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“We the people of Ukraine”

Un’immagine incandescente che riecheggia l’esito di una rivoluzione democratica campeggia sulla copertina del numero 36 di ”Longitude”, la rivista diretta da Pialuisa Bianco in edicola dal 6 marzo.
“We the people of Ukraine” è il titolo di apertura di questo numero denso di approfondimenti di politica internazionale, in cui il focus è incentrato su un’articolata analisi sul campo della situazione in Ucraina.


Due editoriali
“The fear of ambition” di Pialuisa Bianco è incentrato sulle mosse attuali e le ambizioni della politica estera tedesca. La Germania, essendo, di fatto, la principale potenza europea, sta riallineandosi sul settore strategico e di difesa. Ora deve chiarire al proprio interno uno dei punti nevralgici della sua visione internazionale: il rapporto con la Russia.
A questo proposito ci sono due anime: quella della Merkel, alla guida del Governo, e l’altra dei socialdemocratici in coalizione, che propongono due linee diverse.
Il secondo, “Don’t always blame Europe”, è firmato da Lorenzo Bini Smaghi, autore di un libro in uscita nei prossimi giorni, sulle 33 “false verità” dell’Europa.


Focus Ucraina
Fino a che punto l’Ucraina può rompere i legami con la sua geografia e la sua storia? E’ il quesito posto nel primo articolo dedicato al capitolo Ucraina: dopo oltre due decenni di indipendenza formale, la paura di tornare ad un’alleanza di stampo sovietico sotto un regime autoritario ha scatenato una rivolta di massa, che ha riattivato le tensioni della Guerra Fredda.
Il Paese viene raccontato anche graficamente attraverso mappe che racchiudono elementi storici, dati economici e demografici, recenti movimenti finanziari, i risultati delle elezioni presidenziali del 2010 che hanno portato al potere Janukovic, le risorse, dal gas ai minerali, e la discrasia etnica interna al Paese.
Due box affrontano il tema della Piazza definita come “Temporary autonomous zone” e Pravy Sektor, la frangia più radicale dell’opposizione.


Gli altri servizi
Protagonista della striscia di copertina è lo stato dell’arte della trattativa con l’Iran.
Con “Iran’s game”, la rivista offre un quadro strategico sulle mosse e le chance per uscire dall’isolamento.
Una visione complessiva è data da mappe che riepilogano, regione per regione, gli asset economici e politici: come sono distribuite le risorse, tra cui nucleare, petrolio, pipelines, e la struttura del potere.
Ma anche la posizione controversa di Israele sull’accordo, tesi bilanciata dalla nuova rubrica “The Orientalist” a cura di Maurizio Molinari che da Gerusalemme ha raccolto le opinioni favorevoli all’interno della dirigenza israeliana.


World economy
Altro capitolo è dedicato al “The tango effect”, che metaforicamente si riferisce al circolo vizioso dell’economia argentina che ogni 12 anni cade in catalessi, subisce una grave crisi, si appiana per qualche anno e poi riesplode rapidamente.
Partendo da qui, proseguono le analisi sulle difficoltà delle altre economie emergenti.
Restando in tema “world economy”, Giovanni Tria, un economista italiano, lancia una proposta su come gestire il mercato del lavoro degli immigrati tra Europa e Mediterraneo: una sorta di “Erasmus del lavoro” che potrebbe consentire contemporaneamente sia la loro accoglienza sia una gestione concreta del mercato.


Widescreen
In questo numero, la rubrica fotografica è dedicata alla Bosnia sulla scia delle recenti insurrezioni sullo sfondo del disagio economico e con l’occasione ricorda l’anniversario degli accordi di Dayton, ricostruendo per immagini un pezzo di storia.