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Pistelli: «Ma Erdogan resta un amico»

Viceministro Lapo Pistelli, Erdogan sceglie la linea dura con l’opposizione. Che fa l’Europa?


«Il governo Erdogan ha il dovere di fare chiarezza sulla reazione sproporzionata delle forze di polizia, e che è stata condannata da tutti i paesi europei. Non esiste che muoiano dei manifestanti, che si sparino lacrimogeni ad altezza d’uomo, che ci siano accuse di violenze contro gli arrestati. Ma l’Europa ha mostrato e deve continuare a mostrare nervi saldi».


Nel senso?


«Sarebbe un grave errore mettere sullo stesso piano piazza Taksim e piazza Tahrir. La questione turca è più simile a proteste come quelle di Occupy che alle primavere arabe».


Quindi nessuna ritorsione?


«L’Europa ha detto con chiarezza al governo Erdogan che si attende un ascolto ancora più attento delle ragioni di chi si oppone. Ma noi non siamo né possiamo essere giudici di un governo democratico e amico».


Con gli amici si può però essere franchi…


«E infatti. L’ultima volta che ho parlato con l’ambasciatore turco è stato oggi (ieri, ndr) a mezzogiorno, e l’avevo già incontrato non più tardi di quattro giorni fa. Ho ribadito che da paese amico ci auguriamo che la Turchia sappia usare saggezza: le democrazie più forti sono quelle che sanno ascoltare, non quelle che chiudono la porta».


Erdogan dice che non tollererà più proteste. Non è l’approccio di chi vuole ascoltare…


«Ci sono segnali contrastanti. Il premier turco da un lato avverte che non tollererà più proteste, dall’altro annuncia che incontrerà i rappresentanti del comitato. Mi auguro che il suo stile molto assertivo di governo sappia esprimere una fase di maturità maggiore».


La strategia dell’integrazione europea


«E’ una stella polare anche per loro, pur se nel lunghissimo periodo, e una strategia nella quale tutti vincono: la Turchia diventa più moderna e noi abbiamo un partner da 90 milioni di abitanti, che cresce a tassi cinesi e che può aiutarci ad affrontare dossier delicati come quello mediorientale. Nei dieci anni dai quali il negoziato è iniziato, quel paese è molto cambiato. La Turchia si è presa delle responsabilità regionali, ha avviato un ambizioso piano di riforme. Non vorrei che questo incidente facesse deragliare da un percorso strategico per tutti».

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