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Gentiloni: “L’Is proverà a colpire ancora ma sul campo sta perdendo Troppo rigida, l’Unione cambi” (La Repubblica)

ROMA.

Ministro Paolo Gentiloni, il 2015 sembra davvero essere stato segnato fino in fondo dalla sfida del Daesh. Adesso ricompare il ‘califfo” Al Baghdadi, dice che i raid di Usa e Russia non lo hanno indebolito.

“Il comunicato di Al Baghdadi, al di là dalle verifiche necessarie che non si fanno all’impronta, vuole esibire forza in un momento che invece è di vera difficoltà militare. Dopo aver perso Sinjar, il gruppo terroristico adesso è accerchiato a Ramadi. Certamente Daesh non va sottovalutato, la sfida sarà lunga, ma l’azione della comunità internazionale è diventata più efficace”.

Loro sono pronti a reagire con attacchi terroristici in Europa: la polizia austriaca ha lanciato un nuovo allarme.

“La polizia austriaca parla di persone che sono state segnalate. Non trasformerei questo in nulla di più o di meno rispetto allo scenario in cui siamo da mesi: nulla di più perché non ci sono informazioni precise su luoghi, date, dettagli particolari. Nulla di meno perché in Italia come in Europa tutti abbiamo ben chiaro quello che Daesh e i suoi accoliti hanno compiuto e possono compiere. Lavoriamo per la sicurezza, senza lasciarci fuorviare. Sappiamo bene che proveranno a colpire ancora”.

II governo italiano progressivamente si è impegnato sempre di più in Iraq. Adesso metterete 450 soldati a terra vicino Mosul.

“A Mosul non andranno a combattere, ma a proteggere il lavoro di ripristino della diga. Abbiamo fatto una scelta in un paese in cui da tempo l’Italia ha un impegno rilevante: siamo nelle 2 aree strategiche del paese. L’impegno per la diga di Mosul è molto importante, e una settimana fa al ministro degli Esteri dell’Iraq ho confermato che tutto verrà fatto in coordinamento molto stretto con il governo di Bagdad. Ma poi guidiamo l’addestramento dei “peshmerga’ curdi ad Erbil e stiamo addestrando la polizia e le forze di sicurezza che entrano progressivamente nella regione dell’Anbar.

E l’area sunnita in cui il Califfato si era trincerato. Come farà la polizia a prevalenza sciita a controllare quelle zone sunnite strappate al califfato?

“All’inizio venivano inviati nelle zone liberate soprattutto poliziotti sciiti; adesso la prevalenza dei nuovi addestrati dall’Italia è sunnita, saranno loro a garantire che non vi siano rappresaglie”.

Nel frattempo però in Siria la lotta al Daesh continua ad avere molti lati oscuri. Come giudicate il fatto che i bombardamenti russi hanno eliminato un capo miliziano islamista avversario di Assad?

“Quanto è accaduto non deve bloccare la stretta via del negoziato finalmente aperta. In Siria stiamo seguendo due esercizi politici molto delicati che si intrecciano con le operazioni militari. Il primo tende a mettere d’accordo i paesi del Gruppo di Vienna su quali siano i gruppi terroristici. Il secondo, coordinato dall’Onu, deve individuare i gruppi anti-Assad che in gennaio dovranno partecipare al negoziato con esponenti del regime siriano. Se effettivamente riusciremo a far partire il negoziato scatterà anche un cessate-il-fuoco”.

Libia. Tutti parlano di una futura leadership italiana anche sul piano militare.

“Finalmente abbiamo due novità positive. L’accordo tra la maggior parte dei libici e il sostegno internazionale promosso dagli Stati Uniti e da noi. Ora serve un terzo passo: la nascita del nuovo governo col massimo di sostegno possibile”.

Europa: non è che l’Italia di Renzi, con gli ultimi annunci a Bruxelles, con le critiche alla cancelliera Merkel, abbia semplicemente scelto di cavalcare qualcuno del temi antieuropei così cari al vostri avversari populisti?

“Il 19 gennaio a Roma si incontreranno i ministri degli Esteri dei 6 paesi fondatori dell’Europa unita: vogliamo capire come andare avanti meglio, con più unità, ma anche con più rapidità e prontezza della Ue. II governo italiano lavora per rafforzare un europeismo possibile che deve rispondere ai cittadini. Le rigidità con cui a volte si affrontano le questioni di politica economica, e non solo, rischiano di compromettere l’Unione europea”.

Con tutte le cautele e i distinguo, la fase che avete aperto sembra semplicemente anti-tedesca.

“Discutere dei terni che il governo italiano inizia a porre non è né antieuropeo e tantomeno anti-tedesco: con la Germania condividiamo moltissimi capitoli della politica estera europea, abbiamo la stessa visione sulla crisi ucraina e sulle conseguenze delle sanzioni, vogliamo il dialogo con la Russia, siamo uniti su questo e su molti altri aspetti”.

Ma allora cosa è cambiato? Su North Stream avete lanciato un attacco frontale.

“Semplicemente abbiamo chiesto che i criteri utilizzati per il South Stream (il gasdotto che dalla Russia doveva arrivare in Europa attraverso il Mar Nero, ndr) vengano applicati anche per il North Stream. Non c’è un duello Italia-Germania, ma un confronto fra idee diverse della prospettiva europea. Stando fermi nel 2016 vedo arrivare una tempesta perfetta per alimentare sentimenti antieuropei. Dobbiamo uscire da questo cortocircuito”.

Non crede che Bruxelles, il “porto delle nebbie” europeo, la città dei burocrati possa farvi pagare questa voglia di sfidarli?

“Ci sono burocrati a Roma come a Bruxelles e altrove. L’Italia rispetta le regole, applica i margini di flessibilità concessi dalle regole di bilancio in una legge di stabilità che riduce le tasse e promuove la crescita. Se c’è rigore vorremmo vederlo applicato a tutti nelle stesse misure. A volte ci sono decisioni incomprensibili: come decidere procedure di infrazione sull’immigrazione, che è come fare le pulci burocratiche a un paese che da 2 anni offre esempio nel soccorso in mare, nel salvare migranti”.