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Tajani: Cina partner strategico per l’Italia (MF)

Tajani: Cina partner strategico per l’Italia (MF)
Tajani: Cina partner strategico per l'Italia (MF)

Si apre una nuova stagione nei rapporti d’affari con la Cina. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aveva già assicurato che lasciare la Via della Seta non avrebbe compromesso i canali con Pechino, anzi avrebbe consentito di sviluppare e rafforzare la collaborazione bilaterale. Era dicembre 2023, e la decisione di non dare seguito al memorandum firmato nel 2019 dall’allora governo Conte era stata accompagnata dall’annuncio della riunione intergovernativa dell’11 aprile 2024 a Verona. In questa intervista a MF-Milano Finanza, il ministro Tajani fa il punto sulle prospettive per l’Italia e sul ruolo della Cem, la Commissione Economica Mista.

Domanda. Ministro, che sviluppi potranno esserci nei rapporti Italia-Cina?

Risposta. Vogliamo inaugurare una nuova fase nei rapporti bilaterali e investire sul partenariato, nell’anno in cui celebriamo il 20° anniversario del Partenariato Strategico Globale istituito tra i due Paesi nel 2004 e i 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo.

Su quali basi?

R. L’ Italia è un Paese fortemente orientato all’export e la Cina resta un partner economico-commerciale per noi strategico, il primo in Asia e il secondo extra-Ue dopo gli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di presentare alla controparte cinese le vaste opportunità di scambi commerciali e di investimenti offerte dal tessuto imprenditoriale italiano, anche alla luce dell’importanza che le nostre aziende annettono al partenariato con Pechino.

Verona sarà quindi il primo step?

R. Sì, ho accolto in Italia il Ministro del Commercio cinese Wang Wentao, e co-presieduto con lui la XV sessione della Commissione Economica Mista Italia-Cina a Verona l’11 aprile, seguita da un importante Forum di dialogo imprenditoriale che coinvolgerà rappresentanti di qualificate società cinesi e italiane.

Quali sono i settori prioritari per tenere aperto un canale economico con Pechino?

R. Nel quadro degli appuntamenti di Verona abbiamo individuato l’agroindustria, l’e-commerce, gli investimenti e il farmaceutico e biomedicale.

E operativamente?

R. Si è deciso di organizzare anche un roadshow in Italia delle principali piattaforme di e-commerce cinesi, che partirà simbolicamente proprio da Verona. Si tratta di un’iniziativa che vuole promuovere nuove opportunità per le nostre imprese, in particolare per le Pmi.

Che ruolo avrà la Commissione Economica Mista?

R. Rappresenta il primo importante appuntamento ad alto livello politico con la Cina del 2024, dopo la mia missione a Pechino nel settembre 2023, e ci consentirà di consolidare l’attuale fase di ridefinizione e rilancio delle relazioni bilaterali. Vogliamo lavorare con i nostri partner cinesi per superare le barriere che ostacolano l’accesso dei nostri prodotti al mercato cinese e affrontare le criticità segnalate dalle nostre imprese, incluse le problematiche relative alla tutela della proprietà intellettuale, oltre che facilitare l’attrazione di investimenti cinesi in Italia.

Lavorerà anche sui collegamenti con la Cina?

R. Sì, perché vogliamo rafforzare quelli aerei, anche in chiave di promozione turistica, possibilmente anche con l’attivazione di un volo diretto verso il Veneto. Con il Forum di Dialogo Imprenditoriale, che si svolgerà dopo la Cem, porteremo a Verona l’intero polo per l’internazionalizzazione delle imprese, dal Maeci a Cdp, Simest, Sace e Ice. Occorre lavorare con spirito di squadra in favore delle nostre imprese, nel solco della «diplomazia della crescita», la strategia che ho inaugurato sin dai miei primi giorni alla Farnesina.

Quali sono le condizioni e le prospettive per gli investimenti cinesi in Italia?

R. Il nostro impegno è quello di lavorare per facilitare l’attrazione di qualificati investimenti cinesi in Italia, il cui livello è attualmente ben al di sotto del potenziale, ferma restando l’esigenza di tutela degli asset strategici nazionali. Il principio da rispettare è, per la Cina come per altri investitori internazionali, quello del level playing field. L’obiettivo è attrarre investimenti finalizzati alla crescita economica del nostro Paese, in grado di generare ricchezza e occupazione e mutualmente vantaggiosi.

Il bilaterale di Verona segna anche i 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo. C’è un significato in più da attribuire alla ricorrenza?

R. Nel partenariato strategico con la Cina la dimensione economico-commerciale è inscindibile da quella culturale. Marco Polo è il simbolo del rapporto culturale fra i nostri due popoli, il tratto d’unione migliore fra le nostre due civiltà millenarie. Per questo ho preso parte, assieme al Ministro Wentao, anche a un evento celebrativo della figura di Marco Polo che si è svolto nella mattinata dell’11 aprile presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Perché Marco Polo è così importante?

R. Il legame fra Venezia e l’Oriente, in particolare la Cina, è perfettamente sintetizzato dalla vita e dall’eredità di Marco Polo: si tratta dunque di una occasione preziosa per approfondire ulteriormente, nel solco della figura di questo straordinario esploratore e intellettuale, le radici e le prospettive della cooperazione tra Italia e Cina.