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Della Vedova – Il contrasto alla corruzione in Italia e all’estero

Il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale ha inaugurato una “profonda e proficua” collaborazione con il presidente dell’ Autorita’ nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, per fare dell’ Italia un modello nel contrasto alle attivita’ corruttive. Lo ha dichiarato oggi alla Farnesina il sottosegretario Benedetto Della Vedova in occasione del convegno “Il contrasto alla corruzione in Italia e all’ estero”.  Si tratta, ha sottolineato il sottosegretario, di un tema “di grande interesse per la comunita’ diplomatica” sul quale Roma ha dimostrato negli ultimi anni “un forte impegno”, anche con la partecipazione alle iniziative internazionali.

Corruzione: Cantone, piaga di tutte le moderne civiltà

“Nessun Paese al mondo è completamente  libero dalla corruzione”, ha affermato Raffaele Cantone. “Credo che la corruzione – ha spiegato – sia una vera e  propria piaga di tutte le moderne civiltà. Non c’è nessuno stato nel  mondo in cui la corruzione sia sostanzialmente assente”.

Il presidente  dell’Anac ha poi sottolineato che il nostro è anche un Paese “nel  quale la lotta alla corruzione ha avuto un momento di significativo  rilievo all’ inizio degli anni ’90 e oggi vive un approccio  completamente nuovo e diverso”.

Le attività internazionali anti-corruzione promosse dal MAECI – scheda

Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale segue direttamente molte attività dell’Italia in materia di anti-corruzione all’interno dei fora multilaterali e attraverso collaborazioni sul terreno in alcuni Paesi.

La corruzione è un fenomeno che colpisce tutti i Paesi, anche se in modi diversi, minando la fiducia dei mercati e dei cittadini, con perdita di competitività e credibilità e con aumento di crimini transnazionali e conflitti socio-politici. Rappresenta un ostacolo rilevante allo sviluppo sostenibile e all’affermazione della democrazia, alla crescita economica e alla libera concorrenza. L’interdipendenza tra temi globali e nostri interessi bilaterali, unita alla attuale rilevanza della dimensione economica, rende indispensabile ricordare che la legalità rappresenta un aspetto determinante per la competitività del nostro Paese. La prevenzione e lotta alla corruzione è quindi una dimensione sempre più rilevante della nostra politica estera.

Con questa consapevolezza, il Ministero degli Esteri promuove le politiche internazionali di lotta alla corruzione e contribuisce all’effettivo funzionamento degli strumenti ed organismi del settore attraverso un approccio sia a monte, definendo con le altre Amministrazioni e l’ambito privato il coinvolgimento italiano nelle politiche delle Organizzazioni Internazionali di settore, sia a valle, attraverso il monitoraggio dell’attuazione degli impegni nazionali che ne discendono.

Si tratta di un’attività rilevante, che contribuisce allo sviluppo dell’integrazione europea e globale e che porta all’approvazione di standard internazionali ambiziosi, con conseguenze dirette per l’Italia in termini di affidabilità, buone prassi, attuazione normativa, diplomazia giuridica in senso stretto e sviluppo economico.

Seguiamo innanzitutto il Gruppo di lavoro anti-corruzione dell’OCSE e il Gruppo di lavoro anti-corruzione del G20.

Nel primo caso siamo pienamente coinvolti nell’attuazione della Convenzione OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali; partecipiamo, insieme al Ministero della Giustizia, al relativo Gruppo di Lavoro Anti-bribery, nonché alle strategie di contrasto ai fenomeni corruttivi che interessano il settore privato promosse dall’Organizzazione. In questo contesto abbiamo organizzato alla Farnesina lo scorso anno la quarta Conferenza di alto livello sull’anti-corruzione OCSE-G20 fra Governi, imprenditoria e società civile, dalla quale sono nati i contatti che hanno portato alla firma del memorandum di collaborazione tra ANAC e OCSE, che ha trasformato lo scandalo su alcuni appalti di EXPO in un sistema di vigilanza sulle grandi opere che oggi è una best practice valorizzata dall’OCSE. L’OCSE annovera tale collaborazione tra le “migliori prassi” al punto che essa è stata già fonte di ispirazione per un grande progetto infrastrutturale quale quello del futuro aeroporto di Città del Messico e, come emerso nel corso di un recente convegno a Roma sulla promozione dell’integrità negli appalti pubblici – organizzato congiuntamente da OCSE e ANAC – potrebbe essere estesa su base permanente.

Nel Gruppo di lavoro anti-corruzione del G20, che l’Italia ha co-presieduto con successo nel 2014, abbiamo raggiunto risultati di riconosciuto rilievo, tra cui l’approvazione al Vertice di Brisbane di un ambizioso piano d’azione biennale che contiene obiettivi specifici sulla lotta alla corruzione, anche in chiave di sostegno della crescita economica. Tra le attività da segnalare figurano la valorizzazione della nuova Autorità Nazionale Anti Corruzione, l’approvazione di principi sulla “beneficial ownership” delle imprese (finalizzati a identificare chi controlla effettivamente le società di capitali) e l’elaborazione quest’anno – da parte di Italia e Brasile, in collaborazione con OCSE – di principi G20 sugli appalti pubblici. La generalità di tali principi non deve trarre in inganno, poiché essi si impongono come standard internazionali in Paesi molto diversi tra loro, trascinando verso l’alto la qualità del sistema.

La corruzione è anche all’attenzione del G7/G8. Già il summit de L’Aquila nel 2009 aveva individuato tra le priorità l’adozione di politiche sugli effetti negativi della corruzione nelle economie globali e per sottolineare come essa abbia assunto una dimensione transnazionale. Il tema è stato approfondito nel 2013 sotto presidenza britannica, che ha posto la “Trasparenza” al centro dell’agenda globale, focalizzando l’attenzione in particolare su industria estrattiva, gestione delle terre ed elaborazione della G8 Open Data Charter. Un risultato, quest’ultimo, che stiamo ora contribuendo ad estendere al G20 grazie all’interesse del Dip. Funzione Pubblica e dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che sono attivamente coinvolte nella Open Government Partnership. Il sostegno alle politiche di “good governance” e di trasparenza del settore pubblico è anche al centro della Deauville Partnership G7/G8 con i Paesi arabi in transizione, scaturita nel 2011 dalle cd. “primavere arabe”. Al Vertice di Elmau del giugno di quest’anno infine, il tema della corruzione è stato ampiamente dibattuto tra i Leaders, che hanno deciso di approfondirlo nei prossimi mesi e durante la presidenza giapponese del G7 nel 2016. E’ stata inoltre lanciata l’iniziativa CONNEX, finalizzata ad aiutare i PVS ricchi di risorse a realizzare contratti efficaci e trasparenti.

Coordiniamo inoltre a livello nazionale il recupero (asset recovery) dei beni illecitamente detenuti in territorio straniero in possesso di persone ed entità colpite da sanzioni internazionali oppure nei cui confronti siano pendenti procedimenti giudiziari interni o internazionali, ed assicuriamo la partecipazione italiana all’Arab Forum sull’Asset Recovery (AFAR), con estensione delle attività all’Ucraina (Ukraine Forum on Asset Recovery – UFAR), e alla Stolen Asset Recovery initiative (StAR) della Banca Mondiale.

Non da ultimo, partecipiamo – insieme al Ministero dell’Economia e Finanze e alla Banca d’Italia – ai lavori del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale/Financial Action Task Force (GAFI/FATF), che promuove l’attuazione della normativa internazionale in materia di contrasto al finanziamento del terrorismo e al riciclaggio di denaro sporco, e alimentiamo frequenti contatti con le Organizzazioni internazionali, gli organismi e i gruppi che si occupano di elaborare politiche fiscali internazionali, di lotta al riciclaggio e di lotta al finanziamento al terrorismo.

Nell’ambito delle iniziative di “capacity building”, stiamo proponendo al SICA, ai Paesi centroamericani ed al Messico, attraverso seminari ed appositi programmi formativi, l’esperienza ed i metodi italiani nel contrasto alla criminalità organizzata (fortemente radicata in tutta l’America Centrale), rivolgendo un’attenzione particolare al sequestro e alla confisca dei beni derivanti da attività illecite, nonché al loro reimpiego sociale. Ciò al fine di intaccare la capacità di espansione e di impatto delle organizzazioni criminali e, al contempo, di promuovere lo sviluppo economico dei Paesi della regione. Abbiamo anche partecipato, come unico Paese ospite, ai lavori del Senato federale messicano in materia di riforma costituzionale, illustrando il modello italiano di scioglimento degli Enti locali per infiltrazioni della criminalità organizzata.

Anche altre Direzioni Generali, oltre alla DGMO, seguono importanti processi anti-corruzione. Le più importanti sono indubbiamente le attività in ambito UNODC, relative alla Convenzione UNCAC (United Nations Convention Against Corruption) di competenza DGAP e della nostra Rappresentanza a Vienna. In proposito è stato pubblicato dal Segretariato UNODC nel giugno scorso il rapporto finale sull’Italia del primo ciclo di revisione dell’applicazione della Convenzione UNCAC, dedicato ai capitoli ‘criminalizzazione’ e ‘cooperazione internazionale’. L’Italia ottiene una valutazione molto positiva all’esito di questo esercizio così delicato.

Anche la nostra Cooperazione allo Sviluppo sta dedicando crescenti energie al tema della prevenzione e lotta alla corruzione nei PVS con attività di formazione e “capacity building”, che sono finalizzate a rafforzare i sistemi interni dei Paesi meno avanzati al fine di migliorare la loro capacità di sfruttare in modo corretto le loro risorse naturali, con benefici diretti per i loro cittadini. Tale attività potrà, in prospettiva, avere riflessi anche sulle cause di fondo che spingono i migranti economici a lasciare i loro Paesi di origine.

Come dimostra tale quadro d’insieme, partecipiamo ai fora multilaterali con credibilità crescente e con un ruolo prominente in un settore prioritario dell’agenda interna e internazionale, senza tralasciare di valorizzare la lotta alla corruzione anche nei nostri rapporti bilaterali. Ciò nella convinzione che le ricadute positive della cooperazione internazionale hanno anche riflessi economici tangibili, sia sulla attrazione di investimenti e capitali stranieri in Italia, sia per il sostegno alle imprese italiane all’estero – a partire dalle PMI -, grazie all’approvazione di standard internazionali che promuovono maggiore integrità del settore pubblico e privato, nonché attraverso il sostegno all’evoluzione normativa di Paesi dall’alto potenziale economico ma ancora lacerati da forme di corruzione.

Le attività di prevenzione e lotta alla corruzione nel MAECI

La Farnesina adotta un insieme di misure per prevenire e combattere, al suo interno, i rischi di corruzione. Tali misure sono elencate nel Piano Triennale per la prevenzione della corruzione.

  •        Il Piano identifica come aree a maggiore rischio le attività di gestione di consulenze, appalti e contributi, la concessione dei visti, la concessione della cittadinanza, i bilanci delle sedi all’estero e degli IIC, i cambiamenti di stato giuridico (nomine ed avanzamenti). Le diverse Direzioni Generali responsabili di questi procedimenti hanno predisposto strumenti di gestione del rischio che indicano le attività specifiche di ciascun ufficio della Direzione Generale, le caratteristiche dei rischi identificati e le azioni pianificate per farvi fronte.
  •       Nel dare la massima diffusione alle buone pratiche esistenti al MAECI l’Amministrazione ha emanato, aggiornato e applicato direttive, circolari e indicazioni specifiche al fine di promuovere e salvaguardare il corretto svolgimento dell’attività istituzionale presso l’Amministrazione centrale e le Sedi all’estero.
  •       La rotazione del personale costituisce una misura cruciale tra gli strumenti di prevenzione della corruzione: essa riduce il rischio che possano crearsi relazioni particolari tra Amministrazione ed utenti. Nell’anno 2014 sono stati soggetti a rotazione 1213 dipendenti su un totale di 4039 dipendenti ministeriali, ovvero il 30,03% del personale di tutto il MAE, ed il dato è in linea con i dati degli ultimi anni. L’elevatissima mobilità del personale indica che la rotazione riguarda in egual misura tutte le aree del personale.
  •       IL MAECI ha previsto specifiche misure in materia di accesso civico; di autorizzazione al conferimento di incarichi e di dichiarazione di insussistenza di inconferibilità ed incompatibilità degli incarichi; si è conformato agli obblighi di astensione in caso di conflitto di interessi, di autorizzazione al conferimento di incarichi, di svolgimento di attività successiva alla cessazione del rapporto di lavoro, di attribuzione di incarichi a soggetti in quiescenza di rapporto di lavoro. Provvede a controlli a campione di verifica delle fattispecie sopra elencate.
  •       Il MAECI ha predisposto un sistema di segnalazione di illecito e di tutela del dipendente segnalante (vedetta civica – whistleblowing). Il sistema dà garanzie di anonimato, serve a segnalare comportamenti non solo contro la legge ma anche di abuso di potere a fini privati e tutela il segnalante.
  •       IL MAECI si è dotato  di un Codice di comportamento dei dipendenti MAECI, che affianca e specifica il più generale Codice di comportamento dei dipendenti pubblici e stabilisce norme alle quali i destinatari devono attenersi, pena sanzioni disciplinari. E’ uno strumento utile a specificare le fattispecie comportamentali al di fuori degli obblighi legislativi e derivanti dal contratto di lavoro.
  •       Sono state avviate attività di formazione con la Scuola Nazionale di Amministrazione, chiedendo la partecipazione dei rappresentanti dei referenti anticorruzione del MAECI ai corsi di formazione anticorruzione tenuti dalla Scuola. Sono in corso di approntamento modi di effettuare la formazione anticorruzione a distanza destinati alle sedi all’estero.

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