è una “pillola” che non può non essere “amara” per l’Occidente.
I due “competitor” Occidente e Cina, sono anche oggetto di analisi del direttore della rivista che nel suo editoriale (“Attenti a quello che desideriamo”), si interroga sul “punto debole” dell’approccio americano ed europeo nei confronti del Paese della Grande Muraglia. Sia l’Europa, sia gli Stati Uniti hanno sviluppato una sorta di “dipendenza psicologica”, a causa delle dimensioni in termini economici che sta assumendo “l’avanzata cinese”. Di qui il “desiderio” che la Cina faccia fallimento: “mentre la crisi finanziaria in Occidente accelera lo spostamento di potere economico verso Est, si consolida una certa dipendenza psicologica: gli europei sono in soggezione per la complessità dell’avanzata cinese; gli americani per la grandezza”. E “il timore si manifesta come desiderio di vedere fallire la Cina” nei suoi obbiettivi di crescita.
Siamo sicuri – si interroga Bianco – che è meglio essere il numero uno in un mondo che crolla piuttosto che uno dei coautori, pilastro importante, di un mondo che funzioni? In sostanza – afferma il direttore di “Longitude” – il tracollo di un pilastro attuale dell’economia mondiale, come la Cina, farebbe più male all’Occidente che alla Cina stessa.
Sulla scia dell’analisi sulla competizione globale, in termini anche economici, la rivista dedica alcuni servizi allo “stato dell’arte” dell’Eurozona, in particolare della sua moneta. Si spiega come e perchè una cura troppo restrittiva dell’Euro, possa comportare pesanti conseguenze recessive: così “la cura diventa peggiore del male” perché continuano a persistere “impressionanti asimmetrie tra le disposizioni in materia di disciplina di bilancio e convergenza economica”.
Nel nuovo numero di “Longitude” un’analisi sulle prossime elezioni presidenziali in Russia che vede Putin “senza rivali” che possano impedire una sua rielezione, ma in un contesto , in questa tornata, “molto complesso” nel quale trovano posto anche i diritti umani .
A quale “gradino nei rapporti tra Stati, è giunto il rapporto tra Stati Uniti-Europa ed Iran con particolare riferimento alla questione del nucleare? A questo interrogativo sono dedicati due servizi della rivista, uno dei quali è dedicato ai rapporti tra Israele ed Iran. Anche l’Ungheria della “nuova carta costituzionale”, è all’attenzione di “Longitude”: nell’analisi si spiega che in questo Paese c’è una lotta tra due versioni autoritarie: non è cresciuto un profilo né istituzionale né politico che sia affine alla democrazia europea.