Roma – Antonio Tajani, prossimo presidente di FI, perché mette «veti» ad alleanze di centrodestra in Europa sul modello italiano, come teme Salvini?
«Non metto veti. Sono semplicemente realista».
E la realtà quale è?
«Che esiste una sola maggioranza in Europa per sconfiggere la sinistra ed è quella grazie alla quale fui eletto presidente del Parlamento europeo nel 2017. Allora la sinistra la sconfiggemmo davvero, non a parole».
Quale maggioranza?
«Quella che nasce dall’alleanza tra popolari, liberali e conservatori europei. Conosco le dinamiche dell’Unione e quelle dei partiti europei, visto che sono vicepresidente del Ppe dal 2002. Non esistono altre maggioranze possibili per battere le sinistre. II cantiere è aperto. Bisogna lavorare».
Salvini dice che non si può preferire Macron al suo gruppo Identità e democrazia, che serve un centrodestra sul modello italiano.
«Ma in Europa noi non possiamo decidere da soli. Ciascun partito italiano fa parte di una famiglia politica che decide insieme. E, appunto, chiunque conosca le dinamiche europee sa che il Ppe non si alleerebbe mai con Alternative für Deutschland e con Marine Le Pen. Motivo? Sono partiti antieuropei che hanno nei loro programmi posizioni incompatibili con le nostre. La politica è soprattutto condivisione di valori. Basta leggere i programmi di quei partiti estremisti…».
Insomma, non è una sua scelta, ma del Ppe?
«La politica si basa su valori. Se queste due forze sostengono posizioni opposte alle nostre, alla tradizione di FI, non vedo possibile un’alleanza. I loro voti non sono spendibili perché appunto le loro posizioni sono anti-europeiste. E non si possono governare le istituzioni europee se non si crede all’Europa».
Ma così resterebbe fuori la Lega, vostro alleato.
«Non c’è alcun veto nei confronti della Lega. Se vuole aggiungersi nessuno le vieta di farlo, anzi in ogni caso non vedo alcun rischio o riverbero sul governo. Noi siamo alleati in Italia e andiamo d’accordissimo, ma in Europa non decidiamo come leader di partito autonomi, siamo all’interno di famiglie politiche che hanno valori di riferimento».
Ma se la sente di escludere in futuro alleanze con il Pse?
«lo ho sempre lavorato, lavoro e lavorerò per creare un’alleanza alternativa alla sinistra. L’ho fatto con la mia elezione nel 2017 e ho lavorato per impedire che fosse eletto presidente della Commissione il socialista Timmermans, costruendo assieme ad altri l’accordo per eleggere la popolare von der Leyen. È stata una nostra vittoria. Fui proprio io a chiedere a Salvini, allora alleato con Conte, di far revocare il consenso del governo italiano a Timmermans. Lui lo fece».
Però continuate ad avere fronti in Ue: il Mes, il Pnrr in ritardo, le critiche alla Bce.
«Sul Mes rinvieremo il voto di qualche mese, non è un dramma. Nel frattempo vanno esaminati temi come il patto di stabilità, che non può avere le regole iper rigoriste del passato, lo chiede anche la Spagna. Poi l’unione bancaria, il patto fiscale, perché è intollerabile che in Europa esistano paradisi fiscali che vanno contro i principi di concorrenza. Vanno affrontate assieme queste cose».
E i ritardi sulle opere?
«Tutti i Paesi hanno qualche problema, ma risolveremo in fretta e senza danni. D’altra parte, la stessa commissione aveva dato l’ok per alcuni progetti — penso agli stadi di Firenze e Venezia — e poi ha cambiato idea. Il mondo negli ultimi tre anni è cambiato e l’elasticità è necessaria, senza eccessivi formalismi. Cosa che vale anche per le decisioni della Bce: sono contrario ad aumenti dei tassi e anche all’annuncio di prossimi rialzi. L’inflazione in Europa è esogena, non è da crescita come negli Usa. Così si colpiscono i deboli».
Lei è molto europeista: lo sarà anche FI che il 15 luglio la eleggerà presidente?
«Certo, la nostra strada è stata tracciata da Berlusconi, su quel solco resteremo. Al nostro Cn ci sarà anche il presidente del Ppe, Weber, non a caso. Stiamo preparando un documento programmatico, seguiremo lo statuto in ogni suo passaggio. E lavoreremo a testa bassa come già stiamo facendo peri tanti eventi».
In attesa del congresso, ci saranno cambi ai vertici?
«Parliamo di politica non di incarichi, FI è un partito che i sondaggi e anche gli elettori — lo dimostra il Molise — stanno premiando, questo conta. Per tutti ci sarà un ruolo e la classe dirigente mi sembra molto consapevole della sfida che abbiamo davanti, sostenuta anche dalla famiglia Berlusconi che ci è vicina costantemente».
Ma è già battaglia tra «fasciniani» e «ronzulliani»…
«No, perché non ci sono battaglie. Siamo tutti impegnati per onorare la memoria di Berlusconi. Ci saranno i congressi territoriali per confrontarsi. Ma non credo ai personalismi, credo alle persone. E sono convinto che chi crede in FI la pensi come me».