ROMA – I fantasmi del protezionismo sono sempre in agguato ma la guerra dei dazi dell’era Trump è ormai alle spalle. I segnali di disgelo tra Stati Uniti da una parte e Cina e Ue dall’altra ci sono tutti. Si tratta ora di lavorare per riformare le regole del gioco nella Wto, l’Organizzazione mondiale del Commercio. L’appuntamento è per fine novembre a Ginevra. Questo l’impegno che si prende il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che oggi a Sorrento presiederà la ministeriale Commercio del G20. Spiegandolo in questa intervista a “Il Sole 24 Ore”.
La pandemia e la necessità di produrre e distribuire in tutto il mondo i vaccini ha fatto emergere gli effetti negativi del protezionismo nel commercio mondiale. Da questo punto di vista la lotta al Covid ha fatto riscoprire l’irreversibilità di un approccio multilaterale?
«La pandemia da Covid-19 ha sconvolto le nostre vite, con il suo carico di sofferenza, incertezza e contrazione economica, ma ha anche fornito una lezione importante nei rapporti tra Stati e nella gestione delle relazioni internazionali. Ha dimostrato, se mai ve ne fosse stato bisogno, l’interconnessione ormai esistente sullo scenario globale e la conseguente esigenza di una risposta collettiva e multilaterale a emergenze come quella pandemica. Ciò si estende evidentemente anche al piano commerciale, dove mi pare acquisita la consapevolezza dell’esigenza di garantire, ad esempio, le catene di approvvigionamento globale di prodotti medici e farmaceutici. A questo fine occorre far leva su iniziative da promuovere anche in ambito Wto, come facilitazioni doganali, l’eliminazione delle restrizioni all’export, l’aumento della capacità produttiva o le discussioni sui diritti di proprietà intellettuale».
La nuova amministrazione americana è intenzionata a voltare pagina rispetto alle guerre dei dazi dell’era Trump. La rappresentante al Commercio Katherine Tai ha gettato le basi con il vicepremier cinese Liu He per una relazione commerciale «responsabile». Al di là delle dichiarazioni di principio, la posizione americana è davvero così mutata nei contenuti?
«Diversi segnali in direzione di un superamento del protezionismo vanno salutati con favore: l’accordo tra la Commissione europea e l’amministrazione Biden sulla controversia Airbus Boeing, la prima riunione del Consiglio Ue-Stati Uniti su Commercio e Tecnologia, ma anche il dialogo tra Washington e Pechino sui temi tariffari. Altrettanto importante la notizia della sospensione del travel ban da parte delle autorità americane. Tutto ciò ha importanti ricadute sul quadro generale del commercio internazionale, da cui un Paese come l’Italia, tradizionalmente votato all’export, non potrà che trarre beneficio. Di tutti questi temi ho discusso proprio ieri con Katherine Tai».
Cosa c’è da aspettarsi dal G20 Commercio di Sorrento? Sarà così difficile arrivare a una dichiarazione finale che contempli le diverse posizioni su aiuti di Stato espresse da Paesi come India, Sudafrica e Cina, o sulla transizione verde secondo Paesi come Brasile e Arabia Saudita?
«Le ultime riunioni hanno confermato la distanza tra i membri della comunità internazionale su diversi aspetti commerciali. Come Italia ci siamo impegnati a fondo e sono convinto che il G20 Commercio di Sorrento possa fare da volano per un risultato positivo alla prossima Ministeriale Wto di Ginevra a fine novembre, che si configura come un momento chiave per il rilancio del sistema multilaterale degli scambi. Sorrento costituisce un’occasione preziosa perché la piattaforma G20 consente un tempestivo ed efficace terreno di confronto informale per stimolare il dialogo e l’avvicinamento delle posizioni. Abbiamo fornito un impulso politico per portare la riforma Wto al centro dell’agenda, avviando un dialogo costruttivo per riforme istituzionali che comprendano sia la funzione negoziale che il sistema di risoluzione delle controversie. Il tutto ponendo al centro del negoziato la tutela e la promozione delle persone, del pianeta e della prosperità. Le parole d’ordine della nostra presidenza G20».
Prima della ministeriale G20 la presidenza italiana ha inaugurato un nuovo formato, l’Innovation League. Di cosa si tratta?
«Si tratta di un’inedita piattaforma globale che la Farnesina ha fortemente voluto per favorire l’incontro tra start-up, investitori e grandi aziende, con l’obiettivo di attirare nuovi flussi di investimento a beneficio delle imprese innovative dei Paesi G20. Consentire a start-up un migliore accesso ai fondi di venture capital risponde all’esigenza di investire nella loro creatività per individuare soluzioni ad alta tecnologia rispetto a sfide globali come tecnologie pulite, intelligenza artificiale, internet delle cose, sanità, città intelligenti e futuro della mobilità, che abbiamo posto al centro dell’Innovation League. Sono molto soddisfatto dell’entusiasmo con cui questo evento speciale è stato accolto, a ulteriore conferma dell’importanza, sempre più avvertita, di stimolare nuove sinergie e partenariati pubblico-privati su queste tematiche cruciali».
Con la presidenza G20 il nostro Paese può rappresentare un esempio per favorire le start up innovative e fornire strumenti necessari alle piccole e medie imprese?
«Il successo di questo primo appuntamento a Sorrento, dove si sono incontrate in presenza e online per la prima volta oltre 150 start-up di circa 30 Paesi con idee innovative in settori come tecnologie pulite, intelligenza artificiale, internet delle cose, futuro della mobilità e della sanità, ce ne ha fornito la miglior riprova. Ora infatti intendiamo consolidare questo appuntamento in accordo con la futura presidenza G20 indonesiana, per dare continuità a quella attenzione verso start-up e PMI che costituisce una cifra caratteristica del nostro contributo ai fori di discussione multilaterali su sviluppo sostenibile, innovazione, prosperità, attenzione alle persone e al pianeta».