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Cultura del cibo a Torino con l’uvetta abjosh da Herat

Dal 20 al 24 settembre torna a Torino “Terra Madre – Salone del Gusto”, uno dei più importanti eventi internazionali dedicati alla cultura del cibo. Con esso centinaia di prodotti da tutto il mondo, inclusa l’uvetta abjosh di Herat (Afghanistan) considerata a rischio scomparsa.

“In un mondo sempre più connesso in cui ormai tutto è acquistabile on-line, far arrivare a Torino i prodotti che rendono unico il mercato del Salone del Gusto può sembrare piuttosto semplice: che ci vuole a impacchettare miele, fonio, bulgur e molto altro e spedire tutto in Italia? In realtà l’iter è semplice se parliamo di produttori dell’Unione europea – spiega il Presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, Piero Sardo – ma non si può dire altrettanto per i prodotti che provengono da altri continenti: il loro viaggio è molto più complicato”.

Tra loro una storia assai particolare spetta proprio all’uvetta abjosh di Herat, presidio Slow Food, trasportata in Italia grazie allo sforzo congiunto di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (attraverso l’Unità di Crisi della Farnesina e l’Ambasciata d’Italia a Kabul) e Ministero della Difesa (attraverso il Comando Operativo Interforze e Addettanza Militare a Kabul) che ne hanno consentito il trasporto su un volo militare in arrivo dall’Afghanistan. Oltre 400 chili di uvetta, attentamente sigillata in 25 casse, quasi 2 giorni di viaggio. “Una squadra che collabora ormai dal 2012 per far si che questo prodotto unico posso giungere a Torino per essere apprezzato dai visitatori di Terra Madre”, aggiunge Sardo.

La storia dell’uva di Herat è avvolta dal mistero, ma si crede che già attorno al 2000 a.C. fosse coltivata da una popolazione nomade presente nell’Asia Centrale all’epoca. Prima dell’invasione sovietica del 1979, l’uvetta abjosh copriva il 60% del mercato mondiale e rappresentava il principale prodotto agricolo del Paese con centinaia di tipi diversi. Di tutte quelle varietà, oggi ne restano solo 44, delle quali 7 considerate di qualità superiore. Con l’aiuto dell’Università di Herat, il presidio Slow Food ne ha analizzate e catalogate 27, differenti per forma, colore, consistenza e utilizzo. Particolarmente interessante è risultata essere la varietà di uva fakhery, che si trova solamente a Herat e Kandahar, e con la quale si produce l’uvetta abjosh (che significa “acqua bollente”, dal tipo di lavorazione alla quale viene sottoposta). A differenza di altri tipi di uvetta essiccata al sole, quest’ultima conserva un colore dorato chiaro e si mantiene morbida al tatto e in bocca: i chicchi sono larghi e oblunghi, con i semi ancora racchiusi all’interno.

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