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Club di Parigi

Il Club di Parigi, con sede nella Capitale francese, è un gruppo informale di creditori ufficiali costituito nel 1956, attualmente composto da 22 membri permanenti, facenti parte dei Paesi economicamente avanzati, ai quali si aggiungono partecipanti “ad hoc” e osservatori.

Il Presidente del Club di Parigi, tradizionalmente un alto funzionario del Ministero del Tesoro francese, è coadiuvato da un Segretariato, composto da funzionari dello stesso dicastero francese.

Nell’ambito del Club di Parigi, che si riunisce su base mensile (c.d. Tour d’Horizon), si discutono le misure di trattamento del debito sovrano, principalmente dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi emergenti, nei confronti degli Stati creditori.

I lavori del Club sono improntati ai principi di solidarietà, consenso obbligatorio nelle decisioni, condivisione delle informazioni, condizionalità, comparabilità di trattamento e approccio caso per caso.

Le caratteristiche del debito trattato sono essenzialmente tre: 1) pubblico (contratto da uno Stato o da un ente pubblico, oppure garantito da uno Stato); 2) a media-lunga scadenza (i debiti a breve termine – con scadenza a un anno o meno – sono generalmente esclusi); 3) precedente alla c.d. “cut off date” (di solito corrispondente alla data del primo meeting tra Paese debitore e Paesi creditori).

Il trattamento del debito può assumere le forme della ristrutturazione , della cancellazione, della conversione (in programmi mirati a ridurre la povertà, in ambito ambientale o altro) o una combinazione di esse.

Le misure di trattamento del debito vengono normalmente concordate prima a livello multilaterale, con la firma di un Memorandum of Understanding (non giuridicamente vincolante) tra tutti i Paesi creditori e il Paese debitore, a cui viene successivamente data attuazione a livello bilaterale attraverso la firma di accordi (legalmente vincolanti) tra il Paese debitore e il singolo Paese creditore.

Nel corso degli anni il Club di Parigi ha utilizzato diversi approcci per il  trattamento del debito, fino ad arrivare a un programma specifico per i Paesi del Terzo mondo, la Heavily Indebted Poor Countries Initiative (HIPC), promossa nel 1996 dalla Banca Mondiale (BM) e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e attiva ancora oggi.

Per dare attuazione nazionale generalizzata a tale iniziativa e ad altre, promosse dalla comunità internazionale, nel 2000 è stata adottata in Italia la legge 209, recante le “Misure per la riduzione del debito estero dei Paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati”.

Altra importante iniziativa, lanciata il 15 aprile del 2020 dai Ministri delle Finanze e dai Governatori delle Banche Centrali del G20, è la Debt Service Suspension Initiative (DSSI), volta a concedere la sospensione del servizio del debito ai paesi più poveri per aiutarli a fronteggiare le gravi esigenze di liquidità causate dalla pandemia da Covid-19.

Dalla sua costituzione, il Club di Parigi ha concluso 473 intese di trattamento debitorio a favore di 100 Paesi, per ammontare totale di circa 587 miliardi di USD.

Il G20 e il Club di Parigi hanno approvato, il 13 novembre 2020, un “quadro comune per il trattamento del debito oltre il DSSI” (Common Framework for debt treatments beyond the DSSI), per rispondere all’esigenza di molti Paesi a basso reddito di affrontare, a seguito della pandemia globale, gli accresciuti problemi di sostenibilità del debito e di liquidità a medio-lungo termine.

A differenza dell’iniziativa DSSI, che prevede solo la moratoria sui pagamenti del debito, il “Common Framework” (CF) include anche la possibilità di una sua ristrutturazione. Inoltre, è prevista la partecipazione dei Paesi creditori non membri del Club.

I primi Paesi a richiedere di poter beneficiare dell’iniziativa sono stati il Ciad, l’ Etiopia e lo Zambia.