Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, accompagnato dal Ministro Giulio Terzi, è in Giordania per una visita di tre giorni: al centro dei colloqui i rapporti tra Roma ed Amman ma gli incontri con Re Abdallah II, il Primo Ministro Awn Khasawneh, il Presidente del Senato Taher Masri e lo Speaker della Camera Bassa Abdul Karim Doghmi, consentiranno anche uno scambio di vedute sulla crisi siriana. La Giordania, che proprio in queste settimane è alle prese con l’arrivo di immigrati in fuga da Damasco, gioca un ruolo fondamentale nella complessa diplomazia della regione.
Dassù: l’emergenza è anche umanitaria
L’Italia fa parte del “core-group” dei paesi ‘amici del popolo siriano’ composto da 13 nazioni fra cui Usa, Germania, Francia, Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Marocco, riuniti nel fine settimana ad Istanbul. “Ho confermato nel mio intervento – ha detto il Sottosegretario Marta Dassù, presente all’incontro- che stiamo allocando tre milioni di euro all’emergenza umanitaria: era un impegno che avevamo già annunciato a Tunisi”, ha detto Dassù riferendosi alla prima Conferenza dei Paesi amici della Siria svoltasi nella capitale tunisina a fine febbraio.
Annan: la scadenza è ora
Nella loro seconda conferenza svoltasi a Istanbul, i quasi ottanta Paesi “amici del popolo siriano” che più vogliono la fine della repressione in Siria hanno chiesto di indicare un ultimatum entro il quale il regime del presidente Bashar Al Assad si deve adeguare al piano di pace in sei punti elaborato dal mediatore internazionale Kofi Annan. La richiesta, rivolta allo stesso “inviato speciale congiunto” di Lega Araba e Onu, è stato accompagnato da moniti verbali soprattutto del Segretario di Stato americano Hillary Clinton che ha prospettato “serie conseguenze” se non cesseranno le uccisioni di oppositori. Il Capo della Lega Araba, Nabil al Arabi, ha chiesto pressioni sul Consiglio di sicurezza Onu perché adotti misure severe contro il regime di Assad.
“Per il momento – ha spiegato il Sottosegretario Dassu’ – il compromesso trovato a Istanbul è di spingere Annan”, quando parlerà al Consiglio di sicurezza dell’Onu, a tratteggiare “una specie di scenario temporale, a dire che questo suo piano in sei punti non è “senza scadenze, “open ended”, ma “deve avere un limite”. Dassù, ha ricordato che fra i paesi arabi ci sono “forti differenze” sull’ipotesi di armare l’opposizione siriana e ha citato Egitto, Giordania e Marocco che “sono a favore di una soluzione politica e pacifica”. La “preoccupazione dell’Italia – ha riferito il Sottosegretario – è un accentuarsi della guerra civile”, sia “con un peggiorare della crisi umanitaria interna, che è già gravissima”, sia “con un effetto regionale difficile da controllare” (il riferimento, esplicito, é stato ai “problemi del Libano” dove è schierato “un importante contingente” militare italiano).