Disimpegno graduale ma flessibile dall’Afghanistan, con una scadenza convenzionale, quella del 2014, dopo la quale non dovrebbero più rimanere truppe combattenti. La prima tappa della ‘exit strategy’ è stata quella del luglio dello scorso anno, con il primo via al ritiro. E’ questo è lo schema approvato dalla Nato nel vertice di Lisbona del 20 novembre 2010, così com’era stata voluta dagli Stati Uniti, senior partner dell’Isaf, la forza di assistenza alla sicurezza dell’Alleanza. Contestualmente al ritiro delle truppe Nato, il piano prevede anche la graduale “riconsegna” (handover) all’amministrazione afghana di intere province o singoli distretti o anche territori più piccoli dalla Nato, scelti di volta in volta dal governo di Kabul d’accordo con le forze straniere sulla base dei parametri di sicurezza raggiunti. Da parte americana il ritiro degli allora circa 130 mila soldati Usa è iniziato nel luglio scorso un ritiro scaglionato – i primi a partire sono stati i 650 uomini della Guardia Nazionale dell’Iowa – di 10mila militari, completato alla fine del 2011.
Nuova tappa entro l’estate
Entro l’estate del 2012, secondo i piani, dovrà essere completato il ritiro complessivo di 33 mila uomini, più o meno pari al rinforzo ottenuto da Barack Obama dal Congresso Usa nel dicembre 2009, per poi portare il totale del contingente, entro la fine dell’anno, a circa 68 mila. Dopo la fatidica data della fine del 2014 sul teatro afghano gli Usa pensano di lasciare non più di 25 mila soldati, che, quando il controllo del territorio sarà interamente riconsegnato al governo di Kabul, avranno compiti di addestramento, protezione e di eventuale appoggio ad azioni militari degli afghani. Attualmente – il dato è contenuto nel sito ufficiale dell’Isaf – gli Usa hanno ancora sul terreno circa 95 mila truppe. Quanto agli altri contingenti, fra cui quello italiano di 3.800 uomini, la richiesta della Nato è che non ci siano ritiri sostanziali fino al 2014. Ma il secondo Paese per grandezza del contingente, quello britannico, che attualmente ammonta a 9.500, ha già meditato un sostanziale ritiro già per la fine del 2013, forse 4.000. Le forze afghane, secondo cifre fornite il mese scorso dal ministro della difesa afghano, Mohammed Zahir Azimi, ammontano al momento a 330 mila uomini, di cui almeno 195 mila militari.
Terzi: riconoscimenti all’Italia
“L’Italia ha ricevuto sia dai partner internazionali che dalla popolazione afghana un apprezzamento unanime” per il ruolo svolto in Afghanistan. “Grazie al contributo del nostro Paese sono stati raggiunti traguardi fino a dieci anni fa impossibili”, basti pensare che “69 donne siedono in Parlamento”. Lo ha detto il Ministro degli Esteri Giulio Terzi intervenendo, nei giorni scorsi, alle commissioni riunite di Camera e Senato, in vista del vertice Nato di Chicago.
Tra i risultati ottenuti anche con il contributo italiano il titolare della Farnesina ha citato “l’approvazione di una Costituzione che riconosce parità di trattamento tra uomini e donne, il fatto che 7 milioni di bambini – il 38% femmine – vanno a scuola, rispetto ai 900 mila solo maschi dell’epoca dei talebani e che il 19,3% degli iscritti all’università sono donne”. Inoltre, ha aggiunto, “il servizio sanitario raggiunge il 64% della popolazione rispetto all’8% di dieci anni fa”.