(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Onorevole Presidente della Camera dei Deputati,
Onorevole Presidente della Commissione Giustizia,
Onorevoli e Senatori,
Signore e Signori,
Desidero innanzi tutto ringraziare il Presidente Fini e la Presidente Bongiorno per l’invito a partecipare a questo convegno, così ricco di spunti di riflessione.
E’ difficile aggiungere ulteriori commenti a quelle degli autorevoli oratori che mi hanno preceduto. Proverò tuttavia a presentare alcune considerazioni, tratte dalla mia esperienza personale e dal mio lavoro quotidiano.
Vorrei innanzi tutto esprimere la grande soddisfazione con la quale ho accolto il conferimento del Premio Nobel per la Pace alla Signora Ellen Johson Sirleaf, Presidente della Repubblica di Liberia, alla sua connazionale Leymah Gbowee ed alla yemenita Tawakkel Karman. Come sapete, il Ministero degli Affari Esteri aveva sostenuto attivamente la campagna per il conferimento del Premio Nobel per la Pace alle donne africane. Il riconoscimento a queste tre donne straordinarie è il coronamento di un’intuizione, che si inserisce in un’azione a tutto campo dell’Italia in favore della promozione del ruolo della donna.
Signore e Signori,
Sono stato molto colpito dalle parole Tawakkol Karman, che ho incontrato qualche giorno fa in occasione della sua visita in Italia: “le donne devono smettere di sentirsi parte del problema e diventare parte della soluzione”. Non si potrebbe esprimere in maniera più efficace il senso profondo dell’azione che la diplomazia italiana persegue con coerenza e convinzione a favore della promozione del ruolo delle donne, soprattutto in Africa.
Quando si parla di donne africane, non si possono trascurare le ripercussioni che su di esse hanno le situazioni di crisi e di conflitto. L’Italia è in prima linea in questo campo. Ha attivamente sostenuto la Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su “Donne, pace e sicurezza”, dedicata all’impatto della guerra sulla condizione delle donne e al contributo delle donne nella risoluzione dei conflitti e per una pace giusta e durevole.
Abbiamo concorso attivamente all’adozione di tre ulteriori risoluzioni del 2008 e 2009 (le n. 1820, 1888 e 1889). Le prime due riconoscono per la prima volta il nesso tra sicurezza internazionale e contrasto all’uso della violenza sessuale come strumento di guerra. La risoluzione 1889 riconosce che “le donne sono la soluzione”: essa invita gli Stati a sostenere la leadership femminile nelle azioni per la risoluzione dei conflitti e per la ricostruzione post-conflitto.
Con l’attivo coinvolgimento della società civile, l’Italia si è dotata di un Piano Nazionale triennale per assicurare i seguiti delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Tra le azioni concrete previste, l’aumento del numero delle donne nei contingenti di pace delle nostre Forze Armate, il rafforzamento della partecipazione delle donne ai processi di pace, la protezione dei diritti delle donne nelle situazioni di conflitto o post-conflitto, la lotta contro il fenomeno raccapricciante delle bambine e dei bambini soldato. La Commissione Nazionale Indipendente per i diritti umani, la cui istituzione è attualmente all’esame del Parlamento, sarà uno strumento essenziale anche per intensificare le nostre azioni a tutela e promozione della donna.
Vorrei inoltre evidenziare l’azione dell’Italia nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili. Da tempo, la Farnesina sostiene la campagna per l’adozione di una risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per mettere al bando una pratica così grave, che offende profondamente la dignità della persona. E’ un’iniziativa che travalica i suoi obiettivi di carattere sanitario. Nel rispetto delle specificità giuridiche e religiose dei vari popoli, la risoluzione mira a riaffermare il rispetto di uno dei diritti umani più basilari, il diritto fondamentale all’integrità fisica. E’ una battaglia che deve essere vinta e che lo sarà. E’ soltanto una questione di tempi, che auspichiamo possano essere i più brevi possibili, grazie anche al sostegno dell’Unione Africana.
Su un piano ancora più concreto, le politiche di cooperazione allo sviluppo attuate dall’Italia pongono da sempre l’empowerment femminile come una priorità essenziale. L’Italia sostiene inoltre le azioni delle organizzazioni internazionali che tutelano la dignità della donna e ne promuovono il ruolo nella società, nell’economia e nella politica. L’Africa – e in particolare l’Africa occidentale – è la regione del mondo in cui si concentra la maggior parte di programmi di promozione della donna sostenuti dall’Italia (con un investimento di almeno 30 milioni di euro negli ultimi 3 anni). Per dare il senso di quello che facciamo, cito, a titolo di esempio, le azioni per la salute della famiglia, in particolare delle donne e dei bambini nelle situazioni di conflitto e di post-conflitto. I diritti della donna debbono essere affermati non solo nell’ambito familiare, ma soprattutto nell’ambito economico e sociale. L’Italia promuove per esempio l’imprenditorialità femminile nei Paesi in via di sviluppo (ed in particolare in quelli africani), attraverso articolati programmi di microcredito e di appoggio allo sviluppo delle piccole e medie imprese.
Signore e Signori,
vorrei concludere con un omaggio sentito all’opera di una donna straordinaria come la Signora Johnson Sirleaf. Prima donna ad essere eletta Presidente di uno Stato africano, ha saputo affermarsi come una leader politica autorevole e rispettata. Ho ancora sotto gli occhi le immagini terribili della guerra civile che ha a lungo insanguinato la Liberia e che ha causato nelle donne ferite ancora più profonde di quelle inferte ad un Paese già martoriato dalla violenza. Negli ultimi anni, i progressi della Liberia sono stati evidenti, in tutti i campi: dalla crescita economica al costante progresso nelle classifiche internazionali in materia di lotta alla corruzione ed alle diseguaglianze. Per questi eccezionali risultati, il mondo intero è debitore alla Presidente Johnson Sirleaf.
La scelta di investire nelle donne non è una moda occasionale né risponde solo ad un afflato di giustizia, che pure è importante coltivare. E’ anche un preciso interesse del nostro Paese e dell’intera comunità internazionale. Come ho personalmente – e più volte – sottolineato, la promozione del ruolo della donna nella società, nell’economia e nella politica, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, è un mezzo insostituibile per perseguire la pace e la stabilità internazionali. Un mondo senza squilibri tra donne e uomini, oltre ad essere più giusto, è anche un luogo più sicuro. Dove prevalgono i valori della convivenza civile e della tolleranza, la pace non è lontana.
Grazie.