SUL VOLO ROMA-NEW YORK – «A Lampedusa la situazione è esplosiva, anzi: è già esplosa». Posto numero uno del volo Ita Airways, lungo la rotta Roma-New York. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è diretto negli Stati Uniti, dove interverrà all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e parlerà di migranti. Giorgia Meloni lo raggiungerà tra qualche ora. «Il tempo su NY è nuvoloso», comunica il comandante. Il titolare della Farnesina accetta di conversare con due cronisti a bordo del volo.
Tajani, porterà la questione della pressione migratoria sull’Italia all’Onu?
«Parlerò del problema dell’immigrazione alle Nazioni Unite. Lo farà anche Meloni. Ma ancora prima incontrerò in consolato Roberta Metsola. Si sta muovendo qualcosa, anche in Europa».
Crede davvero che sia un punto di svolta?
«Hanno capito che non è un problema di Lampedusa. Che è l’Africa ad essere in una situazione esplosiva. La Francia lo ha capito, ai massimi livelli. Rischiamo un esodo biblico. Non è questione di ordine pubblico, ed è inutile fare interventi tampone. Lo devono comprendere tutti, anche in Italia. L’Africa è segnata dai colpi di Stato, dalle guerre, dalle calamità naturali. Dalla Guinea al Corno d’Africa è una situazione ingovernabile. E ancora, l’Afghanistan e la Siria. In Algeria stanno rinforzando la frontiera del Niger per timore del terrorismo. Sono molto preoccupato».
Credete davvero nell’opzione di una missione navale europea?
«lo dico che l’unica soluzione è quella diplomatica. Intendo: dobbiamo fare gli accordi con i Paesi africani. Poi, certo, la missione navale può avere una funzione di deterrenza, puoi fare un’altra operazione Sophia».
Ma evidentemente non la considera risolutiva.
«Dai un segnale, certo. Ma nonostante quello che si dice, la soluzione sono gli accordi e gli investimenti in quel continente».
Nel frattempo, Macron sembra aprire a questa opzione navale.
«A mio avviso si pub fare, come fu per Sophia. È un deterrente, però bisogna sapere che è soltanto un deterrente. Devi anche distruggere i barchini, i motori, c’è molto altro da fare».
Macron e Meloni giocano di sponda per frenare l’ascesa di Salvini e Le Pen?
«Sarebbe miope leggere la dinamica in questa chiave. Il problema è enorme».
Non è solo questione di repressione, dunque. Eppure la legislatura era iniziata con la guerra alle ong, con i blocchi navali, con gli slogan di Salvini e di Meloni che a destra andavano per la maggiore. Solo ora vi accorgete che servono soluzioni strutturali?
«Io queste cose le ho sempre dette, occorre una visione strategica. Che poi serva la fermezza contro i trafficanti, è giusto. Ma serve per fermare oggi gli sbarchi a Lampedusa, non per risolvere un problema strutturale. Lampedusa è la punta dell’iceberg. Serve l’Europa, la NATO – con un’azione politica – l’Onu. Queste persone scappano perché muoiono di fame, fuggono dalla guerra. Non bastano neanche le valigie con risorse che portano i cinesi, bisogna dare risposte e lavoro. Come scappa l’ucraino, scappa anche l’africano. A Lampedusa sono in diecimila, in Africa nel 2050 saranno due miliardi e mezzo: di queste dimensioni parliamo. In America mettono i muri, ma chi vuole migrare passa comunque sotto».
La Lega è ostile anche all’operazione navale. Sostiene il Carroccio: con questa strategia i migranti che vengono salvati sbarcheranno in Italia. È così?
«Io dico: serve la via diplomatica. Il resto sono slogan che non offrono risultati. Puoi fare anche i centri di trattenimento per dire che se sei irregolare non giri per l’Italia e vieni rimandato indietro. Ma se non hai siglato accordi, devi comunque farli salire su aereo, portarli indietro e poi farli scendere da quell’aereo. Cento o duecento per volta. Ecco perché sostengo che serve la via diplomatica. Ma soprattutto: non è vero che la diplomazia ha fallito».
Che è invece la critica che ha rivolto a lei e Meloni il Carroccio. Come replica, Tajani?
«Se non ci fosse stata la diplomazia, sarebbero arrivati in decine di migliaia in più. Pensate, ad esempio, al fatto che dalla Libia non parte più nessuno. O guardate alla Tunisia, che la scorsa notte ha fatto un’operazione di polizia, arrestando molte persone e distruggendo alcuni mezzi. Però, certo, quando arrivano da tutta l’Africa, è tutto molto difficile da gestire. Pensate a Khartum: una città distrutta dalla guerra civile. Oppure al Niger. tutte le forze armate nigerine sono a protezione della capitale, quindi il corridoio dove passano i trafficanti di essere umani, di armi e droga è una sorta di free zone».
Sull’erogazione dei fondi europei alla Libia ci sono passi avanti o è tutto congelato?
«Penso che una soluzione potrebbe essere svincolare quella parte dei fondi dell’Unione che dovevano essere vincolati a quelli del Fmi, in modo da liberare quelle risorse».
Vede dietro una mano della Russia dietro la destabilizzazione?
«Credo che al limite cavalchino alcune situazioni».
Cosa chiederà alle Nazioni Unite, quindi?
«Per me si potrebbe chiedere all’Onu di fare centri, come quelli che già esistono dell’Unhcr. Farne altri, più grandi, sotto il controllo delle Nazioni Unite, per l’accoglienza e il contenimento. E poi, in prospettiva, dobbiamo lavorare sulla crescita: se non costruisci le condizioni per dare lavoro, attraverso investimenti in Africa e politiche industriali, non risolvi il problema».
Resta il fatto che Salvini e Meloni hanno costruito una campagna elettorale sull’immigrazione. E ora si ritrova con un fallimento in mano.
«Io mi chiamo Tajani, non Salvini. E dico queste cose da dieci anni, da quando ero commissario europeo».
Però Salvini e Le Pen sono in crescita e intendono cavalcare il problema in vista delle Europee.
«Le Pen è in crescita, Salvini non so. Non bisogna tanto preoccuparsi delle elezioni europee, ma di risolvere i problemi. La campagna elettorale altrimenti diventa una gara a chi la spara più grossa. E invece bisogna offrire soluzioni».