(intervento in inglese)
(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Eccellenze, Colleghi, Signor Segretario Generale, Signore e Signori, consentitemi di ringraziare la Presidenza svedese per aver organizzato il dibattito ed esprimere la mia gratitudine al Segretario Generale per il suo ambizioso programma di azione.
In questo inizio d’anno, auspico un aperto, produttivo e fruttuoso rapporto di lavoro in seno al Consiglio di Sicurezza. È questo per l’Italia il primo dibattito aperto dopo l’elezione al Consiglio, un mandato che condividiamo con i nostri partner olandesi, nel migliore spirito di unità e solidarietà europeo. Da Paese Mediterraneo, l’Italia porta al Consiglio la propria naturale vocazione a “costruire ponti” tra le opposte rive. Crediamo che l’inclusività sia la chiave per ottenerei un efficace multilateralismo e rispondere alle sfide comuni. Insieme, in Libia e in Iraq, dobbiamo impegnarci per favorire la riconciliazione e sostenere le istituzioni legittime. In Siria, dobbiamo investire di più in un dialogo inclusivo tra tutte le Parti coinvolte. L’Italia attribuisce grande importanza anche all’esito positivo dei negoziati di pace per Cipro. Mi congratulo con il Segretario Generale per lo sforzo profuso. Non dimentichiamo le tensioni in Africa e nella Repubblica Democratica del Congo. Se vogliamo veramente la pace, la prevenzione dei conflitti e la diplomazia devono – senza dubbio – prevalere sulle soluzioni militari. Dobbiamo preservare il “primato” della volontà politica sulla “miseria” della forza militare.
I principi e il contesto per realizzare questo cambiamento ci sono già. Non c’è motivo di reinventarli. Consentitemi di ricordarne alcuni. La prevenzione dei conflitti e il primato delle soluzioni politiche sono alla base di due importanti Revisioni delle Nazioni Unite: una sull’architettura della costruzione e del mantenimento della pace; l’altra sull’attuazione della Risoluzione 1325 su Donne, Pace e Sicurezza. L’Agenda “Sustaining Peace” sottolinea la necessità di un approccio olistico che inglobi gli elementi chiave della sicurezza, dei diritti umani e dello sviluppo. Anche l’“Agenda 2030” non manca di enfatizzare il forte legame tra pace e sviluppo. Quello di cui abbiamo bisogno ora più che mai è uno sforzo comune per passare dalla “visione” all’ “azione”. Vorrei, quindi, sottolineare tre importanti obiettivi del nostro impegno collettivo, traendo il massimo beneficio dall’agenda di pace del Segretario Generale.
Il primo obiettivo e’ quello di una riforma onnicomprensiva che adatti il sistema di pace delle Nazioni Unite alle nuove sfide globali. Questa riforma richiede un approccio integrato alla pace ed un sistema ONU “adatto al nuovo scopo”. Cio’ potrebbe implicare una revisione della struttura del Segretariato o una nuova distribuzione di ruoli e responsabilità. Il Segretario Generale, nell’esercizio delle sue funzioni, non deve esitare a portare all’attenzione del Consiglio le crisi emergenti, prima che si aggravino. La riforma deve anche considerare il rafforzamento del coinvolgimento locale e dei partenariati con gli organismi regionali e sub-regionali, come l’Unione Europea e l’Unione Africana.
Il secondo obiettivo riguarda la necessita’ di incoraggiare l’uso efficace di indicatori che segnalino precocemente l’insorgere di violenza, radicalizzazione, estremismo e attacchi a diritti umani, religione e cultura. Il terrorismo attacca i nostri valori fondamentali e semina paura. Non dobbiamo avere timore, perchè chi vive nella paura non è libero. Lottare contro il terrore e la paura equivale a lottare per la nostra libertà.
Ed infine il nostro terzo obiettivo e’ quello di focalizzare la nostra attenzione sulle cause profonde dell’ instabilità. Per favorire il dibattito, vi proporro’ alcuni esempi. Il cambiamento climatico è sempre di piu’ alla base dei conflitti. Abbiamo compiuto passi avanti in termini di risposta globale, a Parigi e a Marrakesh, ma ormai è tempo di passare ai fatti. Un’altra area cruciale è la necessità di porre fine alla Fame e di assicurare la Sicurezza Alimentare, considerando soprattutto il legame esistente con le destabilizzanti migrazioni Sud-Sud e Sud-Nord. Grandi movimenti di persone possono essere sia un esito, sia un motivo di conflitto. Va detto, tuttavia, che se opportunamente gestiti, essi possono trasformarsi in un’opportunità di pace, di crescita e di sviluppo. Queste questioni, insieme a molte altre, fanno parte del programma della Presidenza italiana del G7.
In conclusione desidero ribadire la nostra determinazione a “costruire la pace di domani”. Cio’ non è soltanto il motto del nostro anno nel Consiglio di Sicurezza, ma esprime anche la risolutezza che guiderà le nostre azioni. Insieme a Lei, Signor Segretario Generale, ai nostri partner in seno al Consiglio e ai membri tutti dell’Organizzazione, lavoreremo per costruire un consenso. Grazie.