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Cuba, un Decreto sulle rinnovabili in risposta alla crisi energetica

Cuba, un Decreto sulle rinnovabili in risposta alla crisi energetica
Cuba, un Decreto sulle rinnovabili in risposta alla crisi energetica

In risposta alla grave crisi energetica che sta attraversando il Paese, il Governo cubano ha emanato un Decreto per “il controllo e l’uso efficiente dei vettori di energia e delle fonti rinnovabili”, ai sensi del quale entro il 2028, gli attori economici pubblici e privati considerati “grandi consumatori” di energia dovranno generare almeno il 50% dell’elettricità che utilizzano durante le ore di punta diurne (l’arco di tempo compreso tra le ore 11:00 e le ore 13:00) a partire da fonti rinnovabili.

Secondo il Decreto, sono grandi consumatori di vettori energetici quegli attori economici statali e non statali, le società straniere e le forme associative che negli ultimi dodici mesi dell’anno precedente hanno consumato una media mensile pari o superiore a 30 megawattora (mWh) o 50.000 litri di carburante. Tali soggetti avranno un periodo di transizione di massimo tre anni per installare fonti di energia rinnovabile o stipulare contratti con l’Unione Elettrica per la capacità installata in parchi solari fotovoltaici per generare almeno il 50% dell’elettricità consumata durante le ore di punta del giorno. È fatta salva la Zona di sviluppo speciale del Mariel, nella quale l’azienda italiana Systems Costruzioni sta realizzando una vetreria in joint venture con un’azienda statale del conglomerato economico GAESA.

In caso di inosservanza delle norme, le Autorità statali possono interrompere la fornitura di energia elettrica fino a settantadue ore e imporre multe.

Il Decreto è l’ultimo di una lunga serie di misure che il Paese caraibico ha adottato quest’anno, in un momento di crisi economica ed energetica in peggioramento, con interruzioni di corrente quotidiane in tutte le Province dell’Isola. La crisi energetica, che a Cuba dura ormai da anni, si è aggravata notevolmente dalla fine di agosto e negli ultimi mesi si sono anche giornalmente registrati tassi di deficit di produzione elettrica superiori al 50% del fabbisogno nell’orario di punta. Inoltre, il Paese ha dovuto affrontare due gravi malfunzionamenti del Sistema Elettrico Nazionale (SEN), messo a dura prova dalla mancanza di combustibile, dovuta alla mancanza di valuta estera per importarlo e dai ripetuti guasti alle obsolete centrali termoelettriche del Paese.

Il recente Decreto risponde ai piani governativi di aumentare al 24% entro il 2030 la quota delle rinnovabili nel mix energetico nazionale. In particolare, il Paese sta investendo nell’energia solare e, a fine novembre dello scorso anno, la società statale cubana Empresa Eléctrica ha annunciato la costruzione di tre nuovi parchi fotovoltaici con una capacità complessiva di 60 megawatt nella provincia Camagüey, che si aggiungeranno ai 12 impianti già installati nella regione centrale di Cuba. A metà marzo è stato annunciato che Cuba prevede di installare 92 parchi fotovoltaici con una capacità complessiva di generazione di energia elettrica di 2.000 MW entro il 2028, mentre esperti cubani hanno individuato 21 aree del Paese che offrono condizioni favorevoli alla costruzione di parchi eolici. Tuttavia, il Paese è ancora molto indietro rispetto alla tabella di marcia che si è prefissato. Attualmente, meno del 5% del fabbisogno giornaliero di elettricità è soddisfatto da fonti rinnovabili.

 

Stretta al commercio all’ingrosso per le imprese private

Il Governo cubano ha recentemente introdotto nuove normative riguardanti il commercio all’ingrosso, inserendo gli enti statali nel processo di distribuzione commerciale dei beni, con un impatto significativo sulle piccole e medie imprese private (mipymes). In effetti, in base alla nuova normativa, solo le mipymes che detengono una licenza di “attività principale” nel commercio all’ingrosso saranno autorizzate a operare nel settore e a farlo esclusivamente tramite entità statali o aziende statali all’ingrosso mediante la stipula di contratti specifici. Le mipymes e le cooperative che svolgono attività di commercio all’ingrosso come “attività secondaria” sono invece escluse da tale pratica, così come i lavoratori autonomi.

Questa misura è parte di un pacchetto governativo volto a modernizzare il settore non statale, con l’obiettivo dichiarato di ridurre l’inflazione e di rilanciare l’economia. Tuttavia, le nuove disposizioni potrebbero avere diverse conseguenze, tra cui una potenziale riduzione dell’efficienza e della disponibilità di alcuni beni di consumo importati, con possibili impatti negativi sui consumatori. Alcune mipymes potrebbero anche trovarsi di fronte alla necessità di cessare l’attività o ridimensionare significativamente il proprio volume d’affari. Permangono inoltre incertezze riguardo al tasso di cambio e alla valuta utilizzata nelle transazioni tra privati e Stato, elementi che potrebbero generare difficoltà per le imprese che importano merci.

Questa misura potrebbe paradossalmente favorire e aumentare la competitività delle aziende estere che riforniscono la rete commerciale statale o importano prodotti destinati ad essere venduti attraverso piattaforme online che passano per le istituzioni finanziarie cubane.

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