(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Signori Ministri
Signori Ambasciatori, rappresentanti del mondo diplomatico
Presidente Baratta
Signore e Signori
Sono particolarmente lieto di rappresentare l’Italia e il Ministro degli Esteri Emma Bonino a questa 55ª edizione della Biennale di Venezia: una tra le più prestigiose manifestazioni sulla scena internazionale per la promozione delle arti contemporanee. L’Esposizione Internazionale d’Arte nasce nel 1895: da allora, i più importanti artisti di tutto il mondo hanno preso parte alle edizioni che si sono via via susseguite, durante le quali sono state spesso lanciate nuove correnti artistiche. In questo momento di crisi in cui viviamo, l’arte contemporanea rappresenta non solo un’occasione di crescita, anche in termini di turismo per la città di Venezia, ma costituisce una lettura creativa della realtà ed una risposta d’avanguardia al travaglio esistenziale a cui la crisi ci obbliga.
Queste giornate che precedono l’apertura al pubblico sono sicuramente molto importanti, perché danno spazio a una serie di dibattiti e conversazioni che coinvolgono artisti e intellettuali delle più diverse estrazioni e nazionalità. Sono un punto di incontro tra mondo politico, economico e culturale a livello europeo e mondiale. Però in questa fase c’è bisogno di un modo nuovo di agire. C’è bisogno di parlare più direttamente alla gente ed al pubblico . Si avverte una pressante sociale di cultura nella società, tra la gente, che è al contempo una richiesta di interpretazione del presente e di visione del futuro.
Non potrà essere soltanto l’economia a rimettere in piedi il mondo, ma sarà anche la cultura a indicare la direzione e il passo da seguire. Non possiamo restare rinchiusi in “torri d’avorio” ora che, in questo momento di grave difficoltà, emerge il bisogno di una conversazione collettiva per l’elaborazione del senso e del destino comuni. L’alto livello delle conversazioni di questi giorni rappresenta un capitale culturale immateriale, bene comune, che deve essere fatto circolare il più ampiamente possibile. In questo momento difficile per l’Italia e per l’Europa, dobbiamo ribadire che tutte le arti contribuiscono all’arte di vivere.
Sono fiero, nella mia qualità di Sottosegretario di Stato con delega per la promozione culturale ma anche per le relazioni con l’America Latina, di vedere una forte e qualificata presenza di artisti della regione a questo evento. Troppo spesso le relazioni tra Paesi, in particolare tra Italia ed America Latina, sono lette solo attraverso la lente economica che in questa fase viene invocata come una panacea di salvezza troppo semplicistica. Si dimentica che esistono diversi modelli di sviluppo e diverse soluzioni economiche ai problemi e che la scelta dipende dalla cultura e dalla visione del mondo di una società.
Solo le relazioni culturali tra le nazioni, che vanno anche oltre i governi e che coinvolgono tutte le componenti di un Paese, sono la garanzia più autentica della nascita di un’empatia/simpatia tra comunità da cui può scaturire una cooperazione paritaria, tesa a cercare insieme strade condivise di futuro mettendo in campo la propria solidarietà.
L’IILA è un’espressione di questa idea di cerniera che intensifica i rapporti su più dimensioni – un attore importante contro il rischio di deriva delle nostre realtà. L’Istituto testimonia la storica vocazione dell’Italia nei confronti dell’America Latina e contribuisce al rafforzamento delle nostre relazioni con un continente per noi inevitabilmente prioritario.
Nel Padiglione IILA, collocato all’interno dell’Arsenale, viene proposta l’arte latinoamericana e, attraverso di essa, l’immagine di un continente in continua evoluzione artistica, sociale e culturale. Molti degli artisti partecipanti alle passate edizioni hanno avuto l’opportunità di farsi apprezzare, ricevendo importanti riconoscimenti a livello internazionale. Il Padiglione dell’IILA continua ad accogliere numerosi artisti per dare un’immagine d’insieme delle tendenze dell’arte latinoamericana, costituendo così il punto d’incontro della migliore produzione artistica della regione con quella europea. I Paesi che non dispongono di un proprio spazio espositivo hanno così l’opportunità di dare visibilità ai talenti che sono capaci di esprimere.
Quest’anno l’IILA presenta il suo Padiglione che si intitola “El Atlas del Imperio” ispirandosi all’allegoria dell’opera di Jorge Luis Borges nonchè agli scritti e al pensiero di Carlos Fuentes e di Italo Calvino. Fondamentali esponenti della cultura latino americana ed italiana, insieme fautori di un legame reciproco sempre più stretto, che coinvolge anche l’Europa.
Sono fiero, nella mia qualità di Sottosegretario di Stato con delega per la promozione culturale ma anche per le relazioni con l’America Latina, di vedere una forte e qualificata presenza di artisti della regione a questo evento. Troppo spesso le relazioni tra Paesi, in particolare tra Italia ed America Latina, sono lette solo attraverso la lente economica che in questa fase viene invocata come una panacea di salvezza troppo semplicistica. Si dimentica che esistono diversi modelli di sviluppo e diverse soluzioni economiche ai problemi e che la scelta dipende dalla cultura e dalla visione del mondo di una società.
Solo le relazioni culturali tra le nazioni, che vanno anche oltre i governi e che coinvolgono tutte le componenti di un Paese, sono la garanzia più autentica della nascita di un’empatia/simpatia tra comunità da cui può scaturire una cooperazione paritaria, tesa a cercare insieme strade condivise di futuro mettendo in campo la propria solidarietà.
L’IILA è un’espressione di questa idea di cerniera che intensifica i rapporti su più dimensioni – un attore importante contro il rischio di deriva delle nostre realtà. L’Istituto testimonia la storica vocazione dell’Italia nei confronti dell’America Latina e contribuisce al rafforzamento delle nostre relazioni con un continente per noi inevitabilmente prioritario.
L’America Latina è priorità inevitabile per l’Italia. Per quanto politica e governi possano fare o omettere, l’Italia non può rimuovere l’America Latina dalla sua mappa culturale. Esiste già un senso di comunità e simpatia tra l’Italia, con i suoi mille campanili e territori, e l’America Latina, con le sue differenze storiche, linguistiche ed etniche, che nasce dall’esperienza della nostra emigrazione ma va ben oltre, spostandosi verso le suggestioni culturali, artistiche e politiche che questi popoli hanno saputo ispirare, influenzandosi gli uni con gli altri. La cultura dell’America latina e i popoli latino americani, artisti e innovatori, fanno ormai da tempo parte dell’Italia, e viceversa; Le nostre identità diventano ibride, e traverso di esse avanziamo assieme.
Carlos Fuentes in vari scritti parla del “mestisaje”, il meticciato, riferendosi alla vera essenza dell’essere latinoamericano, più che l’origine indigena, quella africana o quella europea. E in effetti, quale miglior inno all’integrazione e al dialogo interculturale che non l’affermazione del meticciato nella sua natura di formula intima, estrema, di riconoscimento fra culture e provenienze diverse?
L’America Latina e le sue patrie vivono oggi un risveglio colmo di vitalità e hanno un senso del futuro tanto luminoso quanto invece per noi risulta oggi annebbiato. La storia contemporanea dell’America Latina, il suo risveglio e il cammino verso l’integrazione regionale possono quindi, e devono, diventare un punto di riferimento per questa fase della storia europea E’ cruciale essere a Venezia per rinforzare, ancora una volta, l’attenzione del nostro Paese verso la “Patria Grande”, l’America Latina. Entrambi abbiamo una visione di sviluppo umano che ci porta ad affrontare in maniera simile e condivisa le sfide della globalizzazione.
Anche sulla scia della preparazione della conferenza Italia-America Latina di fine anno, è importante lavorare ad un formato culturale comune per il 2014, che metta a stretto contatto la marcia contemporanea delle nostre culture, ad esempio attraverso un padiglione congiunto e itinerante nel subcontinente. Auspico che l’iniziativa stessa del padiglione Latinoamericano venga considerata a pieno titolo tra le iniziative facenti parte del percorso preparatorio della prossima Conferenza.
In un’epoca dove tutto cambia così velocemente, concludo citando il grande scrittore e poeta uruguayano Mario Benedetti, che ammoniva “Cuando teniamos las respuestas, nos cambiaron las preguntas”. La cultura, l’arte, servono in definitiva a questo: a non stancarsi di cercare le risposte; a farlo con l’apertura dell’accoglienza, della cooperazione e del “mestisaje”.