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Di Maio: “La Ue sia unita nel chiedere un tetto al prezzo del gas” (Il Sole 24 Ore)

Caro Direttore,

proprio mentre ci accingevamo a celebrare con tutti i soggetti coinvolti nel “Patto per l’Export” il record assoluto di 517 miliardi di euro di esportazioni a gennaio, la folle e ingiustificata guerra di Putin ci è piombata addosso, con tutto il suo carico di nefaste conseguenze.

Abbiamo dovuto agire in fretta, programmando insieme al Presidente del Consiglio Draghi una serie di missioni lampo per assicurarci alternative ai combustibili fossili russi e riuscire così a diversificare le fonti di approvvigionamento; istituito un’Unità di Crisi, in coordinamento con la Task Force lanciata dal Ministero dello Sviluppo Economico per le questioni interne, dedicata alle imprese che hanno subìto più danni nel loro export dalla crisi russo-ucraina; accelerato tutte le procedure per fornire assistenza alle aziende con prodotti dual-use, ed aperto un canale di comunicazione permanente con i soggetti passibili di sanzioni o contro-sanzioni – da ogni parte provenissero; convertito rapidamente una quota adeguata di risorse dedicate all’internazionalizzazione – quel miliardo e mezzo l’anno che avevamo previsto in Legge di Bilancio per il prossimo quinquennio – per attuare, tramite la legge 394/81 gestita da Simest, forme di sostegno e ricapitalizzazione a favore delle imprese più esposte a restrizioni nella domanda o nelle loro attività, per via del conflitto; ci siamo aperti al confronto con le associazioni di categoria per comprendere dove orientare la nostra azione, seguendo il medesimo approccio partecipativo che ha caratterizzato il nostro intervento a favore del Made in Italy, da due anni a questa parte.

Purtroppo, non siamo davanti ad un problema contingente. C’è una concentrazione di fattori rilevanti che impone una diversa attenzione da parte nostra. Elementi che richiedono di rilanciare, in sede europea, quello spirito di collegialità che ha caratterizzato la prima risposta al Covid-19, e che oggi dovrebbero portarci ad affrontare tutti insieme la sfida per stabilire un tetto massimo al prezzo del gas; o a realizzare, a livello transatlantico, un coordinamento ancor più rilevante su temi economici e strategici.

Qualche esempio: le criticità per imprese e consumatori connesse all’aumento dei costi delle materie prime, causato da tensioni geopolitiche che si riverberano sulle modalità di approvvigionamento e sulle catene del valore, oltre che da crescenti restrizioni alla logistica; l’esigenza di energia pulita e a basso costo, di cui il nostro mondo non può fare a meno, imponendoci di perseguire con senso pratico e tempismo la strada delle transizioni gemelle, senza abdicare agli impegni faticosamente raggiunti in sede di COP26; il sistema agroalimentare, che può risentire delle restrizioni connesse al conflitto; o le tensioni nell’Indo-Pacifico, che potrebbero generare ulteriori criticità nella disponibilità di tecnologie di alta precisione.

Le risposte a uno scenario così complesso e trasformativo non sono semplici e non possono essere solo di carattere emergenziale: implicano inoltre considerazioni che vanno assai al di là della delega politica affidatami, e un’azione di moral suasion a livello internazionale che il nostro Paese può sicuramente promuovere, ma non esercitare da solo.

Come parte dello sforzo profuso a sostegno dell’export in questa nuova fase, la Farnesina ha già avviato, tramite la sua Direzione Generale Sistema Paese, ed in coordinamento con le nostre rappresentanze diplomatiche e con il Polo dell’Export, diverse iniziative: per individuare nuove geografie per l’approvvigionamento di materie prime a costi sostenibili per il nostro sistema industriale; per riavviare attività e missioni di sistema orientate a portare il nostro Made in Italy su mercati che possano, strategicamente, mantenere e accrescere il nostro posizionamento nei mondo; per sfruttare tutte le opportunità offerte alle nostre imprese più competitive dalle gare di appalto promosse da Governi ed Organismi Multilaterali, grazie ad una più ampia azione di intelligence economica.

È in questa cornice che mi appresto ad incontrare nelle prossime ore anche il Ministro del Commercio e dell’Industria indiano, Piyush Goyal, nel corso di una mia missione in un formato allargato ai vertici di selezionate imprese dei nostri due Paesi. Sarà un’occasione privilegiata di dialogo e confronto, in grado di coinvolgere eccellenze italiane con progettualità attive o concreti interessi prospettici nel mercato indiano. Le relazioni economico-commerciali tra il nostro Paese e l’India hanno raggiunto un livello di maturità tale da consentirne una declinazione più approfondita e proiettata verso il futuro, con uno sguardo particolarmente attento verso i settori della transizione energetica, della connettività e della mobilità sostenibile.

Un esempio, questo, proprio del dialogo indirizzato al rafforzamento delle geografie commerciali, che intendiamo declinare nei prossimi mesi con tutti quei Paesi che, come l’India, presentano ambiziosi programmi di sviluppo, interessanti spazi di inserimento per il nostro sistema produttivo, e le cui economie potrebbero avere un ruolo di traino nelle future dinamiche di crescita globale.

Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale

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