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Sui Marò deve muoveresi anche l’Europo

Da quindici giorni è in prima linea sul “fronte indiano”. Un impegno che Staffan de Mistura rilancia in queste ore cruciali. E nell’intervista concessa a l’Unità spiega la strategia italiana per riportare a casa Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò in carcere in India. «Non siamo stati sconfitti – rimarca pochi minuti dopo avere incontrato in carcere i due militari italiani -. L’accelerazione di ieri (lunedì, ndr) ha motivazioni politiche. Il 17 e 18 marzo si tengono elezioni regionali e da più parti si è cercato di strumentalizzare questa vicenda. I nostri marò devono tornare a casa perché è la giurisdizione italiana quella che va applicata». Siamo a un passaggio cruciale. L’accelerazione determinata dalle autorità indiane con l’incarcerazione dei due marò, preoccupa de Mistura: «Il tentativo di costringere i marò a togliersi la divisa e ad accettare un carcere comune in India ci ha fatto capire che dovevamo fare una accelerazione, e l’abbiamo fatta». Il nuovo scenario, aggiunge il numero due della Farnesina, «mi ha spinto in queste ore a decidere di cambiare i miei piani e a restare qui a Trivandrum per continuare la pressione».


C’è chi parta di una bruciante sconfitta dell’Italia In questa drammatica vicenda. È così?


«Non c’è nessuna sconfitta. Non molleremo mai, mai. Non lasceremo soli i nostri militari. Ma certe cose hanno bisogno di tempo per trovare soluzione, tempo e alcune mosse diplomatiche, mediatiche, internazionali. Bisogna tener conto che nelle ultime quarantott’ore abbiamo avuto un’accelerazione le cui ragioni vere non vanno ricercate tanto nel campo del diritto quanto in quello politico. A pesare nella decisione di incarcerare i nostri due militari sono stati motivi elettorali locali. A questa accelerazione corrisponde un’accelerazione, e una messa a punto, della nostra strategia».


Su quali basi si fonda questa strategia?


«Su tre principi. Il primo: i nostri marò devono tornare a casa, perché è la giurisdizione italiana quella che va applicata. Il secondo principio è legato al momento attuale: mentre sono qui, i nostri marò devono essere nelle condizioni più dignitose e appropriate perché Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono e restano militari italiani in servizio. Il terzo principio che guida la nostra azione è che questa vicenda non deve determinare danni nei rapporti storici tra Italia e India, e allo stesso tempo questa vicenda non deve comportare un precedente gravissimo sia per i militari italiani all’estero che per tutte le nazioni, ivi compresa l’India, che impegnano i propri militari nella difesa delle navi civili contro la tragica realtà della pirateria».


Queste sono le linee guida dell’azione Italiana. Come attuarle?


«Nell’immediato, il nostro obiettivo è un miglioramento delle condizioni in cui si trovano i nostri marò dopo il braccio di ferro che ho avuto con le autorità locali. Al pressing sul posto va accompagnata una forte iniziativa nelle sedi internazionali, quelle europee in particolare».


Altro tema di scottante attualità.


«È importante il coinvolgimento dei partner europei perché questi nostri marò non sono solo militari italiani ma europei».


Questa vicenda sta alimentando un sentimento anti-italiano nella popolazione locale?


«Direi di no. Anche i pescatori, eccetto per la prima udienza, hanno affermato di non avere nulla contro l’Italia. In India l’Italia sta impegnando un team di undici esperti, nessuno dei quali ha avvertito ostilità attorno a sé. Stiamo stringendo i tempi, ma la congiuntura non è favorevole».


A cosa si riferisce?


«Le imminenti elezioni regionali contano moltissimo, soprattutto nel Kerala. Questa scadenza ha indubbiamente complicato il quadro perché la vicenda che vede coinvolti i nostri militari viene strumentalizzata da più parti. Per quanto ci riguarda, vogliamo la verità e vogliamo essere solidali anche con i pescatoti».


Una previsione sul tempi?


«Non ci sarà una formula chiara, probabilmente, prima che siano annunciati i risultati delle elezioni che avranno luogo il 17 e 18 marzo, e quindi non prima del 23 o 24 dello stesso mese».

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