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Sguardo sull’arte del primo Novecento fra Italia e Bielorussia

Il futurista Gerardo Dottori incontra Marc Chagall e altri grandi maestri bielorussi in “Dottori, Chagall, Soutine, Khodasevich-Léger. Dinamismo, Espressione, Segni e Sogni. Sguardo sull’arte del primo Novecento fra Italia e Bielorussia”, in mostra dal 31 maggio al 4 luglio presso il Museo Nazionale d’Arte della Repubblica di Belarus. L’evento si iscrive nell’Anno della Cultura Italiana in Bielorussia promosso dall’Ambasciata d’Italia a Minsk. Fra i partner i Musei Civici del Comune di Perugia, gli Archivi Gerardo Dottori e la Collezione Art-Belarus di Belgazprombank Spa, con i patrocini di MIBACT, Presidenza di Giunta ed Assemblea legislativa della Regione Umbria, Ministero bielorusso della Cultura e Città di Minsk.

La mostra realizza un irripetibile incontro fra il maestro della variante aeropittorica del Futurismo italiano Gerardo Dottori, del quale ricorre quest’anno il 40° della scomparsa, e i sogni poetici di Marc Chagall, l’espressionismo di Soutine e le astrazioni di Nadia Khodasevich-Léger, tre eccellenze artistiche della prima metà del ‘900 originarie della Bielorussia.

Il movimento marinettiano -di cui Dottori fu esponente di primo piano- si diffuse ampiamente, seppure originalmente, anche in Russia, influenzando la nascita delle avanguardie artistiche di tutto l’est europeo.  Del futurista sono in mostra quattordici fra dipinti, idromatite e disegni datati fra la fine dell’800 e i primi anni Quaranta; di Chagall, due dipinti importanti con i tipici “innamorati”, e di Soutine un famoso ritratto femminile e un suo classico paesaggio, opere tratte dalla collezione Belgazprombank; infine, dai fondi del museo di Minsk due rare opere grafiche di Nadia Khodasevich, sposa di Fernand Léger e custode della sua eredità artistica. A corredo, documenti, autografi, immagini e riviste tratti dall’Archivio Dottori e documentari sul futurista perugino.

Un originale quartetto di protagonisti di stagioni e temperie differenti, che si espressero fra Italia, Bielorussia e Francia, Paese quest’ultimo dove tutti e tre i pittori nativi della Bielorussia operarono prevalentemente, pur mantenendo il retaggio antropologico-culturale della terra di origine

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