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Discorso dell’On. Ministro in occasione della Celebrazione del 25° Anniversario degli Accordi di Pace del Mozambico

Fa fede solo il testo effettivamente pronunciato

 

È un piacere rivolgere a tutti un cordiale benvenuto alla Farnesina e in particolare:

-al Vice Ministro Joaquim Verissimo

-al Vice Ministro Mario Giro

-al Prof. Andrea Riccardi

Oggi è una bellissima giornata di celebrazione di 25 anni di pace in Mozambico e – allo stesso tempo – di una lunga e profonda amicizia fra gli italiani e i mozambicani.

Il Mozambico è un Paese che ci ha accolto molto calorosamente fin dal XVI secolo, quando si hanno le prime notizie dei viaggi intrapresi da fiorentini e da veneziani. E’ dalla metà dell’Ottocento che gli italiani iniziarono ad insediarsi stabilmente nel Paese. Un quartiere di Maputo porta ancora il nome della famiglia Albasini: il bairro Albasini.

E mi dicono che nel centro della Capitale c’è ancora una stradina che nel suo nome ricorda il vecchio Teatro Varietà, uno dei primi della città (probabilmente demolito alla metà degli anni ’60). Lo costruì la famiglia siciliana Buffa-Buccellato (di Trapani).

Io appartengo a quella generazione nata qualche anno prima dell’indipendenza del Mozambico (1975). Ma nel giro di pochi anni il Mozambico passò dalla gioia dell’indipendenza alla tragedia della guerra civile. Fu allora che tanti italiani diedero il loro contributo per aiutare un popolo amico a ritornare alla pace.

Quando alla fine si trovò la via giusta, il Segretario Generale dell’ONU Boutros Ghali la chiamò “una pace italiana . . . un modello italiano fatto di istituzionale e non-istituzionale”. Quella pace, come sapete, fu siglata in questa stessa sala della Farnesina nella notte del 4 ottobre 1992.

Dietro quella “pace italiana” ci fu il grande impegno dell’allora Rappresentante del Governo, l’On. Mario Raffaelli e della Comunità di Sant’Egidio, con il Prof. Andrea Riccardi, il Mons. Matteo Zuppi e Don Jaime Gonçalves nell’efficace ruolo di mediatori.

Quella pace fu soprattutto il risultato della lungimiranza della leadership del Mozambico e dell’intraprendenza del popolo mozambicano. E di questo, bisogna dare atto a tutti i mozambicani protagonisti di quel lungo negoziato, che durò ben 27 mesi e si articolò in 11 difficili incontri.

 

Da allora, il Mozambico è diventato una grande “storia di successo” per tutta l’Africa. L’Indice di Sviluppo Umano ci racconta la storia di un Paese che ha fatto importanti progressi nell’aspettativa di vita, nell’accesso all’educazione, nella sanità, nella riduzione delle ineguaglianze e nell’aumento del reddito pro capite.

Un altro punto qualificante: in una società resa fragile dal conflitto, il Mozambico ha saputo conservare la sua multi-religiosità, offrendo un esempio di tolleranza e di rispetto reciproco tra i vari gruppi religiosi che formano il suo popolo.

Ancora un altro punto di forza: la partecipazione delle donne alla vita politica. La presenza femminile è notevolmente aumentata nel Governo, nel Parlamento e negli incarichi dirigenziali amministrativi, con una percentuale che si aggira oggi attorno al 35%.

Il Mozambico è passato da una prospettiva di lotta contro la povertà alla realizzazione di un ambizioso progetto di crescita economica, con tassi di crescita superiori alla media africana e degli altri paesi emergenti. La crescita stimata del PIL, nei prossimi anni, è superiore al 4%, nonostante la difficile congiuntura economica dovuta in larga parte al calo dei prezzi delle materie prime e degli idrocarburi.

In questo momento in cui la Libia è al centro dei nostri pensieri, l’esempio del Mozambico – di una pace che sembrava impossibile – può essere se non un modello, quanto meno uno stimolo per il popolo libico a concludere l’accordo politico che gli assicurerà la stabilità e anche il ritorno degli investimenti e della prosperità.

Allo stesso tempo, però, il Mozambico resta per noi un caso emblematico di un Paese che abbiamo contribuito a pacificare e che abbiamo aiutato nel suo sviluppo, ma al quale non sempre abbiamo prestato la dovuta attenzione economico-commerciale quando ha iniziato a crescere a ritmi impetuosi.

Basta osservare i dati dell’export: il Mozambico è per l’Italia soltanto il 130° Paese di destinazione del nostro export (mentre per il Mozambico siamo il 5° Paese di destinazione dei loro prodotti).

Occorre intraprendere un’azione molto più incisiva per fare un salto di qualità ai nostri rapporti economico-commerciali, anche per aiutare oggi il Mozambico a rilanciare la crescita.

Da una parte, grazie all’esperienza dell’ENI, l’Italia continuerà ad investire nel Paese e a contribuire alla diversificazione dell’economia. La stessa presenza dell’ENI esercita un rilevante effetto di attrazione sulle scelte d’affari e di investimento di tante piccole e medie imprese italiane in diversi settori: dall’agro-industria al turismo, dai trasporti all’edilizia, fino ai servizi.

Dall’altra, l’Africa ha assunto una dimensione centrale nella nostra diplomazia della crescita: quella che chiamiamo comunemente la diplomazia economica. Ho chiesto in questi mesi alla diplomazia italiana di orientare maggiormente lo sguardo verso il continente africano e i suoi Paesi più dinamici, come il Mozambico.

Coerentemente con questa strategia, non verremo meno ai nostri impegni sul piano della diplomazia dello sviluppo, di cui è attore principale la Cooperazione Italiana, in collaborazione con tante realtà della società civile, con le ONG, e con la stessa Comunità di Sant’Egidio.

Dal 1982 ad oggi, sono stati destinati al Mozambico fondi a dono per un valore di quasi un 1 miliardo di euro (890m).

Ultimo in ordine temporale è il Programma Paese Italia-Mozambico, che ha preso il via nel 2015 e che si completerà nel 2018, con uno stanziamento di 100 milioni di euro (98,9m) in ambiti prioritari come la salute, lo sviluppo rurale e l’educazione.

Occorre investire in Africa per garantire pace e stabilità, ma anche nell’interesse nazionale di generare crescita e occupazione per le nostre realtà. Incoraggiare gli investimenti in Mozambico è quindi un’azione coerente con la nostra politica estera che pone l’Africa al centro. Ma è anche un modo per invitare le nostre imprese a non farsi sfuggire quelle opportunità che altri hanno già colto da tempo.

Il mio messaggio quindi è di fare di più insieme – Governo, diplomazie, imprese, società civile – per cogliere i dividendi della pace e i frutti della grande amicizia fra l’Italia e il Mozambico.

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