L’infanzia in Giappone, dagli anni sereni della pace alle sofferenze della guerra, fino all’esperienza del campo di prigionia con tutta la famiglia: e’ un pezzo di vita quello che Dacia Maraini ha condiviso a Tokyo, in occasione dell’incontro “Scrivere, vivere” ospitato dall’Istituto italiano di cultura. La scrittrice italiana cosi’ allude a un’esperienza umana in cui il filo conduttore e’ da sempre la scrittura, al punto che e’ difficile distinguere il confine tra letteratura e vita.
Un posto speciale
Per lei, il Giappone e’ un posto speciale, e’ il Paese al quale il padre, Fosco Maraini, ha consacrato la sua carriera di antropologo, etnologo, fotografo, scrittore, ed e’ anche quello in cui Dacia ha trascorso un lungo periodo dell’infanzia, rinchiusa in un campo di prigionia, insieme al padre e al resto della famiglia. Il ricordo degli anni difficili della guerra, nonostante le privazioni e le violenze subite dalla famiglia Maraini, non ha intaccato l’amore della scrittrice per il Giappone, che a esso ha dedicato lo scritto “Caro Giappone” ne “La seduzione dell’altrove”, raccolta di scritti di viaggio. Proprio su questa sua esperienza unica, come bambina italiana vissuta nel Giappone degli anni ’40, la Maraini si e’ focalizzata, con la descrizione dei sereni anni della pace seguiti alle sofferenze della guerra, allargando il discorso all’importanza della memoria come elemento costitutivo della vita individuale e del lavoro di scrittura.