“Si disegna per riscrivere un luogo, per rivederlo e riviverlo con altri occhi. Ritrarre una città, per me, vuol dire entrare in relazione emotiva con il luogo e con le persone che lo vivono, in un certo senso fondersi con ciò che si ritrae”: parola di Marina Misiti, reportage artist che il prossimo 14 giugno presenterà in anteprima a Madrid “#grafieurbane”: l’appuntamento è alle 20, promosso dall’Istituto Italiano di Cultura presso la propria sede, nel contesto delle attività parallele alla mostra “Gabriele Basilico. Architettura e città”, e del progetto di residenze artistiche dell’IIC “L’arte che verrà”.
L’artista offrirà al pubblico dell’Istituto Italiano di Cultura la nuova articolazione del suo format artistico: “Mappe Urbane Personali/Mup”, un progetto di reportage illustrati iniziato nel 2005 a New York, e ampliato negli anni in altri contesti urbani (Londra, Tokyo, Roma, ecc.) Si tratta di un paesaggio “emotivo” delle grandi metropoli del mondo, di textures inedite individuate e ritrattate artisticamente, di una serie di tracce, contorni, forme e segni che, riportati creativamente alla luce, concorrono a formare una “visione urbana personale”.
Questi “urban sketches” costituiscono anche una riscoperta del mondo come tessitura di segni da interpretare. Ritrarre la città diventa così un modo privilegiato di comprendere (etimologicamente: prendere con sé, fare propria) questa tessitura, e le grafie urbane qui non sono solo didascalie di immagini, ma immagini esse stesse, espresse in modi diversi ma con pari dignità. Come in un calligramma, dove ci si chiede cosa sia figura e cosa scrittura, anche qui segni e immagini si intrecciano per formare una geografia alternativa e personale, una cartografia estetica ed emozionale delle città.