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Giornata alimentazione: guerra agli sprechi per #FameZero

‘Fame Zero’ è l’obiettivo mondiale per l’abolizione della malnutrizione entro il 2030. Un obiettivo ambizioso ma che  tutti insieme possiamo raggiungere. Per farlo” è urgente mettere in campo  azioni concrete” ha dichiarato il vice ministro agli Affari Esteri, Emanuela Del Re, nel corso della conferenza internazionale organizzata alla Farnesina  in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione.  Il vice ministro ha dunque sollecitato ”tutti gli attori coinvolti ad agire sinergicamente e in maniera coordinata per raggiungere l’obiettivo  e restituire alle popolazioni malnutrite la loro dignità”.   Il cammino è in salita perché i numeri parlano di  821 milioni di persone che hanno sofferto la fame nel 2017, il 60% di loro sono donne. E nonostante il mondo produca cibo sufficiente per sfamare tutti, una persona su nove soffre la fame. Più della metà di chi non ha cibo vive in Paesi colpiti da guerre. Circa il 70% delle popolazioni più povere vive in aree rurali e lavora in agricoltura. La fame uccide più dell’aids e della tubercolosi e il 45% delle morti infantili è dovuto alla denutrizione mentre 151 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni soffrono di rachitismo. Di contro 1,9 miliardi di persone, oltre un quarto della popolazione mondiale, sono in sovrappeso. Gli obesi sono 672 milioni e 3,4 milioni di persone muoiono ogni anno per problemi legati all’obesità. Inoltre un terzo del cibo prodotto nel mondo va perduto o sprecato, con un costo di 680 miliardi nei Paesi industrializzati e 310 miliardi in quelli in via di sviluppo. E non basta: il 6% dei gas serra è provocato dagli sprechi alimentari che conferiscono nelle discariche. Dunque un doppio danno: ambientale e umanitario. La principale causa di insicurezza alimentare sono  i conflitti e i fenomeni meteorologici estremi che aumentano le migrazioni. Questi fattori, associati al rallentamento dell’economia e all’aumento dei livelli di sovrappeso e obesità, hanno spazzato via, secondo quanto riferisce la Fao, oltre un decennio di progressi nella lotta contro la fame.   Ma non mancano segnali di speranza. Grazie alla Fao nella Repubblica democratica del Congo, ad esempio, uomini e donne della provincia di Tshopo si sono riuniti per discutere di pesca, tradizionalmente appannaggio dei soli uomini. Dopo aver deciso di aprire alle donne si è avuto un aumento del pescato e del reddito di cui ha beneficiato l’intera comunità. In Gambia e Senegal, con il programma Fao ‘un milione di cisterne’ per la raccolta e conservazione dell’acqua piovana si è riusciti a migliorare la produzione agricola e la nutrizione delle famiglie rafforzando la resilienza. E senza andare troppo lontano,  un appello a imparare, nelle nostre opulente cucine, a non sprecare cibo è arrivato dal celebre chef Carlo Cracco testimonial Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo). ”Comprare di meno fa bene al nostro portafoglio ma anche al problema della fame nel mondo – sostiene Cracco – impariamo a non lasciarci attrarre nei supermercati da cose ‘colorate’ che stazionano poi nei nostri frigoriferi fino a quando non vengono gettate via. Torniamo a riciclare il cibo avanzato, anche questo è saper cucinare”.

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