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Dettaglio intervento

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)


Signor Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese, Ding Wei


Signor Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Massimo Vari


Signor Presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca


Signor Amministratore Delegato di RAI World, Claudio Cappon,


Signore e Signori,


Desidero innanzi tutto congratularmi con Duilio Giammaria, di cui conosco ed apprezzo da tempo il lavoro come instancabile corrispondente della Rai nel mondo. Il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Marche e la Rai hanno fin dall’inizio collaborato con entusiasmo alla realizzazione di questa felice idea di un documentario, che, ispirandosi all’opera di Padre Matteo Ricci, illustra con esempi concreti l’eccellenza italiana in Cina. Un bel risultato del Programma “MAE-Regioni Cina”, avviato nel 2009 e che auspico di replicare, anche estendendolo ad altri Paesi.


“Conoscere prima di giudicare”. Così il Signor Presidente della Repubblica, in occasione della sua visita di Stato del 2010, ha esortato ad avvicinarsi alla Cina. Oggi chiunque può accedere subito e senza costi a notizie da ogni luogo del mondo. La conoscenza non è però la mera somma di una quantità crescente di informazioni. Il vaglio della ragione e, soprattutto, dei valori resta insostituibile.


Ecco perché è preziosa l’esperienza di chi ci ha preceduto. E’ forse difficile capire oggi come un Europeo della fine del Cinquecento vedesse la Cina. La nostra consuetudine quotidiana con il passato talvolta ci fa dimenticare che la vita materiale e la realtà sociale del tardo Rinascimento erano profondamente diverse dalle nostre. Pochi anni prima della partenza di Matteo Ricci per l’Oriente, il re di Spagna ricevette la notizia della vittoria di Lepanto dopo non meno di 24 giorni. Un viaggio transoceanico comportava, quando andava bene, la morte di metà dei naviganti, a causa delle pessime condizioni igieniche e della carenza di vitamine.


La Cina che Matteo Ricci conobbe aveva un’amministrazione ben organizzata, un’economia prospera e soprattutto una cultura raffinata che affascinava il resto del mondo.


Matteo Ricci non pensava certo di civilizzare la Cina. Le sue relazioni, giunte fino a noi, lo dimostrano. Egli era sicuramente un uomo eccezionale, che partendo dagli insegnamenti di un altro grande missionario gesuita, Alessandro Valignano, professò il metodo dell’”adattamento”, promuovendo la cultura e la dignità dei popoli locali, non meno del messaggio della fede cristiana.


Il marchigiano Matteo Ricci giunse in Cina partendo da Macerata. Fece tappa prima in India e, dopo un paio d’anni trascorsi nel Kerala, a differenza della maggior parte di quanti lo avevano preceduto, non si fermò nell’avamposto europeo di Macao. Con la proverbiale tenacia degli uomini di Chiesa, dopo alcune tappe intermedie (durate anni) ricordate dal documentario, Padre Matteo si stabilì a Pechino. Incontrò sicuramente difficoltà: come non vedere il significato quasi simbolico dell’episodio, ricordato dal documentario, del lancio di pietre da una pagoda sulla casa di Ricci? Trovò però interlocutori intelligenti e curiosi alla corte dell’imperatore, uno degli ultimi della dinastia Ming. Si adattò ai costumi e imparò la lingua: a lui si deve il primo dizionario bilingue dal cinese verso un idioma europeo. Come mostra il documentario, disegnò e fece stampare il primo planisfero cinese, la “Mappa dei 10.000 Paesi del Mondo”.


Padre Matteo si sforzò di comprendere i suoi interlocutori. Questa sua sensibilità lo rese enormemente credibile nella diffusione delle sue idee e della sua fede. L’Italia di oggi segue questo esempio. Siamo un Paese dinamico ed aperto al mondo. Come dimostrato dagli eccellenti risultati della recente missione del Presidente Monti, dall’intensa attività promossa dal Comitato Governativo italo-cinese costituito nel 2004 e da prestigiose organizzazioni private come la Fondazione Italia-Cina presieduta da Cesare Romiti, a Pechino l’Italia è rispettata ed ascoltata a tutti i livelli. I nostri operatori economici sono ben inseriti nel mercato cinese, dove sono apprezzati non solo per il design e per la tecnologia, ma anche per la capacità di dimostrarsi flessibili e rispettosi della realtà locale. Nel documentario di Duilio Giammaria ne vediamo alcuni esempi.


Grazie all’eccellente collaborazione con le autorità cinesi, stiamo sviluppando alcuni settori prioritari: l’economia della conoscenza, la cooperazione tecnico-scientifica, le relazioni people to people, gli scambi turistici e culturali. Su questi aspetti decisivi stiamo compiendo uno sforzo comune con le altre Amministrazioni dello Stato, con le Regioni, con le istituzioni accademiche e scientifiche, con le organizzazioni del mondo imprenditoriale.


L’evento di oggi e l’eccellente documentario di Duilio Giammaria ne sono una testimonianza.


Vi ringrazio per l’attenzione.

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