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Tajani: «Presto meccanismi più stringenti per rimpatriare chi non ha diritto» (Corriere della Sera)

Dalle nuove regole sull’immigrazione, che andranno verso un’ulteriore stretta, alle battaglie liberali sulle quali Forza Italia vuole caratterizzarsi «senza che questo metta in discussione il governo» fino alla rivendicazione di nome e simbolo nella corsa per le Europee, senza cartelli o nuovi rassemblement. Antonio Tajani parla di tutto, in vista di una ripresa dell’attività politica che «sappiamo sarà difficile, ma per la quale siamo al lavoro, partendo da un punto fermo: in questo Paese devono aumentare produttività e salari».

In campagna elettorale lamentavate un’emergenza immigrazione, ma da allora i numeri degli sbarchi sono aumentati. Non avete paura di deludere gli italiani?

«Il problema dell’immigrazione clandestina non è solo italiano. E riguarda crisi preesistenti al nostro governo ma anche nuove: la rotta balcanica resta battuta, la spinta dal continente africano è enorme anche per la crisi alimentare, ci sono crisi in Afghanistan, in Pakistan, in Sudan, Costa d’Avorio, Guinea, Burkina Faso e, oggi, anche in Niger, che era un Paese impegnato nel contenimento dell’esodo».

Infatti vi eravate impegnati per accordi in Tunisia, ma non sembra abbiano per ora portato a un successo.

«In Tunisia stanno facendo quanto loro è possibile, proprio in queste ore ci hanno comunicato di aver sequestrato a Sfax 4 imbarcazioni pronte a partire, armi, denaro… Ma hanno due problemi enormi. Uno è quello dei finti pescherecci che partono dalla Libia e, guidati da trafficanti di uomini, arrivano a Sfax e caricano migranti. L’altro, collegato, è che per loro è difficile intervenire per la scarsità dei mezzi e degli uomini che hanno a disposizione: ci sono forze armate che fanno turni massacranti, ma non riescono a frenare il flusso».

Quindi?

«Quindi va applicato quanto prima – e se possibile implementato – il memorandum europeo che destina 100 milioni alla Tunisia per affrontare questa crisi migratoria. Noi possiamo far avere loro grazie a quei fondi motovedette che sono in rifacimento, come possiamo mettere a loro disposizione Guardia di finanza e Polizia per la formazione dei loro militari e forze dell’ordine addette alle operazioni di controllo e contenimento».

Ma intanto, per chi è già qui? Protestano i sindaci, la Sicilia sta sostenendo un peso enorme.

«E vero, tutta l’Italia si sta caricando un peso che dovrebbe essere dell’intera Europa, e stiamo lavorando nella Ue per questo. Il ministero dell’Interno sta provvedendo ad una più equa redistribuzione dei migranti, ma abbiamo anche intenzione di inserire meccanismi più stringenti ed efficaci per i rimpatri di chi non ha diritto di essere accolto. Lo faremo prestissimo».

Alla ripresa dovrete affrontare anche i tanti nodi economici: vedrà la premier, dopo lo scontro sugli extraprofitti?

«Non sono previsti incontri segreti o altro, ci si vedrà alla ripresa per l’attività di governo e non parlerei di scontro ma di diverse posizioni. Con la premier parlo quasi quotidianamente, non c’è un problema di stabilità di governo, ma di idee non sempre coincidenti. Per noi c’è da modificare il decreto, sui tre punti fondamentali: tutelare le banche del territorio, prevedere un prelievo una tantum e che ci sia deducibilità del contributo. Non cambiamo idea e ragioneremo su come fare».

La Bce non ve lo impone?

«La Bce ha dato delle linee guida come ha fatto con la Spagna, noi appunto su alcuni punti avevamo avvertito che ci sarebbero stati problemi. Ma la Bce dovrebbe fare anche un esame di coscienza sulla sua politica di rialzo dei tassi, che ha portato a conseguenze ben visibili sull’economia».

Con le quali dovrete fare i conti in sede di legge di Bilancio…

«La crisi c’è, ma stiamo lavorando per affrontarla al meglio, a partire da una spending review che non sarà sul modello Cottarelli ma pragmatica. Esistono servizi oggi offerti dal pubblico che, con meno spesa, possono essere gestiti da privati. E poi appunto la parola d’ordine deve essere crescita, di produttività e salari. Un rischio del rallentamento dell’economia c’è, la crisi della Cina, dove andrò a settembre, è una variabile seria, il rallentamento della Germania… Ma noi andremo avanti sulle riforme, basta pensare che solo velocizzando la giustizia civile si guadagna un 3% di Pil. Conosciamo le difficoltà, ma non ci spaventano».

Altro tema è il movimento nei partiti che si rifanno all’area di centro: Renzi si fa avanti, da Toti a Lupi chiedono un rafforzamento del centro del centrodestra, sembra un richiamo ma anche un accerchiamento di FI.

«E io voglio dirlo con molta chiarezza: il centro siamo noi. Non ci servono altri generali, FI rappresenta il popolarismo in Italia e in Europa col Ppe, io sono vice presidente».

Significa che non ci saranno cartelli all’Europee, che andrete da soli?

«Possiamo pensare ad accordi e alleanze sul piano amministrativo, con liste civiche e altre formazioni, come abbiamo sempre fatto, ma non è assolutamente in dubbio il fatto che FI si presenterà col proprio simbolo e con il nome di Berlusconi e il richiamo al Ppe. Non chiederemo un abbassamento della soglia sotto il 4%. Se personalità vogliono aggiungersi anche come indipendenti possiamo parlarne, è un bene allargarsi, siamo disponibili. Ma FI resta e resterà, non diventerà un taxi per nessuno, non rinunceremo alla nostra indipendenza, al nostro nome, al nostro simbolo e alla nostra identità».

  • Autore: Paola Di Caro
  • Testata: Corriere della Sera

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