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Giro: «Ora servono fatti concreti come il Migration compact» (l’Unità)

La tragedia di Aleppo, il patto Russia – Turchia, il vertice di Ventotene e il futuro dell’Europa. È una intervista a tutto campo quella del Vice ministro degli Esteri con delega alla Cooperazione internazionale, Mario Giro.

L’Europa sembra spettatrice passiva della tragedia che si sta consumando ad Aleppo. Siamo solo capaci di commuoverci per un giorno di fronte a immagini scioccanti come quelle del piccolo Omran?

«Nella nostra epoca malata di “presentismo”, è facile dimenticare subito una immagine così drammatica come quella di Omran. Per questo servono gli appelli e le proposte, per aiutarci a mantenere fisso lo sguardo sulla terribile guerra siriana che deve essere fermata».

Sullo scacchiere siriano si muovono la Russia, la Turchia, l’Iran, in parte gli Stati Uniti. Dov’è l’Europa?

«Lo scenario geopolitico come si sa è molto complesso. L’Europa deve provare ad uscire da se stessa: occuparsi in maniera unitaria di Siria. può essere anche un modo per colmare i propri difetti. Nella “Dichiarazione Schuman” del 9 maggio 1950 – atto fondativo dell’Europa – c’era scritto che l’unità europea doveva servire allo sviluppo dell’Africa. Se l’Europa non si da una vocazione globale rischia di rimanere invischiata nei suoi problemi autoreferenziali e alla fine declinare».

Domani a Ventotene si riuniranno i leader di tre grandi Stati europei; Italia, Francia e Germania. La tragedia siriana, quella dei migranti, troveranno spazio?

«Certamente si parlerà di tutto questo, visto anche il recente “Brexit”. Ma credo che per essere efficaci, i tre leader dovranno concentrarsi su qualcosa di concreto che rappresenti una risposta forte, tangibile per l’opinione pubblica europea. C’è una cosa che l’Italia ha già messo sul tavolo, che è già stata in parte discussa, e che ora è il momento di assumere in toto: il “Migration Compact”. Su questo, il vertice di Ventotene deve ottenere un successo concreto…. »

Se fosse così si potrebbe dire che 66 anni dopo la “Dichiarazione Schuman” quell’impegno avrebbe una sua importante concretizzazione.

«Certamente un vero partenariato con l’Africa è una vocazione dell’Europa, un comune interesse per la sicurezza, per le crisi, per le nostre imprese e per la gestione comune dei flussi migratori: l’Eurasia non è un mito ma oggi è una necessità».

Per tornare alla geopolitica. L’Europa e più in generale l’Occidente devono temere l’affermarsi dell’asse Putin Erdogan?

«No. Può essere molto vantaggioso per la soluzione dei problemi in Medio Oriente: una vera relazione, anche con le dovute discordie, con Mosca ed Ankara, è interesse europeo. L’Europa utilizzando il metodo del negoziato può iniziare con la Russia e la Turchia una nuova fase in Medio Oriente, che punti a chiudere i conflitti invece di lasciarli latenti per decenni. Non basta parlare dei vari “Stream”, cioè di petrolio e di gas: prendiamo sul serio questi due grandi Paesi e costruiamo un’alternativa in Oriente».

Torniamo al vertice di lunedì. Cosa significa aver scelto Ventotene?

«Matteo Renzi ha voluto un ritorno alla fonte: gli uomini del Manifesto di Ventotene, lo scrissero quando la guerra era ancora in atto. Fu un modo per esorcizzare i demoni europei che stavano distruggendo il Continente. Furono molto più realisti di come li interpretiamo oggi: sapevano che soltanto con l’unione e sdrammatizzando i nazionalismi, si poteva uscire dall’abisso di Auschwitz. Renzi, Merkel e Hollande possono ritrovare lì questo spirito “unitivo”, come diceva La Pira, che è anche un progetto molto realista».

In quel Manifesto si evocava una Europa federalista e i più “visionari” si spinsero in seguito a sostenere la necessità degli Stati Uniti d’Europa. Oggi l’Europa sembra sempre più divisa da muri e da frontiere blindate.

«Sono i demoni europei che ritornano. Se smettiamo di unirci, quei demoni torneranno sempre più forti. Non ha importanza quale forma istituzionale l’unione politica possa assumere: quello che è davvero importante è che gli europei non siano ripresi da se stessi, dall’illusione che vivere per se stessi sia la soluzione, dall’autoreferenzialità. Questo è lo spirito di Ventotene».

Ma ora, subito, cosa può fare l’Europa per i tanti Omran e Aylan che popolano Paesi in guerra e che spesso muoiono per fuggire da quell’inferno?

«Mostrare compassione. I corridoi umanitari, voluti dall’Italia e messi in opera con una straordinaria abnegazione dalla società civile (gli Evangelici, i Valdesi, la Comunità di Sant’Egidio) ne sono una espressione chiara. La compassione deve tradursi in politica. È necessario che sulla Siria si alzi forte una voce non schierata per proporre un ragionevole negoziato».