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Di Stefano: «Cautela sui trattati, no a ratifica del Ceta» (Il Sole 24 Ore)

ROMA – Dal 1° gennaio le competenze sul commercio estero passeranno alla Farnesina, che avrà un ruolo chiave anche nelle scelte sui trattati di libero scambio. Il sottosegretario Manlio Di Stefano conferma la linea dei 5 Stelle. «Non credo ci siano risposte generali su questo tema, bisogna contemperare vantaggi e svantaggi. Per quanto riguarda il Ceta, il trattato con il Canada, non ci sono le condizioni per ratificarlo in Parlamento. Ricordo che non era nel programma concordato con il Pd e non è nell’agenda di governo. Se si discute nel merito, comunque, sarebbe utile analizzare il lavoro che era stato iniziato al ministero dello Sviluppo con gli effetti dei vari trattati anche a livello di singole regioni. Ancora più complicato il discorso sul Mercosur, perché in questo caso bisogna valutare con estrema attenzione gli equilibri di mercato e le possibili triangolazioni tra i vari Paesi dell’America Latina».

Al ministero degli Affari esteri, oltre tre mesi dopo il giuramento dei ministri, le deleghe non sono state ancora assegnate. Per Manlio Di Stefano, sottosegretario dei 5 Stelle, «è una questione generale, a parte la Difesa riguarda tutti i ministeri. L’urgenza della legge di bilancio ha impegnato i leader e i ministri quasi a tempo pieno, tutto qui». Su un ipotetico spacchettamento della delega sull’internazionalizzazione delle imprese Di Stefano dice che «in teoria tutto è possibile, bisogna vedere poi nella realtà come lo si realizzerebbe». Concorrenza piena con Ivan Scalfarotto (sottosegretario di Italia Viva, ndr)? «Nessuna competizione. Siamo entrambi sottosegretari agli Esteri, in attesa di definizione delle deleghe».

Il sottosegretario, che promette l’adeguamento in manovra dello stanziamento per il Piano straordinario made in Italy (per pareggiare i 140 milioni dell’ultima versione), presiederà domani la prima Conferenza internazionale sull’Asia Centrale, dove sono previsti i rappresentanti dei ministeri degli Esteri di Kazakhstan, Uzbekistan, Kyrgyzstan, Tajikistan e Turkmenistan e circa 70 aziende italiane. «Nell’ultimo anno e mezzo, già con il governo Conte I, ho visitato questi paesi cercando di portare una presenza politica di cui in passato si era sentita molto la mancanza. L’organizzazione di questa conferenza, la prima del suo genere da parte di un Paese Ue, è il segno tangibile della precisa volontà di questo governo di rafforzare la presenza politica dell’Italia in alcune aree internazionali, recuperando le posizioni perdute nei decenni scorsi». Ma quanto pesano questi mercati per il nostro export? «L’obiettivo – dice il sottosegretario grillino – è valorizzare i nostri legami con questi paesi in ottica di connettività euroasiatica. Si tratta di una fascia geografica pienamente coinvolta nel programma cinese della Nuova Via della Seta, con mercati che presentano per l’Italia interessantissimi tassi di crescita del nostro export (di media oltre il 50% in più nel 2019 rispetto al 2018). Accordi commerciali, scientifici e culturali, che stanno maturando proprio in questi giorni, possono rappresentare la base di un asse privilegiato con l’Italia e testimoniano la bontà del lavoro diplomatico svolto assieme alle Ambasciate e all’Ice».

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