Il progresso di un Paese andrebbe misurato non solo attraverso indicatori economici, ma analizzando anche la dimensione sociale, a cominciare dalle condizioni di vita dei soggetti piu’ a rischio di esclusione. Una “visione integrata dello sviluppo” adottata dall’Agenda 2030 e recepita dal WeWorld Index 2016 presentato alla Farnesina, che mette a fuoco il forte nesso tra diritti dei bambini e parita’ di genere. “La riduzione della poverta’ e delle disuguaglianze, insieme all’inclusivita’” sono “pilastri delle strategie di sviluppo”, ha spiegato Giampaolo Cantini, direttore generale della Cooperazione italiana allo Sviluppo. Da questo punto di vista, il rapporto “evidenzia molto bene le fortissime interrelazioni” tra infanzia e parita’ di genere, prendendo in esame “la condizione della donna nel suo complesso, una componente fondamentale per la condizione dell’infanzia”.
Come ha ricordato Cantini, la “Cooperazione italiana ha gia’ fatto moltissimo” e in questa fase di “revisione delle proprie strategie, proprio alla luce dell’Agenda 2030, trova collocazione una visione delle tematiche di gender che va oltre il campo tradizionale della protezione dei diritti, focalizzandosi sull’empowerment”. Altro aspetto importante, ha aggiunto, e’ quello della “misurazione e degli indicatori statistici che avranno sempre piu’ peso”. La statistica infatti e’ una “componente essenziale della cooperazione”. Lo dimostra l’approvazione da parte dell’Onu dei 240 indicatori statistici per monitorare la condizione di tutti i Paesi del mondo rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdg).
Una decisione celebrata anche da Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro e portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis), che l’ha definita “un passo fondamentale”, aggiungendo tuttavia che “e’ necessario rendere disponibili i dati per costruire una strategia italiana che rispetti gli impegni assunti dal governo”.