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Giro: «Non c’è spazio per iniziative unilaterali» (Corriere della Sera)

«Non è la prima volta che questo partito va al governo, ci andò anche all’epoca di Haider. È la prima volta in questa stagione, ma l’Austria è un Paese amico con cui intendiamo restare in ottimi rapporti. Se mai ce ne fosse bisogno faremo in modo che la linea del premier Sebastian Kurz prevalga». Mario Giro, viceministro degli Esteri, ha una visione meno allarmata del collega Benedetto Della Vedova. Per il secondo, anche lui vice di Alfano alla Farnesina, alcune delle proposte dell’estrema destra austriaca, come quella della cittadinanza agli italiani dell’Alto Adige, hanno «il crisma del pugno di ferro etno-nazionalista, e rischiano di minare la convivenza pacifica» nella Ue.

C’è anche un corto circuito fra Pse e Ppe, dopo l’Ungheria i popolari europei ormai vengono accusati dai socialisti di fare da apripista alla destra estrema e xenofoba.

«Queste accuse — continua Giro — ci furono anche all’epoca con Haider. Ritengo che la cosa migliore sia continuare a collaborare e dialogare, anche per rispettare i termini con cui il presidente austriaco ha accettato questo governo, ovvero il suo concreto europeismo».

Sarà difficile con Interni, Esteri e Difesa concessi all’estrema destra.

«Mi pare che Kurz si sia tenuto l’essenziale del governo, ovvero tutta l’economia, lasciando ai populisti, di fatto, solo le questioni migratorie. Punti su cui lui si era già espresso nel corso del suo mandato come ministro degli Esteri, ne abbiamo discusso anche in sede bilaterale».

Beh, tre ministeri di peso non sono solo questione migratoria.

«Essenzialmente lo sono. Per ragioni di propaganda elettorale si è parlato molto di Brennero ma solo con un taglio mediatico, senza conseguenze concrete. Non ci aspettiamo cambiamenti da questo punto di vista. E la politica estera sarà gestita direttamente anche da Kurz che ne ha già grande esperienza».

Insomma vi basate solo sul premier.

«Ricordiamoci che è stato anche sottosegretario all’Integrazione e in quell’occasione favorì la diminuzione a sei anni del termine per ottenere la cittadinanza austriaca da parte degli stranieri che avessero dimostrato di parlare bene il tedesco e di fare volontariato. Dunque la sua personalità è più complessa di quello che si crede».

Resta la preoccupazione per la proposta di dare la cittadinanza agli italiani di lingua tedesca che vivono in Alta Adige.

«È una vecchia storia, di cui si parla da decenni, ma sempre come rivendicazione simbolica. Una cosa sono i proclami, un’altra i fatti. Non credo che questo caso faccia differenza. Se si trattasse di una rivendicazione pantirolese separatista ovviamente saremmo fermamente contrari, non c’è spazio per gesti unilaterali. Ma ha ragione il presidente della provincia di Bolzano: allora, se proprio vogliamo, parliamo di cittadinanza europea».

Quindi nessun problema con l’Italia.

«Dal Brennero non passa più nessuno, le frontiere con l’Italia sono sicure. I problemi semmai nasceranno alle frontiere con la Slovenia e la Repubblica Ceca, attraverso le quali entrano ancora migranti in un Paese che ha oltre il 12% di cittadini stranieri, e che dunque ha accolto moltissimo negli ultimi anni, a dispetto dell’immagine che oggi proietta nei Paesi vicini e in Europa».

Ma così non si rischia di minimizzare il ruolo dell’estrema destra in Europa?

«Assolutamente no, non può che esserci una condanna netta per ogni forma di propaganda politica fondata su xenofobia, antisemitismo e altre forme di discriminazione. Ciò che accade in Austria non può diventare un modello nella Ue, su questo saremo intransigenti».

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