Prime indicazioni per la fase 2. Intervista a Di Maio: “Il reddito di emergenza da solo non basta, bisogna anche pensare alla riduzione del carico fiscale. Se pensassimo al consenso domani riapriremmo tutto. Renzi indossi con noi la maglietta dell’Italia”
“Il reddito di emergenza non può essere l’unico strumento per dare sostegno agli italiani”, spiega Di Maio, aprendo dentro la maggioranza un dibattito su quali devono essere le prospettive per evitare per quanto possibile al paese una lunga e dolorosa crisi economica. La ricetta che propone il ministro degli Esteri è partire da un abbassamento delle tasse: “Di fronte a imprese che hanno subito uno stop, partite iva che non hanno lavorato, cittadini che si sono ritrovati in difficoltà lo Stato deve pensare di intervenire anche con una sostanziale riduzione del carico fiscale”. L’ex capo politico M5s non vede una crisi all’orizzonte: “Se pensassimo al consenso domani riapriremmo tutto”. E tende la mano a Renzi: “Indossi con noi la maglietta dell’Italia”
Ministro, imprese e cittadini lamentano che troppo poco è stato fatto per sostenere chi è in difficoltà. E che troppi e inaccettabili ritardi caratterizzano l’erogazione di prestiti e sussidi.
Le dico subito che la priorità di questo governo è e deve essere quella di ascoltare i cittadini, le imprese, le famiglie. Stiamo lavorando senza sosta per interventi mirati a sostegno delle persone. Da poco sono stati stanziati 55 miliardi che serviranno a dare ossigeno a imprese e lavoratori. Ma ovviamente non possiamo fermarci. C’è una crisi economica da fronteggiare con strumenti concreti. In queste ore si sta discutendo anche di reddito di emergenza, è importante che venga introdotto il prima possibile, ma questo non può essere l’unico strumento per dare sostegno agli italiani.
Pensa ad altre misure da mettere in campo?
Penso che in una situazione straordinaria sia opportuno intervenire con strumenti straordinari. È naturale che di fronte a imprese che hanno subito uno stop, partite iva che non hanno lavorato, cittadini che si sono ritrovati in difficoltà lo Stato debba pensare di intervenire anche con una sostanziale riduzione del carico fiscale. Bisogna puntare a un obiettivo chiaro: meno tasse e meno burocrazia. Bisogna essere cauti e prudenti nella ripartenza, ma prendere al contempo consapevolezza che il Paese deve riaccendere i motori e per farlo bisogna mettere le imprese in condizioni di operare. Servirebbe una tregua tra cittadini e Stato, servirebbe fermare l’approvazione di nuove leggi, se non quelle legate all’emergenza, cancellando allo stesso tempo almeno 1000 leggi inutili per le imprese incluse tantissime norme del codice degli appalti. E lavorare ad una riscossione delle tasse coscienziosa. Sono tutti temi su cui i ministri interessati hanno già avuto modo di esprimersi e io li sostengo.
Italia Viva denuncia poco coraggio nelle riaperture. Non crede che andando avanti così l’Italia rischia di andare verso un disastro economico dal quale sarà complicato riprendersi?
Non voglio commentare le altre forze politiche, qui siamo tutti sulla stessa barca. Saranno i fatti a parlare. Se pensiamo al consenso elettorale allora possiamo riaprire tutto già domani. Se vogliamo agire tutelando la vita dei cittadini allora la via da intraprendere è quella della prudenza. Stiamo ascoltando la comunità scientifica che ci dice di fare attenzione a nuovi contagi per via delle riaperture, dunque la cosa più intelligente da fare è quella di riaprire in maniera graduale e testare anche l’evoluzione del virus. Su questo comunque voglio essere chiaro: se i dati saranno confortanti nulla ci vieterà di pensare di accelerare con le riaperture. Vede io ogni giorno mi soffermo molto sul bollettino della protezione civile, gli ultimi dati sono incoraggianti ma alla voce morti vedo sempre un numero rilevante. Che scende per carità, ma ogni giorno continuano ad esserci centinaia di vittime. È doloroso. Bisogna lavorare per dare risposte agli italiani, le polemiche lasciano il tempo che trovano.
Domani inizia per l’appunto la Fase 2. C’è ancora una grande confusione sui “congiunti”, ci sono state critiche sulla comunicazione di Conte e sul poco coraggio nelle scelte.
Ho visto che palazzo Chigi ha fatto ulteriore chiarezza. Non esisteva prima un manuela di lockdown e tutto quello che siamo chiamati a fare lo stiamo facendo per la prima volta. Stiamo lavorando h24, affrontando l’evoluzione dei fatti. Ma stiamo adattando l’azione politica a questa emergenza. Cosa non da poco. Le ripeto: andrebbe messa da parte la polemica e dovremmo concentrarci tutti sulle soluzioni.
Non la preoccupa la deriva di uno stato che stabilisce – nemmeno per norma, ma con delle Faq – chi è da considerarsi “affetto stabile? Perché i cugini di sesto grado sì e gli amici di una vita no? E che prescrive il controllo su distanziamenti e mascherine nei salotti delle famiglie italiane?
Io sono il primo che anche in ufficio mantiene le distanze con i componenti del mio staff. E so che lo faccio per tutelare la loro salute non perché me lo impone la legge. Mi faccia dire che anche io non vedo la mia famiglia da mesi, quindi capisco la sofferenza degli italiani, ma queste regole servono a salvare la vita delle persone. Le Faq sono utili a semplificare l’interpretazione della norma.
L’utilizzo dei dpcm da parte di Conte è sotto la lente d’ingrandimento. Anche la presidente della Corte costituzionale Cartabia ha lanciato un allarme. Il governo dovrebbe iniziare a imboccare una strada diversa, visto che dall’assoluta emergenza inizia a pianificare i criteri della ripartenza?
Serve rapidità, servono nome immediate perché come le dicevo siamo davanti a una emergenza sanitaria ed economica che ha stravolto le nostre vite. La invito a riflettere su un aspetto che spesso viene trascurato. Non sono i dpcm che ci hanno portato via le libertà o i nostri diritti. Chi si è impadronito dei nostri spazi, delle nostre libertà, dei nostri diritti è stato questo virus. E noi stiamo intervenendo per riconquistare la nostra normalità.
Matteo Renzi dice che o si fa politica o se si continua con il populismo Italia Viva lascerà il governo. Vede una crisi all’orizzonte?
Il tema della crisi di governo ormai, mi spiace dirlo, è una prassi tutta italiana, se traballa il Governo ce lo chiediamo ogni giorno da 70 anni. Ogni singolo componente di questo governo non si sta fermando un attimo, idem il parlamento. Stiamo giocando tutti la stessa partita. Ogni singola forza politica, di maggioranza e di opposizione, dovrebbe indossare la maglia dell’Italia, tutti dovremmo pensare che in questo momento l’unica cosa che conta è sconfiggere questo virus e ripartire.
Lei è stato molto criticato per gli aiuti ricevuti da Cina e da Russia. Ci aspettiamo altro da questi paesi? Più in generale, a che punto siamo con gli approvigionamenti di materiali dall’estero?
Criticato perché sono arrivati aiuti sanitari che hanno salvato vite umane? Beh allora spero di essere criticato ogni giorno (ride, ndr). Le spiego brevemente una cosa. Abbiamo attivato il nostro corpo diplomatico e fatto un appello a tutti Paesi. Tantissimi governi hanno risposto e ci hanno mandato aiuti sanitari. Abbiamo trovato molti amici perché l’Italia prima di tutto è un Paese amico. Non ci sono alleanze o collocazioni che possono mutare in base agli aiuti. Siamo saldamente nella NATO e nell’Ue. Ma ringrazio la Cina, come tanti altri Paesi per l’amicizia e la vicinanza. Senza gli aiuti dall’estero non ce l’avremmo mai fatta. Dialoghiamo con i nostri partner e siamo certi dei nostri alleati. Mi hanno scritto in molti per ringraziare il Governo e il ministero degli affari Esteri per l’attività svolta e per gli aiuti ricevuti. Mi basta pensare al sorriso di un padre che grazie a una mascherina o a un ventilatore polmonare arrivato dall’estero ha visto il proprio figlio sconfiggere il coronavirus. Mi basta pensare ai tantissimi medici, infermieri e operatori sociosanitari che con queste protezioni hanno potuto lavorare in sicurezza.
Cosa cambia da domani sugli spostamenti da e per l’estero? Ci sono ancora alcuni nodi sui rimpatri da sistemare?
Finora oltre 70mila connazionali che si trovavano all’estero durante questa emergenza sono rientrati in Italia. E chi non è rientrato è stato comunque supportato dalle nostre ambasciate e consolati nel mondo. Con la nostra unità di crisi stiamo monitorando ogni parte del mondo, continuiamo ad attivare voli speciali e seguiamo con la massima attenzione il caso degli italiani bloccati sulle navi da crociera.