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Tajani: “Non basta un giorno solo, la pace sia duratura. Sosteniamo gli sforzi americani” (La Repubblica)

Tajani “Non basta un giorno solo, la pace sia duratura. Sosteniamo gli sforzi americani” (La Repubblica)
Tajani "Non basta un giorno solo, la pace sia duratura. Sosteniamo gli sforzi americani" (La Repubblica)

Prima dell’intervista, Antonio Tajani mostra il grande salone della Farnesina che due giorni fa si è fatto navata per la messa della settimana santa. Oggi però il ministero degli Esteri è diventato motore per i colloqui tra Stati Uniti e Iran, ospitati a Roma. «Siamo capitale di pace – dice – Un Paese in grado di dialogare con tutti. Mantenendo ferme le nostre idee, ma aperti alla mediazione».

Ministro Tajani, come è andato questo round di colloqui? Crede in un’intesa tra i due avversari?
«Incoraggiamo un accordo sul nucleare iraniano. Lo riteniamo possibile. Il ministro degli Esteri di Teheran mi ha confermato la decisione di non costruire l’arma atomica. “Continueremo nel programma civile”, questa la loro posizione, ma non per scopo militare. Ma c’è un punto che mi sembra fondamentale».

Quale?
«L’Iran si è detto disponibile a far riprendere le verifiche necessarie nei siti nucleari. Il rafforzamento del ruolo dell’Aiea (l’agenzia Onu per l’energia atomica, ndr, ) per il controllo dei siti servirebbe a monitorare che non sia in costruzione un’arma nucleare. Si lavora anche per una moratoria sull’arricchimento dell’uranio. Il direttore generale della Aiea Rafael Grossi, che pure ho incontrato ieri, è una persona di grande equilibrio ed esperienza, noi sosteniamo di confermare il monitoraggio dell’agenzia. Trovare un accordo sarebbe fondamentale. E in questo il profondo coinvolgimento dell’amministrazione Trump è un fatto decisivo e rassicurante».

Ci saranno altri incontri a Roma?
«Siamo pronti a ospitare altre riunioni in futuro, se sarà utile al negoziato».

L’altro scenario caldo è l’Ucraina. Ieri Putin ha annunciato due giorni di tregua per Pasqua. Come valuta questa mossa?
«Ogni segnale verso la pace è importante, come ho sempre detto incoraggiando tutte le parti a negoziare. Non è chiaro come la Russia rispetterà una breve tregua, mentre Putin deve decidersi a interrompere definitivamente questa guerra che ha iniziato. Deve rispondere positivamente alle richieste di Trump e rendere possibile un vero cessate-il-fuoco. Dopo Pasqua ci sono gli altri giorni dell’anno: la pace deve essere giusta e duratura nel tempo».

Ma è di pochi giorni fa la strage di Sumy. Ci si può fidare di Putin?
«Noi abbiamo sempre sostenuto lo sforzo degli americani per la pace. Zelensky è pronto a fare un accordo, il problema resta Putin: non risponde alle iniziative Usa».

Tutto ruota attorno al ruolo di Trump. Meloni è reduce dalla Casa Bianca. Un primo bilancio?
«Politicamente, una missione riuscita. Un viaggio che conferma la buona relazione dell’Italia con gli Usa e con l’Europa. La possibilità proposta di un incontro Usa-Europa ne è la conferma. Se Trump viene a incontrare i leader europei a Roma, il nostro Paese diventa centrale per la pace nel mondo – come anche oggi per i colloqui con l’Iran – e per il dialogo transatlantico».

Crede davvero che Trump incontrerà von der Leyen?
«È possibile che accada. È già successo, anni fa, che incontrasse i vertici delle istituzioni europee a Bruxelles: c’ero io, Juncker e Tusk».

Non valuta la possibilità che stia usando l’Italia come grimaldello, per rompere l’unità europea?
«L’Italia non si muove contro gli altri paesi dell’Ue. Meloni dialoga costantemente con Ursula, la tiene informata di ogni mossa. E poi, l’ha detto anche Trump nel bilaterale: si raggiungerà un accordo con l’Ue, ha dato la sua disponibilità».

Sui dazi però niente passi avanti.
«Il primo passo era politico. Inoltre, invito a non sottovalutare un altro elemento: tra poco la Germania avrà un nuovo cancelliere, Merz. Diventerà uno dei politici chiave dell’Europa. Per noi del Ppe, è un’altra novità che dà forza».

Lei spinge per un patto politico tra Meloni e Merz, tra Ppe ed Ecr. Per dare forza al negoziato tra Ue e Usa, ma anche per emarginare l’anti-europeismo dei Patrioti?
«La relazione tra Italia e Germania è sempre stata forte. Penso al rapporto tra Dc e Cdu, a De Gasperi. Ppe e Ecr sono forze diverse che già lavorano assieme. Fanno parte dell’arco costituzionale europeo, se così si può dire. Meloni ha incontrato di recente Weber. Io ho sempre detto che è fondamentale allargare ai Conservatori e cooperare sui dossier di politica economica, per un cambio di passo sul green, sui migranti».

Immagina questa azione comune anche per bilanciare l’attivismo francese, che non sembra mai incrociarsi con la linea di Meloni?
«Sa, il rapporto con Berlino è forte anche per ragioni commerciali e di interdipendenza economica. Abbiamo interessi comuni».

Nonostante Salvini, che continua ad attaccare von der Leyen e a chiedere a Meloni di trattare con Trump senza Europa. Un problema?
«Noi abbiamo due stelle polare in politica estera: l’Europa e gli Stati Uniti. Naturalmente non possiamo prescindere innanzitutto dall’Europa, lo sosteneva sempre anche Berlusconi».

Tornando al viaggio negli Usa: Trump ha chiesto a Roma di adottare Starlink? Lei lo preferisce al progetto satellitare europeo?
«Mi risulta che non se ne sia parlato. In ogni caso, su Starlink ho un atteggiamento “laico”. In Europa ho lavorato per resuscitare il progetto Galileo, che è anche figlio mio. Serve pragmatismo: sceglieremo quello che garantisce meglio la nostra sicurezza».

E sulla Cina? Gli Usa ci hanno chiesto di uscire dal partenariato globale? Ci sono margini?
«Noi siamo usciti dalla via della seta perché non siamo parte di quel progetto strategico. Ma restiamo nel “partenariato strategico globale” con Pechino: continuiamo a parlare e ad avere rapporti commerciali positivi con la Cina. Come scelta strategica, invece, sosteniamo l’Imec, il corridoio indo-europeo, la “via del cotone”».

Trump dice anche: eliminate la web tax. Possibile?
«Per il momento, no».

Forza Italia ha frenato sul golden power applicato per l’offerta di Unicredit su Bpm. Un partito per il libero mercato come FI non giudica eccessivo l’interventismo del governo sulle banche?
«Avevamo tre preoccupazioni. La prima di principio: siamo per il libero mercato. La seconda: i dubbi sulla base giuridica della decisione. La terza, di ordine pratico: temiamo per le imprese italiane in Russia. Ce ne sono duecento che operano rispettando le sanzioni, l’immediata uscita di una banca così importante dalla Russia le metteva in difficoltà per ragioni pratiche: l’erogazione di stipendi, le transazioni, le pensioni. Ottenendo nove mesi di proroga, abbiamo difeso anche queste aziende. Per questo ho dato il via libera».

Passiamo alla Rai. L’Italia sotto osservazione da parte dell’Europa. In attesa del freedom act, viale Mazzini è bloccata dai veti della maggioranza e dalle proteste dell’opposizione. Che pensate di fare per sbloccare la situazione?
«Mi scusi: i veti sono della sinistra. Se non c’è un presidente, è colpa loro. Noi abbiamo sempre votato presidenti della Rai anche dell’altro schieramento. Non c’è motivo di bloccare la presidenza di Simona Agnes, un candidato moderato e indipendente, figlia di uno dei padri della Rai. Se l’opposizione continua così, noi andremo avanti: incardinando la riforma e votando le nomine. Agnes resta la candidata. Se la eleggono si sblocca tutto».

Dove festeggerà il 25 aprile antifascista?
«Come sempre alle Fosse ardeatine. A rendere omaggio alle vittime innocenti. A don Morosini e a Cordero di Montezemolo, uno dei capi della Resistenza».

  • Autore: Tommaso Ciriaco
  • Testata: La Repubblica

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