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Discorso dell’On. Ministro “La Farnesina incontra le Imprese” (Napoli)

Napoli, 22 maggio 2017

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

 

Avvocato Giuseppe Pettrone, (Commissario Straordinario della Camera di Commercio di Napoli)

Cari amici imprenditori,

Vi ringrazio tutti di cuore per la calorosa accoglienza. 

La mia visita fa parte di una iniziativa che mi sta portando in tutta l’Italia, dal Nord al Sud, che abbiamo chiamato “La Farnesina incontra le Imprese”.

Sono particolarmente felice di essere qui a Napoli, anche perché è la prima tappa nel nostro straordinario Meridione.

L’economia  della Campania è un’economia che ha una forte propensione all’export, che ha contribuito alla ripartenza del Paese dopo la crisi.

Complessivamente, dal 2008 al 2016 le esportazioni italiane sono cresciute del 13% e hanno raggiunto un peso del 25% del PIL: si tratta di oltre 417 miliardi di euro, con un surplus commerciale di 51,5 miliardi.

Nel primo trimestre 2017 i risultati dell’export nazionale sono stati impressionanti: +14,5% rispetto al 2016. Un livello che non si vedeva da oltre cinque anni.

La Campania ha contribuito a questo successo, perché la Campania è nella “top ten” delle regioni esportatrici in Italia, al nono posto con 9,9 miliardi nel 2016 (2,4% dell’export nazionale).

Il fiore all’occhiello dell’economia campana è l’agroalimentare, seguito da settori di altissima tecnologia quali l’aerospaziale e il farmaceutico. Oggi, l’immagine della Campania all’estero è di una regione dinamica che coniuga qualità del prodotto con  innovazione tecnologica e grande determinazione.  

Dietro a questi numeri ci sono le storie di tante singole imprese di successo. Come quella del pastificio Rummo, completamente distrutto dall’alluvione nel 2015 e rinato grazie alla determinazione dei suoi dirigenti e alla solidarietà di tanti cittadini.

Ed è proprio dall’agroalimentare – settore di punta dell’export campano – da cui vorrei iniziare. Una delle mie priorità di diplomazia economica è la tutela del “brand Italiano”. C’è l’impegno a difendere le nostre indicazioni geografiche; c’è il contrasto al fenomeno dell’Italian sounding e alle politiche dei “semafori alimentari”; c’è l’azione per tutelare la proprietà intellettuale e industriale.

Più in generale, c’è il contributo della diplomazia economica contro i protezionismi, più o meno mascherati, e ad abbattere pretestuose barriere non tariffarie nei confronti dei nostri prodotti, promuovendo i nostri interessi negli accordi di libero scambio.

Ho a cuore il ruolo dell’Italia nel mondo e per questo credo nell’apertura dei mercati. Perché per un Paese esportatore come il nostro il protezionismo non è mai la risposta giusta.  L’Italia conta sul commercio internazionale per la crescita.

A prescindere dalla retorica, gli interessi in gioco sono alti. E anche voi imprenditori dovete compiere uno sforzo aggiuntivo per difendere il libero commercio.

Credo anche in più Europa, non meno Europa. Perché in un mercato globale sempre più ampio, senza l’Europa saremmo più deboli. L’Europa ci aiuta a difendere i nostri prodotti nel mondo.

Ma credo che l’Europa debba sfruttare meglio le sue potenzialità: quelle del Mercato Unico, dell’Unione Economica e Monetaria, e delle politiche di commercio internazionale.

Oggi sarebbe folle lasciare l’Euro! Perché non dobbiamo mai dimenticare che l’Euro ha garantito il valore delle case, dei risparmi e delle pensioni dei nostri cittadini. Se uscissimo dall’euro ci sarebbe il serio rischio di un dimezzamento del loro valore e della ricchezza degli italiani.

L’euro ci ha difeso da una crisi economica che poteva essere ancora più profonda  e ci offre tassi di interesse bassissimi che ci consentono di pagare i mutui e di finanziare la crescita. In passato con la “Lira” i tassi di interesse toccarono il 20%.

Un paio di settimane fa la Commissione europea ha pubblicato i dati sulla fiducia nell’Eurozona. La fiducia nell’Eurozona ha raggiunto una vetta che non si vedeva da 10 anni!

Sempre in positivo: nei primi mesi dell’anno il commercio globale è tornato a crescere ad un ritmo che non si era verificato da quasi sette anni.

Purtroppo, troppi investitori globali sono rimasti ossessionati dal calcolo dei “rischi” dell’Eurozona e si sono dimenticati delle “opportunità” che offre il più grande mercato comune.

Non voglio dire che i rischi si sono azzerati, ma oggi la loro natura è più politica e molto meno economica. I c.d. “fondamentali” dell’economia europea e italiana sono in miglioramento. Ma l’affermazione dei movimenti populisti continua a rappresentare un enorme disincentivo gli investimenti stranieri.  

Dobbiamo scendere dal “treno della paura” dei populisti e risalire sul “treno della fiducia” nel nostro futuro! La fiducia, lo sapete meglio di me, è un ingrediente cruciale per la crescita.

Anche la Brexit può essere un’opportunità. Un numero sempre crescente di imprese che producono nel Regno Unito sono intenzionate a sostituire i fornitori inglesi con altri competitor in Europa, e in Italia, per continuare a beneficiare dei vantaggi del mercato unico.

Oggi sono qui con un duplice obiettivo: voglio  ascoltare e capire i bisogni degli imprenditori; e desidero aiutarvi ad utilizzare il pieno potenziale della rete della Farnesina nel mondo.

La diplomazia economica è una priorità strategica del mio mandato alla Farnesina. La domanda di servizi da parte delle imprese per internazionalizzarsi è crescente. E la politica estera deve essere uno strumento a loro sostegno per accompagnare la crescita economica.

Oggi la Farnesina fa molto di più per le imprese di quello che si rappresenta nell’immaginario collettivo. Ma visto che non tutti gli imprenditori hanno la piena consapevolezza di quello che la diplomazia può fare per loro, ho deciso di essere io a recarmi da loro.

Il mio percorso è incominciato il 31 gennaio a Confindustria, dove abbiamo presentato uno studio indipendente di Prometeia sull’impatto della diplomazia economica.

Si stima che le gare ed i contratti aggiudicati ad aziende italiane che hanno ricevuto il sostegno della rete diplomatico-consolare hanno prodotto oltre l’1% del PIL e 234mila posti di lavoro, grazie anche all’impatto sull’intera filiera in Italia.

Lo studio ha, poi, confermato che la Farnesina e la sua rete di oltre 200 Ambasciate e Consolati in 126 Paesi assistono soprattutto le piccole e medie imprese: sono il 61% le PMI che hanno firmato un contratto o vinto una gara grazie al nostro sostegno.

Ma si può e si deve fare di più! Alcuni guardano agli scenari geopolitici e all’imprevedibilità che li caratterizza come una minaccia. Invece bisogna coglierne anche le opportunità!

Le opportunità per le imprese sono enormi e il Governo è pienamente consapevole della necessità di sostenere con sempre maggiore efficacia la presenza delle nostre aziende sui mercati esteri.

Per questo, già nel 2011, fu istituita la Cabina di Regia per l’internazionalizzazione, presieduta dalla Farnesina assieme al Ministero dello Sviluppo Economico, con l’obiettivo di mettere insieme soggetti e pubblici e privati per identificare insieme i mercati ed i settori nei quali concentrare le risorse promozionali, evitando duplicazioni e sovrapposizioni.

E all’estero, le porte delle nostre Ambasciata e dei nostri Consolati, sono spalancate alle imprese per tutti i principali rapporti con l’estero: per l’attrazione degli investimenti; per la realizzazione degli investimenti; per la penetrazione ed espansione dell’export; per la conquista di nuovi mercati; per la partecipazione a gare; e poi anche in caso di contenziosi, ostacoli normativi e amministrativi.

La condivisione di informazioni di qualità ed il sostegno istituzionale sono infatti i capisaldi della nostra azione. Perché le nostre Ambasciate e Consolati sono interlocutori privilegiati delle istituzioni locali e degli ambienti politici, economici e della società civile dove operano. E perché nelle nostre Ambasciate e Consolati si formula una visione complessiva degli interessi italiani. 

Questa visione complessiva degli interessi italiani nel mondo ci ha spinto ad elaborare una strategia di promozione integrata del “Marchio Italia”: che fonde la dimensione commerciale con la promozione della lingua e della cultura, della scienza e dell’innovazione, e dell’unicità dei nostri territori.

E’ un marchio fatto di bellezza, creatività e capacità tecnologica, che abbiamo tradotto nel programma integrato “Vivere all’italiana”, promosso da ogni componente della nostra rete.

Non smetterò mai di ripetere nel mondo che oltre ad essere il secondo Paese manifatturiero d’Europa siamo anche una superpotenza dello stile di vita, della cultura, e della bellezza.

Napoli e la Campania sono una testimonianza magnifica di questo nostro asset. Le bellezze naturalistiche e storiche, dalla costiera amalfitana a Pompei, sono invidiate da tutti! E dobbiamo quindi far valere questo nostro primato anche per rilanciare l’economia.

Ma il messaggio più importante che vi vorrei lasciare oggi è che le Ambasciate e i Consolati sono la vostra “casa” all’estero. Utilizzatele sempre!

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